Il Municipio di Gambarogno, su incarico del Legislativo, sta affinando la valorizzazione del nucleo dei Monti di Sciaga
Rustici in vendita a un franco l'uno in Gambarogno. La notizia, la scorsa estate, aveva fatto il giro del mondo e suscitato vivo interesse. In centinaia si erano rivolti alla cancelleria o avevano richiesto informazioni tramite mail. L'idea del Municipio era quella di trovare una soluzione per riportare in vita un nucleo di antichi edifici in sasso sui Monti di Sciaga. Piccoli stabili abbandonati da decenni e ormai in rovina, ma che ristrutturati potrebbero riportare un po' di vita, almeno nel periodo delle vacanze, e contribuire a salvaguardare la preziosa architettura rurale del luogo. Ovviamente la vendita dei nove rustici a un franco l'uno sarà sottoposta a precise condizioni. Prima fra tutte: l'acquirente dovrà impegnarsi a riattare a sue spese lo stabile in un lasso di tempo definito per contratto.
All'inizio dello scorso mese di ottobre, al momento dell'approvazione della proposta municipale, il Consiglio comunale aveva aggiunto una clausola: qualsiasi vendita sarà subordinata alla presentazione di un messaggio con il credito per il progetto globale di valorizzazione.
Passati dieci mesi, a che punto siete? «Il Municipio – spiega il sindaco Tiziano Ponti – ha compiuto alcuni passi avanti, in collaborazione con il gruppo di lavoro Monti di Sciaga, nella direzione auspicata e richiesta dal legislativo. È stato individuato l'architetto che dovrà pianificare l'intervento per la valorizzazione dell'intero nucleo. Il suo compito attualmente è quello di preparare dei preventivi di massima, con l'ipotesi dei costi di progettazione e realizzazione della parte pubblica, ovvero del capanno alpino e di tutti gli aspetti legati all'urbanizzazione. Il medesimo discorso vale pure per i nove oggetti che intendiamo mettere in vendita: lo stesso specialista è incaricato di calcolare l'ipotesi di spesa per la riattazione dei singoli rustici». Una spesa che in questo caso dovrà essere affrontata dai futuri proprietari privati.
Il programma prevede pure un sondaggio tra i possibili acquirenti, che dovranno comunque e in ogni caso recarsi sul posto, come specifica l'intervistato. «Prima di presentare la propria candidatura, infatti, sarà obbligatorio un sopralluogo. Non basterà che uno abbia digitato “Monti di Sciaga” su internet, scoprendo così, unicamente in modo virtuale, la posizione del nucleo».
Ultima tappa prevista prima di dare il via alla proposta: la presentazione al Consiglio comunale del progetto completo di valorizzazione, con i relativi centri di costo e la spesa a carico dell'ente pubblico. «La speranza – conclude il sindaco – è di arrivare pronti per la seduta di Legislativo che si terrà il prossimo mese di dicembre».
I Monti Sciaga, in alta Val Veddasca, un tempo erano abitati da un centinaio di persone. Nella piccola frazione d'Indemini la storia è scritta nelle pietre, quasi del tutto abbandonate da più di mezzo secolo. Molti edifici sono ormai diroccati e, per salvare il nucleo, meritevole di protezione e che ancora sprigiona un fascino del tutto particolare, occorrono nuove idee. Una di queste, visto che il Comune non dispone di mezzi finanziari sufficienti per realizzare l’intero progetto, è abbinare pubblico e privato. Il primo, oltre a urbanizzare l'area (l'acqua potabile è già presente con un serbatoio realizzato nel 2016 e con una fontana), costruirà un capanno alpino aperto (non custodito) e rilancerà una migliore gestione agricola dei terreni da sfalcio. I privati, dal canto loro, potranno entrare in possesso, a un prezzo del tutto simbolico, dei nove rustici ancora riattabili, che dovranno poi ristrutturare a loro spese.
Per il capanno alpino è già stata scelta l’area, che comprende tre stabili limitrofi, vicino all’entrata del nucleo per chi arriva da Idacca. Per i rustici da cedere ai privati, potenzialmente recuperabili, sono state preparate delle schede tecniche con le informazioni cartografiche, catastali, pianificatorie, fotografiche e i piani di dettaglio, con le piante, le sezioni, le facciate. Dopo questa seconda fase saranno anche resi noti i costi di massima della riattazione. Ovviamente, sono previsti precisi vincoli sulla qualità costruttiva, i materiali e i tempi di ristrutturazione. Il recupero del nucleo, per la sua valenza socio-culturale, potrà beneficiare dei sussidi decisi nell’ambito del decreto legislativo per il progetto aggregativo di Gambarogno.
L’odierno esperimento ne ricalca altri, mai andati in porto. Nei primi anni 70 una società immobiliare acquistò una trentina di rustici e 20 ettari di prati e boschi per realizzare un villaggio turistico diffuso, con 70 posti letto, diversi servizi e una teleferica da Indemini. Ma dopo pochi anni, pur avendo ottenuto le licenze edilizie, il progetto fu abbandonato. Nel 1998 rustici e terreni furono comperati da Indemini, con l’appoggio del Cantone. Quindi sono stati recuperati i pascoli. Ma nel 2002 la proposta denominata “Far rivivere Sciaga”, con il rafforzamento delle strutture agricole e con obiettivi turistici (le promesse di finanziamento erano state garantite), non aveva superato lo scoglio dell’assemblea comunale del villaggio.