Dall'8 di giugno dovrebbero riprendere le visite, a certe condizioni anche in camera. Le multe? 'Sarà l'ultima ratio'
Cifre dell'epidemia in calo e ritorno a una "nuova normalità". All'indomani degli allentamenti al 'lockdown' decisi dal Consiglio federale e la fine della situazione straordinaria annunciata per il 19 giugno (con probabile ritorno di alcune competenze decisionali ai cantoni), il presidente del Consiglio di Stato ticinese Norman Gobbi e il direttore del Dipartimento santità e socialità Raffaele De Rosa fanno il punto sulla situazione in Ticino, coadiuvati dal capo dello Stato maggiore cantonale di condotta Matteo Cocchi e dal medico cantonale Giorgio Merlani.
«Il governo cantonale è soddisfatto dei dati epidemiologici del Ticino: finalmente vediamo un raggio di sole in cielo con dati bassi, confermati per più giorni – ha commentato Gobbi –. Un raggio che scalda l'animo e il cuore, permettendoci di guardare con positività per l'estate. Dal 4 maggio siamo allineati alle disposizioni federali che stanno vivendo un'evoluzione rapida, come visto anche dalle decisioni prese ieri dal Consigli federale». Decisioni «non tutte lineari, se penso all'apertura permessa delle discoteche, ma con l'obbligo di chiusura a mezzanotte».
In Ticino «ci siamo trovati a scalare la montagna più alta della pandemia. Ora ci attende la fase più critica perché, e chi va in montagna lo sa, la discesa è la parte più pericolosa: le gambe sono stanche e c'è voglia di tornare in cascina. Bisogna quindi essere cauti: proteggiamoci ancora».
Dal 30 maggio «cambia molto, con la possibilità di assembramenti spontanei fino a 30 persone». La libertà, ha precisato il presidente del governo, richiede tuttavia «responsabilità individuale. Nella terza fase sono le autorità che devono dare fiducia ai cittadini, come i cittadini hanno dato fiducia alle autorità nelle prime due fasi». Nonostante l'uscita dalla situazione straordinaria a livello federale, lo stato di necessità in vigore in Ticino, come già comunicato, rimarrà in vigore in Ticino fino a fine giugno.
La decisione di non aprire con l'Italia il 3 giugno è giudicata «positiva» dal governo ticinese, salutando così la decisione comunicata ieri da Berna. Serviranno «aperture coordinate, come volontà della Confederazione». Discussioni nelle quali sarà coinvolto, come noto, anche il Cantone, che ora attende anche di sapere «quali misure sanitarie potranno essere attuate alle frontiere». Una data possibile per la riapertura del confine sud «è il 15 giugno», ha aggiunto il presidente dell'esecutivo cantonale.
Nel frattempo non è ancora chiaro come si procederà con il ricongiungimento famigliare a cavallo della frontiera: «Nella stessa Penisola si sta ancora discutendo. È sicuramente un tema. Bisogna tuttavia ricordare che chi si reca in Italia approfittando comunque dalla possibilità di un ricongiungimento, dovranno poi osservare una quarantena imposta dalle autorità italiane».
La Confederazione «crede di avere in pugno la situazione», ma «preferivo quando Berna si appellava alla modestia e alla cautela e si chiedeva di essere responsabili – ha rilevato De Rosa –. Il Consiglio federale è cosciente che la percezione del rischio, con questi allentamenti, si abbassa. A non essere condivisi da De Rosa sono in particolare gli allentamenti riguardo agli assembramenti: «È comprensibile che Berna vada in questa direzione, dal momento che molti cantoni non hanno vissuto la pandemia come noi. Tuttavia avremmo gradito si andasse più lentamente. Ora sta quindi a noi come Cantone chiedere a tutti i cittadini di essere responsabili. Sarà questa a fare la differenza in futuro. Teniamo alta la guardia, proseguiamo nelle misure d'igiene accresciuta e distanziamento sociale e usiamo le mascherine quando non si può tenersi lontani. Ricordiamoci di quanto abbiamo ritenuto essenziale e di quanto ci è apparso subito superfluo».
Nel frattempo il Cantone sta lavorando a nuove direttive anche per riaprire le case per anziani: «Dobbiamo trovare il giusto equilibrio tra protezione degli anziani ed esigenza di ridare loro una socialità – ha chiosato De Rosa –. È chiaro che nelle case anziani risiedono persone vulnerabili e devono essere protette, ma anche qui va trovata una normalità. Presto saranno possibili anche le visite in camera e, con le misure di protezione adeguate come il camice e le mascherine, si potrà tornare ad abbracciarsi. È già praticamente pronta una direttiva in questo senso da parte del medico cantonale».
Progressivamente, con piccoli gruppi, «sarà possibile mettere in atto attività di intrattenimento e sarà possibile riprendere la fisioterapia», ha spiegato Merlani. Dall'8 giugno dovrebbero riprendere «anche le visite di parenti e amici. In un primo momento, verranno ampliati i tempi di visita nelle apposite sale. Per quegli ospiti che non possono recarsi in sala visita sarà consentito incontrare iu visitatori in camera . In questo ultimo caso i gruppi ammessi saranno molto ristretti: 1 o 2 persone debitamente protette. In questo contesto saranno di nuovo possibili i contatti fisici». Gli anziani potranno inoltre prevedere soggiorni «a domicilio, anche se in questo caso chi rimarrà lontano di una notte, dovrà osservare un periodo di quarantena».
Da oggi intanto entra in vigore un'ulteriore tappa di adattamento del sistema sanitario ticinese. Sistema che sta lentamente tornando al normale. In particolare, dopo la decisione del governo di ieri, da oggi i posti in cure intense alla Carità e alla Moncucco sono stati ulteriormente diminuiti. «Dal 18 giugno, se la situazione rimarrà stabile, in Ticino verranno mantenuti 15 posti in cure intense dedicati ai pazienti Covid-19, una cinquantina di posti in reparto e alcuni posti in riabilitazione», ha precisato De Rosa.
Verrà comunque mantenuto un certo grado di prontezza in modo da poter alzare la capacità (a pacchetti di 7 letti alla volta) degli ospedali ticinesi. Verranno per ora mantenute alcune misure, «come la chiusura de pronto soccorso dell'Italiano», ha fatto notare il direttore del Dss. Ripariranno prossimamente i pronto soccorso di Acquarossa e Faido e, da primo luglio, verrà riaperto il reparto di ostetricia alla Carità di Locarno, tolto per permettere di dedicare il nosocomio ai pazienti Covid. Lo stesso succederà, dal 1 agosto, a Mendrisio». Un ritorno alla normalità ospedaliera che, secondo De Rosa, dimostra come non siano fondati alcuni timori relativi a un possibile disimpegno del Cantone da alcuni nosocomi: «A fare stato è la pianificazione ospedaliera in vigore».
La pandemia ha messo in evidenza come alcuni operatori non avessero abbastanza riserve di materiale di protezione già ad inizio crisi. Per questo il Cantone sta per emanare nuove direttive che obbligheranno chi opera nel settore sanitario ad avere 4 mesi di materiale di protezione (calcolato sull'uso frequente visto durante la pandemia) in magazzino. Durante i mesi di crisi, a salvare la situazione è stato il magazzino cantonale che «disponeva di materiale ben superiore a quanto raccomandato dalla Confederazione –, ha chiosato De Rosa –. Ciò ha permesso al farmacista cantonale d'intervenire nella distribuzione di materiale, in particolare per nel settore ambulatoriale». Le riserve del Cantone sono nel frattempo state ricostituite, «mentre i cittadini sono invitati a procurarsi le mascherine nei negozi», ha aggiunto il direttore del Dss.
«Da sabato sarà importantissima l'attività di prossimità della polizia», ha evidenziato Cocchi, riferendosi al passaggio da 5 a 30 del numero massimo di persone in un assembramento. «La presenza della polizia che dovrà diventare una costante anche durante l'estate. Le polizie comunali torneranno quindi a fare il loro compito primario». Le sanzioni saranno «l'estrema ratio», mentre verso i trasgressori si applicherà inizialmente «il dialogo, che ha dimostrato di essere molto efficace». Ringraziando la popolazione per quanto fatto sino a qui, il capo dello Stato maggiore ha rilevato come «se ognuno segue le regole di distanza sociale e igiene accresciuta eviteremo di tornare in una seconda fase di crisi».
Le cifre dei contagi rimane bassa in Ticino «nonostante si continui a testare», ha precisato Merlani che ha pubblicamente rivisto le sue posizioni dopo le critiche di qualche settimana fa sulle riaperture giudicate troppo ravvicinate da perte di Berna: «A ragion veduta la situazione tiene». Intanto il contact tracing in Ticino continua a dimostrare come la popolazione sia mantenga le distanze sociali: per ogni nuovo contagiato si generano in media di 2-4 contatti a rischio. «Fatta eccezione per qualche sciovolone, con qualcuno che ha organizzato una centa con molte persone, il numero di contatti a rischio restano bassi».
Attualmente in Ticino vi sono 18 perone in isolamento e 28 persone in quarantena. Dalla ripresa dell'attività di tracciamento, sono state poste in isolamento 45 persone e 84 sono state poste in quarantena. «Se riprendiamo la vita come prima, il virus continuerà a circolare, mentre se si fa attenzione e, in casi dove non possono essere tenute le distanze, si usa la mascherina, si può convivere con questa nuova realtà», ha commentato il medico cantonale.
Nell'ambito dell'indagine sierologica a campione per capire quanto la popolazione ticinese sia entrata in contatto con il coronavirus, sono già stati effettuati oltre 450 test. Ad aver aderito sono state 900 persone delle 1'500 invitate. Oltre 200 hanno rinunciato mentre 266 non hanno risposto, nonostante il sollecito. «Non chiedetemi i risultati –, ha aggiunto Merlani –. Quando avremo dati significativi, ve li faremo sapere».
Il limite di trecento persone per le manifestazioni pubbliche e private, così come per teatri, discoteche e manifestazioni sportive «effettivamente pone qualche problema in più di controllo», ha commentato Cocchi, aggiungendo che per lo sport «si potrebbe finalmente introdurre il biglietto nominale, che risolverebbe anche altri problemi». Insomma: potrebbe essere una soluzione per mitigare i fenomeni di hooliganismo violento. Nel frattempo si attendono che le associazioni di categoria adottino i piani di protezione in vista delle nuove aperture previste il 6 giugno.
Il coronavirus «ha deciso di rimanere con noi» e dovremo quindi tenercelo, ha chiosato Merlani, aggiungendo che per ora non ci sono studi affidabili che permettono di prevedere se il calo attuale è dovuto anche all'arrivo della stagione calda. «Il trend che osserviamo in Europa parrebbe suggerire che sia così – il che potrebbe essere una brutta notizia perché potrebbe quindi presentarsi un nuovo aumento in autunno –, ma in paesi caldi come il Brasile non si vede questo effetto». Dal punto di vista biologico «il virus può mutare molto rapidamente. Adattandosi all'uomo potrebbe diventare sempre più virulento, ma meno pericoloso. Sono comunque speculazioni».