In Ticino attendiamo ancora che venga allentato il lungo isolamento degli anziani nelle case di riposo
Dopo la brusca frenata, dettata dall’emergenza sanitaria/Covid, eccoci alla graduale/lenta riconquista delle nostre libertà. Una tappa agognata fatta in particolare dell’ammorbidimento del divieto di assembramento nei luoghi pubblici che sale da 5 a 30 persone; di manifestazioni pubbliche o private ora consentite sino a 300 persone; della luce verde data ai campi di vacanza per bambini e adolescenti e alle competizioni sportive in presenza del pubblico (sino a 300 persone). Bello! L’aria si ossigena. Ma l’impressione è che la gestione del cambio di passo si stia complicando. Prima era più semplice: non si poteva fare quasi nulla! Ora invece, come la mettiamo? La mettiamo che i nuovi limiti numerici di partecipazione, rivisti verso l’alto, e le nuove realtà aperte (campeggi, stadi, campi di vacanze, ristoranti accessibili anche a gruppi...) sono ora frequentabili, tenendo conto di tutto quello che abbiamo appreso convivendo col virus. Quindi con le distanze sociali (se possibile), il rispetto delle norme di igiene (sempre molto raccomandate), la mascherina in certi casi, e, là dove non sarà possibile rispettare le distanze (per es. in discoteca), con la registrazione dei nominativi di chi c’era, per poi poter risalire in caso di contagio alle persone coinvolte.
Insomma, la via tracciata da Berna, in questa fase d’uscita dalla situazione straordinaria, mira (pur con qualche limite) a fare appello alla responsabilità del singolo e dei gestori di una determinata attività o manifestazione, che devono adottare tutte le misure per evitare al massimo i contagi. E se questi dovessero manifestarsi, vanno rintracciate le persone.
Ma nel via libera dato dal Consiglio federale non mancano alcune contraddizioni, perlomeno apparenti, come quella di vietare ancora fino al 6 giugno le competizioni di discipline sportive che comportano un contatto fisico stretto e costante (lotta svizzera, judo, pugilato, danza sportiva di coppia), mentre dal 6 giugno saranno nuovamente consentite le attività nei locali erotici e le offerte della prostituzione. Ma Berset, sollecitato in conferenza stampa, ha spiegato che, vietandola, la prostituzione non è sparita, si è solo nascosta. È ora opportuno farla riemergere e permettere che venga anche monitorata in termini di prevenzione.
Aspetto particolare che ci tocca da vicino è stata la dichiarazione della ministra Keller Sutter riferita all’Italia: il 3 di giugno – ha detto con decisione e in italiano – la Svizzera non riaprirà la frontiera con l’Italia. Paese evidentemente sovrano che fa quello che vuole coi suoi confini. Ma noi svizzeri desideriamo compiere il passo, com’è stato possibile farlo con Austria, Germania e Francia, in modo coordinato. Come non darle ragione visto il repentino tentativo di fuga in avanti in solitaria della vicina Penisola e la situazione sanitaria regnante...
Un’ultima osservazione su un tema che ha già fatto scorrere fiumi d’inchiostro: alla conferenza stampa, Berset ha detto che i nonni (che per molte settimane hanno fatto parte delle persone vulnerabili assolutamente da salvaguardare) possono ora riprendere la vita sociale e curare i nipotini. Bene. Se così è, qui in Ticino attendiamo ancora che venga allentato il lungo (e opportuno) isolamento degli anziani nelle case di riposo.