sulla croisette

Ken Loach rabbioso, Elton John ridicolo

Il grande regista britannico torna interrogare l'Occidente dei nuovi sfruttati in stile Amazon, mentre Elton John esce malissimo dal film su di lui

Keystone
18 maggio 2019
|

Grande cinema a Cannes con un Concorso in cui entra emozionando, commuovendo, urlando alla mente, ‘Sorry We Missed You’, altro capolavoro dell’ottantaduenne Ken Loach. Lui, l’unico regista capace di raccontare con estrema partecipazione il mondo di chi lavora in questo nostro occidente che ha pestato la dignità dei lavoratori, distruggendo la possibilità di creare famiglie, salvo poi a parole reclamarle. Solo il Cinema vero, non quello ormai destinato alle televisioni, sa con pura moralità essere non uno specchio ma un vero protagonista a fianco degli ultimi del nostro tempo, lavoratori sfruttati senza nessuna remora, e senza nessun sindacato o partito politico interessato al loro destino.

Nello sguardo di Loach c’è una laica compassione dostoevskiana, c’è la coscienza di un dovere umano, quello di non voltare gli occhi di fronte alle tragedie degli altri uomini. Qui, guardando a quella che un tempo era definita famiglia tipo – marito, moglie, figlio e figlia – mostra quello che è successo con il trionfo del capitalismo.

Lui, Ricky (un intenso Kris Hitchen), perso il lavoro stabile, è costretto a vendere la macchina di lei per comprarsi un van e avere un lavoro di consegna pacchi al modo di Amazon. Lei, Abby (una bravissima Debbie Honeywood), è una badante a tempo, segue alcuni anziani malati durante il giorno; l’auto le serviva, ma sono sempre le donne a pagare queste situazioni.

La loro condizione influisce sui figli: il maggiore vede nel padre un fallito e comincia a avere difficoltà a scuola, la minore, Liza Jane (una magnifica per misura attoriale Katie Proctor) è l’unica a vedere lo sfaldamento della famiglia e a cercare di frenarlo. Succede poi che Ricky venga derubato e picchiato, ma non può fermarsi, non può perdere quel lavoro di merda (ed è l’unica parola per desciverlo) se vuole pensare di vivere.

Ma che mondo si vuol costruire?, dice con questo film Ken Loach, prendendosi ancora una volta il compito della madre di Maksim Gor’kij, quello di chiamare alla lotta contro l’ingiustizia di un vivere che non ha più niente di umano.

Elton non è Bohemian

Di fronte a questo concorso impallidisce il misero ‘Rocketman’ che il regista Dexter Fletcher ha dedicato alla vita di Elton John. Innanzitutto se uno fa un musical con balletti, deve sapere come riprenderli e il nostro Fletcher defice in questo. Anche la coreografia mostra forte i suoi limiti, non solo per chiara mancanza di idee. E poi tutto nel film non funziona, è una brutta, brutta copia di Bohemian Rhapsody e come personaggio ne vien fuori un Elton John checca fallita, drogato alcolizzato e con la pietistica tragedia dell’abbandono del padre.

Un film che si piange addosso come il personaggio che tenta di rappresentare. Taron Egerton dovrebbe recitare il ruolo del protagonista ma sembra sempre pelar patate con un’espressione da pesce morto e gli altri e le altre fanno da penoso contorno. Ma le sale hanno bisogno di queste cose per vendere pop corn...