Luganese

Un'idea a Lugano: tornare all'Assemblea comunale

Un gruppo di cittadini ha allestito un sito intenet e attende una perizia giuridica per cambiare il legislativo. Borradori: 'Iniziativa antistorica'

Keystone
28 marzo 2019
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Riportare il popolo sovrano ad alzare la mano e ad esercitare direttamente la democrazia. In altre parole, sostituire il Consiglio comunale con l’Assemblea comunale. Questo a Lugano, città di poco meno di 65’000 abitanti. Ci sta pensando seriamente un gruppo di cittadini capitanato da Patrick Pizzagalli, ex consigliere comunale della Lega. L’idea, seppur possa suonare come una provocazione, circola da un po’. Intanto, però, il gruppo di cittadini ha allestito un sito internet provvisorio (https://sites.google.com/view/assembleacomunalelugano/home) e ha affidato a un giurista il compito di preparare una perizia per dimostrare la serietà e la fattibilità di questa iniziativa.

Fattibilità per la quale non ci dovrebbero essere particolari ostacoli. Se non quello di raccogliere le firme necessarie per lanciare l’iniziativa e sottoporla a votazione popolare. L’idea sta insomma prendendo corpo. E una sorta di Landsgemeinde potrebbe riemergere a Lugano dopo quasi 120 anni. L’ultima seduta dell’Assemblea comunale cittadina risale infatti al 23 aprile 1900 quando il legislativo adottò il regolamento per l’introduzione del Consiglio comunale. I promotori si definiscono “un gruppo spontaneo di cittadini luganesi di ogni estrazione politica” intenzionati a “proporre un’alternativa valida e percorribile al popolo sovrano luganese”. Ogni cittadino contribuente e avente diritto di voto avrà così la possibilità di votare o eleggere presenziando di persona all’Assemblea comunale esprimendo direttamente e democraticamente la propria decisione. I promotori vogliono promuovere “una critica leale, partecipata e di confronto per poter dare questa opportunità che avrà il pregio di riavvicinare il cittadino alla politica attiva della nostra meravigliosa città”.

Borradori: ‘Proposta antistorica’

L’iniziativa nasce dalla percezione, da parte del gruppo di cittadini, di un’accesa conflittualità nel dibattito pubblico e politico a Lugano, in particolare nei rapporti spesso litigiosi fra legislativo ed esecutivo. Un esempio? La seduta di Consiglio comunale tenutasi il 14 febbraio scorso quando ci son volute due ore di accesa discussione per ribaltare la posizione del Municipio (e del Cantone, anche se poi il direttore del Territorio Claudio Zali si è detto pronto a tornare sui propri passi) sul numero di posteggi da destinare al futuro autosilo accanto alla stazione Ffs di Lugano (cfr. ‘laRegione’ del 15, 16, e 21 febbraio). Però, non è solo una questione di conflitti e litigi (inevitabili in politica). I promotori sostengono che occorra una svolta. La città convive con problemi quotidiani (come la viabilità, oppure le troppe persone in assistenza) che andrebbero affrontati e se possibile risolti, invece di concentrarsi su megaprogetti “fumosi” (come il Mizar). In ogni caso, se dovesse concretizzarsi, l’iniziativa porrebbe una serie di problemi pratici e logistici per consentire all’Assemblea di potersi riunire.

L’idea mira anche a riaccendere l’interesse e la partecipazione della cittadinanza. Interpellato da ‘laRegione’, il sindaco di Lugano Marco Borradori la considera «antistorica. Ritenuto che è lecito proporre tutto, la Landsgemeinde esiste oramai solo in piccoli cantoni e, alla luce dell’assenteismo e della scarsa partecipazione alle votazioni, non credo riesca a invertire la tendenza. Mi chiedo quante persone verrebbero a Lugano all’Assemblea. È molto suggestiva, ho assistito personalmente a sedute svoltesi a Glarona e Appenzello Interno». La ritiene praticabile in città? «No, dal profilo dell’efficacia e dell’efficienza, quella del Consiglio comunale, con tutti i difetti che possono esserci, ritengo sia la scelta migliore e soprattutto più professionale. Faccio fatica a immaginarla mentre stiamo andando verso la digitalizzazione. Il Consiglio comunale, con i suoi 60 membri in rappresentanza di Lugano, è un sistema molto rappresentativo e democratico per gestire la Cosa pubblica».