Quadranti, relatore della Commissione sanitaria in Gran Consiglio sulla pianificazione 2024-32, vede abbastanza positivamente il parere giuridico del Dt
«Questo parere di natura pianificatoria, per me un vero fulmine a ciel sereno, sembra in effetti mettere un piede nella pianificazione ospedaliera cantonale. Perciò andrebbe debitamente considerato nel processo di valutazione a lungo termine. Ancor di più visto che il parere, elaborato dal Servizio giuridico del Dipartimento del territorio, condiziona la realizzazione del previsto nuovo ospedale di Bellinzona nel comparto Saleggina a un’importanza non regionale, come immaginato finora, bensì cantonale», oltre che alla necessità di dezonare nel comprensorio 100mila metri quadrati di terreno edificabile. Il granconsigliere Plr Matteo Quadranti, relatore della Commissione parlamentare sanità e sicurezza sociale sul messaggio governativo relativo alla Pianificazione ospedaliera cantonale 2024-32 che sarà discusso in dicembre, a titolo personale esce allo scoperto sul documento interno del Dt anticipato dal nostro giornale il 2 novembre.
Parere che sta facendo parecchio discutere nei gremi politici e settoriali, Eoc in primis, tant’è che la Gestione ha subito chiesto al Consiglio di Stato l’incarto completo sull’acquisto cantonale della Saleggina per 16 milioni deciso dal Gran Consiglio nel 2021. Obiettivo: capire se fra Esercito proprietario, Cantone acquirente e Confederazione che detta legge in materia pianificatoria ed edilizia, tutto quanto andava detto è stato in effetti detto prima di votare il credito. Quanto alla pianificazione ospedaliera, sia il messaggio governativo e sia il rapporto della Sanitaria evidenziano, fra le altre cose, la necessità di ragionare nel medio-lungo termine su un ospedale di riferimento per la medicina somatico-acuta e altamente specializzata. Una concentrazione al posto dell’attuale diffusione, la quale rischia di dover fare i conti localmente con numeri insufficienti di casi e interventi per poter mantenere elevata, e finanziariamente sostenibile, la qualità dell’offerta in un contesto di spesa sanitaria pubblica sempre più onerosa (con ripercussioni sui premi di cassa malati) e di ospedali sempre più in difficoltà su scala nazionale.
«Per il momento – spiega Quadranti – non ho ancora potuto esaminare nel dettaglio il parere del Dt. A ogni modo ritengo preoccupante che le riserve espresse emergano solo ora, ad acquisto del terreno ormai avvenuto». Sebbene nell’elaborazione del messaggio governativo oltre al Dipartimento delle istituzioni, che aveva fatto da capofila, siano intervenuti lo stesso Dt ma anche Dfe e Dss, «appare chiaro che in seno al governo qualcuno non si parla». Chiaro riferimento ai due consiglieri di Stato leghisti a capo delle Istituzioni e del Territorio. «Vero è – prosegue Quadranti – che l’aspetto evidenziato dal parere giuridico, ossia la necessità di conferire all’ospedale Saleggina una portata cantonale, non va direttamente a toccare la Pianificazione ospedaliera oggi in discussione, la quale non ha una gittata temporale così lunga. Personalmente sarei comunque tendenzialmente favorevole qualora si andasse verso una concentrazione degli ospedali ticinesi. Questo non lo scrivo nel rapporto, considerata l’attuale congiuntura politica che non permette di proporre scenari del genere. Però viste le indubbie difficoltà in cui versano Oltralpe molti ospedali pubblici e privati costretti a chiudere, sono convinto che prima o poi anche in Ticino si dovrà ragionare in questi termini». Mentre l’odierna pianificazione «è solo di transizione e si limita a indicare la necessità di concentrare talune specializzazioni, in futuro secondo me si dovranno fare scelte nette e più razionali ragionando su due soli ospedali principali». Tema tabù che notoriamente i consiglieri di Stato e i granconsiglieri si guardano bene dall’affrontare temendo ostruzionismo qualora osino mettere in dubbio i princìpi del regionalismo e dell’ospedale multisito ancorato nella Legge sull’Eoc.
A onor del vero il nuovo ospedale Saleggina – che rappresenta una traslazione ‘uno a uno’ in pianura del vecchio San Giovanni avendo questo esaurito tutti gli indici edificatori nella collina di Ravecchia – sin dalla prima fase 2030/35 prevede, come novità, la concentrazione della pediatria cantonale. Più la conferma della lotta ai tumori con l’Istituto oncologico Iosi storicamente basato nella capitale. È dunque nell’ambito della seconda tappa 2050 che andrebbe riapprofondita la tenuta del concetto multisito e concretizzata la concentrazione dell’offerta complessiva, e non solo delle specializzazioni. «In quest’ottica – sottolinea Quadranti – bisogna tenere ben presenti varie problematiche. Cito anzitutto i costi sempre più elevati a carico dell’ente pubblico e la difficoltà ad assumere medici specialisti in assenza di un numero sufficiente di casi. Un esempio su tutti è la Maternità di Mendrisio: quando il primario andrà in pensione, non è detto che si riuscirà a trovarne uno nuovo a fronte dell’esiguo numero di parti. Perciò ritengo che un segnale chiaro, tanto più visto il parere giuridico del Dt, andrebbe lanciato sin d’ora. Per conto mio non sarebbe male ragionare in termini di due poli acuti nel Sopra e Sottoceneri, includendo di conseguenza nella riflessione anche l’offerta di case anziani, cure a domicilio e relative pianificazioni per evitare ulteriori edificazioni. Credo che a livello di partito potremmo dire qualcosa in occasione del dibattito in aula a dicembre».
Già, il Gran Consiglio: lo scorso dicembre, ricordiamo, ha votato il controprogetto governativo all’iniziativa popolare denominata ‘Per cure mediche e ospedaliere di prossimità’. Così facendo è stata codificata l’offerta sanitaria da garantire negli ospedali di Faido e Acquarossa nei quali, da questo mese di ottobre, sono mantenuti un reparto di medicina interna generale, un reparto acuto a minore intensità o di riabilitazione, nonché un servizio di primo soccorso. Peraltro sempre ad Acquarossa il vecchio ospedale sarà sostituito da uno nuovo con un investimento che sfiora i 50 milioni. «Sul controprogetto, e più in generale sul senso dell’iniziativa popolare, mi sono astenuto», ricorda Quadranti: «Ed ora mi è difficile parlare di concentrazione quando in realtà il Gran Consiglio tende ad andare nella direzione opposta».