Dopo il relatore Matteo Quadranti (Plr), anche il capogruppo Udc Sergio Morisoli spinge su una centralizzazione. Fu l’unico a dirlo nel 2021: ‘Profetico’
Alla luce del clamoroso parere giuridico redatto dal Dipartimento del territorio sul terreno della Saleggina con le criticità riguardanti l’edificabilità del nuovo nosocomio regionale di Bellinzona, riserve finora mai evidenziate a nessun livello tecnico, operativo o istituzionale, «sono ancora più convinto che l’offerta ospedaliera cantonale non possa più svilupparsi indipendentemente dalla pianificazione territoriale», viepiù restrittiva su scala nazionale e di conseguenza anche locale. «E che il tema del cosiddetto ‘ospedale cantonale’ non può più essere considerato un tabù dalla politica ticinese, come invece lo era stato nel 2021 quando il Gran Consiglio stanziò i 16 milioni per acquistare la Saleggina dall’Esercito». Allora come oggi il capogruppo Udc in Gran Consiglio, Sergio Morisoli, ritiene necessario unire a doppio filo le due pianificazioni (territorio e ospedali) in un’ottica di concentrazione dell’offerta sanitaria di qualità e finanziariamente sostenibile. Morisoli dunque sulla stessa lunghezza d’onda del deputato Plr Matteo Quadranti, relatore della Commissione sanitaria sulla Pianificazione ospedaliera cantonale 2024/32 che sarà discussa dal parlamento in dicembre. Intervistato l’8 novembre dalla ‘Regione’, il granconsigliere liberale radicale si è espresso sul concetto di ospedale multisito sancito dalla Legge sull’Ente ospedaliero cantonale. Premettendo che l’aspetto evidenziato dal parere giuridico del Dt – ossia la necessità di conferire all’ospedale regionale della Saleggina una portata cantonale, pena la non edificabilità – non va direttamente a toccare la Pianificazione ospedaliera oggi in discussione, Quadranti si è detto «tendenzialmente favorevole» a una concentrazione dell’offerta. Ciò che in definitiva sosteneva tre anni fa in Gran Consiglio Sergio Morisoli, l’unico ad aver sollevato il tema durante il dibattito sulla Saleggina; alcuni altri deputati, Maura Mossi Nembrini in primis, avevano dal canto loro evidenziato dubbi sulla reale possibilità edificatoria, in ambito ospedaliero, di un terreno Ap/Ep di natura militare.
Dal canto suo il democentrista aveva sottolineato, citiamo il verbale della seduta, “il carattere fortemente ambizioso ed estremamente articolato dell’intero progetto, per il quale occorre augurarsi che quanto il governo è riuscito a coordinare non vada disarticolandosi in corso d’opera e sfugga di mano. Sarà in questo senso necessaria un’attenzione particolare nel gestire i diversi comparti, affinché l’eventuale incagliamento di una parte non blocchi l’insieme”. Che è quanto rischia di succedere a tre anni di distanza qualora il parere del Servizio giuridico del Dt trovasse terreno fertile in governo facendo leva sulla necessità di dezonare 100mila metri quadrati di area edificabile nel Bellinzonese, il tutto in linea con la restrittiva Legge federale sulla pianificazione del territorio che trova la sua applicazione nella scheda R6 del Piano direttore cantonale approvata dal Gran Consiglio largheggiando in termini di superfici edificabili, ma poi snellita da Berna. Sempre Morisoli nel 2021 toccava il tema più sensibile: “Non si trova nel rapporto della Gestione nemmeno una traccia lontana di quella che potrebbe essere l’ubicazione del futuro ospedale cantonale. Sembra quasi che non si sia voluto affrontare il tabù di dove si dovrebbe realizzare o consolidare questa posizione molto importante per la politica sanitaria ospedaliera e anche universitaria del Cantone. Penso che a tempo debito bisognerà affrontarlo, perché la Saleggina non la si compra, si dice nel messaggio governativo, per sostituire il San Giovanni a medio o lungo termine, ma di sicuro non può essere dissociata da una politica di pianificazione ospedaliera cantonale che, bocciata quella della scorsa legislatura, stenta a farsi avanti”.
«Ho quasi paura di me stesso per quanto fui profetico», commenta oggi con una battuta Morisoli. «La mia opinione di allora rimane invariata. Per tenersi buoni i deputati sottocenerini, in quell’occasione nessun altro volle parlare di ospedale cantonale, tanto meno collocabile alla Saleggina. Il tema tabù mi sembra che lo riproponga ora il parere giuridico del Dt, indicando la necessità di conferire un’importanza cantonale a un ospedale finora presentato come regionale e nel quale al limite concentrare una parte dell’offerta». Infatti è destinato ad accogliere la pediatria cantonale, il cuore dello Iosi e l’unità di cura psichiatrica per minorenni. «Premesso – prosegue Morisoli – che non si sa ancora se il Dt farà proprio tutto o almeno in parte il parere redatto dal suo Servizio giuridico, vedo una certa disgregazione nel governo che nel 2021 su questo tema si presentò invece compatto. Ecco servita la disarticolazione di cui parlai in Gran Consiglio. La politica sanitaria va in una direzione, quella territoriale probabilmente in un’altra con un orientamento che andrebbe invece seriamente considerato dalla prima. Perciò adesso confido che non si finga più di non vedere, come fatto tre anni fa, la centralità cantonale della Saleggina in ambito ospedaliero». Visto poi l’imminente dibattito parlamentare sulla pianificazione ospedaliera 2024/32, «temo che nessuno in Gran Consiglio si sbilancerà sulla Saleggina, visto che sono sufficientemente lontani gli orizzonti temporali del nuovo ospedale», vale a dire 2035 la prima tappa, 2050 l’eventuale seconda. «E sarebbe un peccato. Perché una pianificazione che investe in termini di organizzazione e spostamenti di competenze sul territorio, non può non tener conto di quanto si vuole realmente fare nel lungo termine. Per forza – conclude Sergio Morisoli – il cambiamento epocale deve riguardare in egual misura e contemporaneamente i contenuti e la logistica. Deve finalmente venire a galla il motivo esatto per il quale la Saleggina è stata comprata». Chi osserva tutto ciò con molta attenzione è evidentemente il settore sanitario privato, pronto a subentrare laddove il pubblico concentra e smantella.