Quando i dettagli fanno la differenza
Che si tratti di un delicato castello di carta, di una baita acquatica fatta con tronchi d’albero o di un salottino di legno ad altezze elevate, le abitazioni del calabrone, del castoro e del picchio sono capolavori di architettura animale. Per non parlare della bravura delle termiti, che creano delle vere e proprie cattedrali o dei ragni, che nella loro semplicità, tessono letti resistenti e mortali per le vittime. Nel mondo animale sono innumerevoli i maestri delle costruzioni che sanno fare il loro mestiere: scavano, murano, tessono, intrecciano e progettano le loro abitazioni con materiali più diversi. Questi nidi, grotte o passaggi sotterranei offrono protezione dai nemici, dal freddo o dal caldo. Sono un luogo sicuro e ideale per partorire e crescere i piccoli. Sono abitazioni magnifiche, che difficilmente siamo in grado di ricostruire nello stesso modo. Ma… ogni tanto ci ispirano. Basti pensare agli alveari o sempre alle termiti, che con le loro abitazioni di fango sanno come controllare la temperatura esterna (grazie a tunnel e passaggi laterali in alcune abitazioni è stato abbattuto il fabbisogno energetico fino al 90%).
Costruire castelli in aria: no, non è impossibile. Gli uccelli sono realmente in grado di fare tutto questo. Si tratta di luoghi solidi all’esterno e accoglienti all’interno: i nidi per uccelli sono ideali per conservare le fragili uova e per crescere la propria prole. I genitori degli uccelli li costruiscono con becchi e artigli, secondo le loro esigenze e i loro gusti. Le rondini preferiscono nidi più convenzionali: li costruiscono - come molti altri uccelli - con ciuffi d’erba, paglia e argilla. Per arrotondare gli spigoli all’interno, si girano su sé stessi più volte. Piume e capelli fungono da imbottitura. Agli uccelli tessitori africani, invece, diciamocelo, piace di più lo stile esotico-etnico: tessono sapientemente una sorta di amaca comoda con fibre vegetali lunghe. E non si accontentano: vengono scelte solo le fibre migliori e tessute in modo complesso per proteggerli da predatori e intemperie. L’uccello giardiniere satinato è un vero e proprio designer moderno: il maschio è praticamente una star nel mondo degli uccelli. Per attirare la femmina e convincerla a “sposarlo” non bada a spese: crea un vero e proprio pergolato d’amore, destinato solo ed esclusivamente all’accoppiamento. Ma non si accontenta: per arrivare a questo nido d’amore, raccoglie oggetti colorati per abbellire il tutto e infine pulisce il viale che porta al pergolato. Insomma, un vero e proprio ricercatore della bellezza. Per ogni specie i colori da ricercare però sono diversi. Per quello satinato, che ha un piumaggio blu, è essenziale riempire le pareti del nido di questo colore. E raccoglie ogni cosa: plastica, nastri, pezzetti di vetro.
Anche gli insetti sono architetti straordinari: le termiti possono costruire torri residenziali alte fino a sette metri, un’altezza - in proporzione - quattro volte quella dell’Empire State Building di New York. I loro grattacieli fatti di terra, sabbia o argilla hanno anche una grande volta seminterrata. I servizi dell’edificio comprendono un ingegnoso sistema di ventilazione che fornisce costantemente ossigeno alla colonia. Nelle loro fortezze, le termiti, come i loro “cugini”, le formiche tagliafoglie, coltivano funghi su cumuli di compost. I calabroni e le vespe costruiscono anche edifici a più piani che possono ospitare un intero Stato. Come materiale da costruzione utilizzano una massa simile alla carta, che producono grazie a fibre di legno e saliva. Alcune specie costruiscono reti o fosse per cacciare meglio. Un esempio: i ragni tessono i loro fili appiccicosi con l’intenzione di catturare il proprio pasto. Ma la vita non è facile per gli architetti. I “cantieri” dei castori vanno distrutti per mano dell’uomo. E poi gli esseri umani non sono sempre entusiasti delle sue attività. La cura del paesaggio da parte del castoro può portare a inondazioni, alla rottura degli argini e alla radura delle foreste. Anche i luoghi di nidificazione dei calabroni in soffitta o in altri nascondigli della casa non sono molto popolari tra i proprietari. Tuttavia, c’è una grande carenza di alloggi. I loro terreni edificabili, come i prati dei frutteti e gli alberi morti, sono caduti vittima di misure di consolidamento del territorio e di una mania per l’ordine. Forse dovremmo ripensare la coesistenza con gli animali.
Il Lucherino è un piccolo passeriforme granivoro “parente” del Cardellino e con le sue stesse dimensioni, 13.5-14.5 cm. Il maschio è giallo-verde con il vertice del capo e la coda neri. Giallo è anche il groppone, la parte di schiena prima della coda, il doppio specchio (macchia) sulle ali. Dorso e fianchi sono striati di bruno. La femmina è più grigia, ha meno giallo, è più maculata e non ha il nero sul capo. Conosciuto in vernacolo come “lügürìn”, il Lucherino effettua spesso delle invasioni autunno-invernali. Quest’inverno sembra veramente essere un anno record per questa specie in Ticino. Gli osservatori ornitologici in Scandinavia e sul Baltico indicano per il 2020 l’autunno record da decenni per la migrazione di questo piccolo granivoro. Si avvicina anche alle case, specialmente quelle con betulle nei giardini di cui preleva i semi. Frequenta anche le mangiatoie invernali che diventano quindi un punto privilegiato di osservazione e di apprendimento. I lettori possono contribuire con le loro informazioni alla ricerca, andando sul seguente sito: www.ficedula.ch/atlante-invernale. Un comportamento che rende inconfondibile il Lucherino in questa stagione è quello di muoversi in piccoli o grandi gruppi su betulle, ontani e faggi prelevando i semi anche a testa in giù. I nomi in francese “Tarin des aulnes” e in tedesco “Erlenzeisig” sono particolarmente efficaci. La scoperta del Lucherino viene molto facilitata dal verso tipico “tülì, tlülì” ripetuto. Il Lucherino non è una specie nidificante abbondante in Ticino: vi sono solo qualche centinaio di coppie. Distribuito soprattutto nel Sopraceneri fra i 1300 e i 1900 m nelle foreste di conifere aperte e fresche con preferenza per le peccete e le abetine, anche miste con cembri e larice.