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Un taglialegna furtivo

Gli abili ingegneri dei fiumi, creano canali e nicchie resistenti

(WWF Usa)
27 ottobre 2018
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Questa notte il castoro è tutto indaffarato a procacciarsi il legno di cui ha bisogno. Con il favore delle tenebre si è avvicinato di soppiatto a un albero in riva al fiume e non perde tempo a addentare il tronco con i suoi acuminati incisivi inferiori. I suoi muscoli mandibolari sono due volte più forti di quelli dell’uomo, e quando il castoro addenta il legno sprigionano una pressione pari al peso di ben 80 chili. Durante il faticoso lavoro, il roditore si concede continuamente delle brevi pause per guardarsi intorno con circospezione per poi continuare assiduamente la sua opera, asportando un pezzetto alla volta il legno del grosso tronco, finché il salice cade rumorosamente a terra. Ora, con la stessa meticolosità, il castoro suddivide il tronco in pezzi che trasporta alla sua costruzione.

I castori sono solerti taglialegna: in una sola notte, il castoro è in grado di abbattere a colpi di denti un albero del diametro di 30 cm. Per un ramo grosso quanto un braccio impiegano appena cinque minuti. Il legno serve per le loro costruzioni e le parti commestibili della pianta, corteccia, foglie e germogli, per cibarsi. I castori infatti sono vegetariani e prediligono le piante dal legno piuttosto tenero, come i salici. Si cibano anche di ninfee, denti di leone e pannocchie di granoturco che crescono nelle campagne vicine.

I castori sono abili ingegneri edili: il legno delle piante serve per edificare le loro complicate costruzioni. Un vero castoro vive in una fortezza. La roccaforte del castoro è costituita da un grande mucchio di rami, attorniati dalle acque. Qui il roditore è al sicuro, come in una vera dimora. Il castoro è un abile ingegnere edile e idrico. Dapprima costruisce una diga fatta di rami e fango per sbarrare le acque di un torrente o di un basso stagno, trasformandole in un laghetto. Al centro del lago ammassa poi una gran quantità di legno in cui, coi suoi poderosi incisivi, pratica un accesso per raggiungere la tana sotterranea, composta da due locali, dove mangia e vive.

Non solo gli esseri umani modificano e trasformano il proprio habitat.
Anche il castoro lo fa e lavora come un ingegnere edile.

Accesso segreto sotto l’acqua: la parte più geniale di questa rocca è costituita dall’entrata che si trova sempre sott’acqua. Per accedere al cunicolo che porta alla tana è necessario quindi immergersi. L’abitazione del castoro, tuttavia, rimane all’asciutto ed è accogliente e comoda, tutta rivestita di trucioli di legno. Ma soprattutto è un luogo sicuro, protetto dai suoi nemici naturali, in primo luogo l’orso, la lince e il lupo. La diga serve al castoro per regolare convenientemente il livello dell’acqua del laghetto artificiale, in modo che l’accesso alla tana rimanga sempre sott’acqua. In caso di piena, il castoro pratica un’apertura nella diga così che l’acqua possa fluire liberamente e la tana rimanga asciutta.
Canali per trasportare il legno: per il castoro la diga è importante anche per il fatto che l’acqua stagnante che sommerge un vasto territorio costituisce una pratica via per trasportare senza eccessiva fatica il legname fino in prossimità della tana. Il legno gli serve da materiale di costruzione e la corteccia per alimentarsi. Sott’acqua, nelle vicinanze della sua tana, il castoro tiene inoltre una riserva di legno, in caso di necessità.

Nella stagione fredda, se capita che lo stagno si copra di uno spesso strato di ghiaccio, il castoro ha così a disposizione una scorta di cibo. L’accesso comunque rimane sempre sott’acqua e la tana rimane all’asciutto. Sovente il soffitto della tana crolla e allora il castoro lo ripara ponendovi sopra un mucchio di legna.

Nasce un nuovo habitat naturale: il castoro è l’unico animale a trasformare il proprio habitat. Normalmente questa è una prerogativa dell’uomo. Ma cosa avviene nelle zone allagate artificialmente dalle dighe dei castori? L’ambiente si modifica sostanzialmente diventando un nuovo habitat naturale per diverse specie animali. Le acque offrono ai pesci numerosi posti per deporre le uova e le lontre vengono attratte da tutta questa abbondanza di pesci. Il nuovo habitat acquatico offre condizioni di vita ideali anche al Martin pescatore, al Rigogolo e ad altre specie rare di uccelli. Il laghetto artificiale costruito dai castori funziona anche da bacino di compensazione. In caso di piene trattiene le acque evitando così disastrose inondazioni, mentre nei periodi di siccità costituisce un’importante riserva idrica.

Eccellenti nuotatori e subacquei: lunghi circa un metro e mezzo dal muso fino alla punta della coda e dal peso di 20-30 chili, i castori hanno membrane natatorie tra le dita delle zampe posteriori, che servono loro per spostarsi a nuoto nell’acqua, usando la coda grossa e piatta come timone. Quando si immergono sott’acqua chiudono ermeticamente gli occhi, le orecchie e il naso. Il loro pelo, formato da due strati, è una vera e propria tuta da sommozzatore. Lo strato esterno, reso impermeabile da una speciale sostanza oleosa che l’animale secerne, impedisce che lo strato interno si bagni. I castori riescono a rimanere sott’acqua per oltre dieci minuti.

Una coppia affiatata

I castori hanno uno spiccato senso della famiglia. Una coppia rimane insieme per tutta la vita. I due costruiscono insieme le loro dighe e, sempre insieme, si preoccupano di allevare la prole, da uno a cinque piccoli, che la femmina partorisce tra febbraio e marzo, dopo 2-3 mesi di gestazione in un posto buio e protetto della costruzione. A circa dieci settimane dalla nascita, i piccoli sono accompagnati dai genitori a scoprire l’ambiente circostante e, trascorsi altri due anni, abbandonano definitivamente la tana per cercarsi un proprio territorio.

Ancora qualche secolo fa la carne del castoro, e in particolare la sua coda, era un cibo prelibato. Poiché viveva nell’acqua e si riteneva fosse imparentato con i pesci, le sue carni erano richieste soprattutto durante la quaresima, quando la chiesa vietava ai fedeli il consumo di carne. Anche oggi in Svizzera si mangia il “Biber”, in tedesco appunto castoro, e non è escluso che tu l’abbia mangiato e con piacere. Ma si tratta di un altro “castoro”, vale a dire di una specialità dolciaria con miele, tipica di San Gallo e dell’Appenzello detta appunto “Biber”. Il dolce, ovviamente, non ha nulla a che fare con il castoro, nemmeno per quanto riguarda il nome che non deriva dal roditore bensì dalla parola latina “pigmentum”, che significa spezia. Questo curioso animale, però, non è sempre amato. C’è chi pensa che rovini l’ambiente. I conflitti sorgono, infatti, quando uomo e animale si contendono gli stessi spazi. Il castoro di mestiere abbatte alberi e capita che campi e boschi vengano allagati. In realtà, basterebbe lasciargli un po’ più di spazio su entrambe le rive dei corsi d’acqua. Entro quest’anno i Cantoni dovranno concedere ovunque fasce ripariali più ampie (deve essere istituito lo spazio di pertinenza dei corsi d’acqua e non solo il Cantone se ne occupa, ma in Ticino lo fanno anche i Comuni). In questo modo si darà ai fiumi la possibilità di svilupparsi in maniera naturale. E ne beneficerà anche il castoro: potrà comportarsi secondo la sua natura e senza entrare in conflitto con gli esseri umani. Secondo alcuni studi, il 90% dei problemi con i roditori sarà risolto. Il castoro potrà finalmente iniziare a lavorare per la natura, gratuitamente, molto meglio di quanto potremmo fare noi!

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