Lo squalo: animale mitologico, temuto, ma anche venerato.
Questo antico predatore, che esiste da milioni di anni, ha sempre catturato la nostra attenzione.
Purtroppo la sua fama non lo protegge: dopo milioni di anni, la metà delle oltre 500 specie esistenti, è a rischio estinzione.
Le cause sono da ricercare nel comportamento dell’uomo: pesca intensiva, pesca accidentale, inquinamento dei mari, ma anche la pratica cruenta del “finning”, attraverso la quale lo squalo viene catturato, mutilato delle pinne e poi gettato ancora vivo in mare dove muore soffocato o rimane vittima di altri pesci. Il mercato asiatico paga fino a 500 dollari per mezzo chilo di pinne.
Molti non capiscono che il declino di questo predatore, animale chiave nella catena alimentare dei mari, avrà ripercussioni su tutti. Lo squalo esiste da oltre 150 milioni di anni. Noi in 50 anni siamo riusciti a ridurre alcune specie di squalo del 70% ed in alcuni casi persino del 90%. E perché?
Ogni anno vengono uccisi in media 50 milioni di squali. Sono tanti, anzi, troppi. Il WWF ha progetti in tutto il mondo, dove si lotta per squali, ma anche razze. Il Mediterraneo è tra le zone più colpite: qui la presenza di questo incredibile animale si è ridotta dell’oltre 95%. In alcuni casi, gli scienziati hanno confermato che venti specie di squali risultano ecologicamente estinte (lo squalo martello ha registrato un record del 99,99%). Il WWF ha avviato una serie di iniziative per ripristinare gli habitat degli squali. L’idea è quella di avere delle zone protette e non inquinate, sperando che gli squali tornino.
I colleghi degli uffici asiatici invece lottano da anni affinché venga fermata la pratica del “finning”, coinvolgendo persino noti volti della tv cinese o sportivi conosciuti a livello mondiale. Grazie a queste diverse iniziative, si è riusciti a ridurre la richiesta di zuppa di pinna di squalo in modo significativo.
Ma un altro problema serio rimane la pesca accidentale di questo prezioso predatore. Ed è sempre il Mediterraneo al centro dell’attenzione degli esperti. secondo uno studio della IUNC (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) nel Mediterraneo sono presenti circa 80 specie diverse di pesci cartilaginei e l’Italia in particolare, grazie alla sua posizione strategica, ospita 43 specie di squali. Per contro, l’Italia detiene anche il primato, tutto negativo, di avere la più alta percentuale di squali e razze minacciate al mondo. Per questo motivo, anche l’Unione europea ha dato vita al progetto Sharklife, dove i ricercatori dell’Università della Calabria hanno creato un dispositivo che potrebbe salvare la vita agli squali. Si tratta di un cordone speciale, che rivela ai pescatori la presenza di pesci di grossa taglia nelle reti da pesca. I pescatori ricevono immediatamente un avviso via sms. Tutto grazie a questo cavo “intelligente”.
Per il momento si tratta di un prototipo, che a breve dovrebbe poter essere usato dai pescatori del Mediterraneo. Ricordiamoci che gli squali svolgono una funzione di controllo sulle popolazioni di pesci, sia demograficamente che nella disposizione geografica, e riescono a mantenere in stato di salute gli altri organismi.
Recenti studi hanno dimostrato, infine, che razze e mante sono anche in pericolo: secondo gli esperti cinque delle sette specie più a rischio in assoluto sono appunto razze, e ciò si deve purtroppo soprattutto al mercato cinese, che utilizza questi animali a scopi alimentari, ma anche per la preparazione di “farmaci tradizionali”.