Più corsie, nuove gallerie: ridurranno o faranno aumentare il traffico? Le risposte alle principali domande sui sei progetti in votazione il 24 novembre
Su cosa votiamo?
Sulla ‘Fase di potenziamento 2023’ della rete delle strade nazionali: comprende sei progetti (tre nuovi tunnel e tre ampliamenti: vedi infografica), per un costo complessivo di 4,9 miliardi di franchi (più altri 500 milioni circa già stanziati per la progettazione). In origine il Consiglio federale aveva proposto cinque progetti, tutti nella Svizzera tedesca. Il Parlamento ha aggiunto quello ‘romando’ per l’ampliamento dell’autostrada A1 tra Le Vengeron (Ge) e Nyon (Vd), rimpinguando il credito iniziale di circa 950 milioni di franchi.
Infografica laRegione / Fonte: Consiglio federale
I sei progetti fanno parte di un pacchetto approvato poco più di un anno fa dal Parlamento
Perché si vota?
Perché l’Associazione traffico e ambiente (Ata) e l’associazione Umverkehr hanno lanciato il referendum e raccolto le 50mila firme necessarie per sottoporre al popolo il decreto approvato dal Parlamento poco più di un anno fa. È la prima volta che si vota sui progetti di estensione della rete autostradale che il Consiglio federale sottopone ogni quattro anni al Parlamento.
Perché il tema è rilevante?
La rete delle strade nazionali (spina dorsale della rete viaria elvetica, di cui rappresenta appena il 3% pur assorbendo il 45% del chilometraggio totale) è stata concepita negli anni Sessanta dello scorso secolo. Nel frattempo gli abitanti sono passati da sei a nove milioni, e dal 1990 il traffico è più che raddoppiato. La conseguenza: su alcuni tratti autostradali, soprattutto in prossimità dei centri urbani, si formano di frequente degli ingorghi (48mila ore di colonna nel 2023: in crescita del 22,4% su un anno, del 34% in Ticino). Per evitarli, molti automobilisti e autisti ripiegano sulle strade cantonali e comunali. Il traffico d’aggiramento provoca a sua volta intasamenti, pregiudicando la qualità di vita degli abitanti di paesi e città, ostacolando i trasporti pubblici e mettendo a repentaglio la sicurezza degli abitanti nei quartieri residenziali. A ciò si aggiunge il costo per l’economia, stimato in oltre un miliardo di franchi l’anno.
Qual è l’obiettivo?
Decongestionare determinati tratti autostradali particolarmente critici (sui sei tratti in questione le ore di colonna sono cresciute di oltre il 25% tra il 2019 e il 2023), aumentandone la capacità. Eliminando i colli di bottiglia, si vuole rendere il traffico più scorrevole e ridurre le colonne sulla rete delle strade nazionali. L’obiettivo è questo: evitare che le auto e i camion ripieghino sulle strade cantonali e comunali che attraversano paesi, città e quartieri residenziali. Si tratta di riportare il traffico parassitario (di aggiramento) sulle autostrade, ha spiegato il ministro dei Trasporti Albert Rösti (Udc).
Da dove vengono i soldi?
Dal Fondo per le strade nazionali e il traffico d’agglomerato (Fostra). Approvato nel 2017 da popolo e Cantoni, è alimentato esclusivamente dagli utenti della strada, in particolare attraverso il supplemento fiscale sugli oli minerali, la vignetta autostradale e la tassa di circolazione. Con i soldi del Fostra (che sono a destinazione vincolata, cioè non possono essere utilizzati per altri scopi) la Confederazione finanzia l’esercizio, la manutenzione e l’ampliamento della rete autostradale.
Chi è a favore? Chi è contro?
Il Consiglio federale, la maggioranza del Parlamento e i Cantoni raccomandano di approvare il decreto. A favore si battono pure Udc, Plr e Centro, così come le principali organizzazioni economiche (in particolare Unione svizzera delle arti e mestieri-Usam ed Economieuisse) e del settore stradale (Touring Club Svizzero-Tcs, Automobile Club Svizzero-Acs, Associazione svizzera dei trasportatori stradali-Astag, Auto Svizzera, Upsa). Per il ‘no’ sono schierate in prima fila l’Associazione traffico e ambiente (Ata) e l’associazione Umverkehr. Contano sul sostegno di Ps, Verdi, Partito verde liberale (Pvl) e di una trentina di organizzazioni per la difesa dell’ambiente, del clima e della salute.
Qual è il ‘nodo’ principale?
Al di là dei pro e dei contro riguardanti i singoli progetti, l’acceso dibattito al quale assistiamo già da prima dell’estate ruota attorno a una domanda di fondo: aumentare la capacità della rete stradale rende più fluido lo scorrimento del traffico o, al contrario, non fa che incrementare il numero di veicoli sulle strade e sulle autostrade, congestionandole ancor di più?
L’equazione ‘più strade uguale più traffico’ non è contestata nemmeno da Albert Rösti, già lobbista dell’industria petrolifera e degli importatori di auto. Il consigliere federale però precisa: «Qui non si tratta di [costruire] nuove strade, ma di ampliare quelle esistenti». E un maggior numero di corsie renderà più fluido il traffico, riducendo le colonne sia in autostrada che sui percorsi alternativi.
I contrari non vedono differenze: in fondo, quel che conta è l’aumento della capacità; e questo avviene anche ‘solo’ ampliando le infrastrutture attuali. Ambientalisti e sinistra concedono che, sul corto termine, l’estensione delle autostrade permette di decongestionarle. “Nel giro di qualche anno”, tuttavia, provoca un aumento del traffico: saremo punto a capo, se non peggio. Persino l’Ufficio federale delle strade (Ustra) giunge ad esempio alla conclusione che l’effetto sperato con l’ampliamento a sei corsie dell’A1 tra Nyon e Ginevra svanirà dopo pochi anni e che già nel 2040 lì si formeranno nuove colonne. Il motivo (oltre alla crescita ‘fisiologica’ della popolazione e, dunque, del traffico), è che aumentando la capacità della rete autostradale più persone sarebbero incentivate a usare l’auto (e a sfruttare proprio i nuovi tratti, poiché meno congestionati).
Cos’altro dicono i favorevoli?
Cos’altro dicono i contrari?
Come andrà a finire?
La strada per i favorevoli non è in discesa, com’era sembrato inizialmente. Stando al primo sondaggio della Ssr, tra la fine di settembre e la metà d’ottobre soltanto una risicata maggioranza (51%; margine d’errore: +/-2,8%) delle persone interrogate dall’istituto gfs.bern era intenzionata a votare sì. ‘Chiaramente contrario’ o ‘piuttosto contrario’ si è dichiarato il 45% degli interpellati; gli indecisi erano il 4%. Il primo sondaggio pubblicato da Tamedia/‘20 Minuten’ (margine d’errore: +/-2%) dava a inizio ottobre i favorevoli al 56%, i contrari al 42%. Un’indagine demoscopica pubblicata a fine giugno dall’istituto Sotomo indicava che un 60% della popolazione ritiene l’ampliamento delle autostrade un utile rimedio al problema degli ingorghi.
Cosa succede in caso di ‘no’?
I sei progetti della ‘Fase di potenziamento 2023’ non verranno realizzati, quantomeno non nei tempi previsti. Non sono escluse conseguenze (leggi: ritardi) per altri progetti di estensione della rete autostradale, in fase più o meno avanzata di pianificazione. «In caso di bocciatura alle urne sarebbe difficile, nei prossimi anni, promuovere altri progetti sulla mobilità stradale», ha dichiarato Albert Rösti. Per quanto riguarda il Ticino, c’è chi teme un ulteriore allungamento del tormentato iter per il progetto di collegamento autostradale tra l’A2 e l’A13 sul Piano di Magadino.