A livello primario e secondario, nonché nelle scuole pedagogiche per insegnanti, almeno la metà del personale docente è femminile
La parità tra i sessi nell’insegnamento è già una realtà ad alcuni livelli: in particolare in quelli primario e secondario nonché nelle scuole pedagogiche per insegnanti, dove almeno la metà del personale docente è femminile. Dove non è ancora il caso, le donne stanno recuperando velocemente: in 20 anni la percentuale di professoresse è passata dal 9 al 25%. In quanto a titoli universitari, le studentesse hanno già superato la controparte maschile nel 2007: allora il 15,5% della popolazione femminile residente si era laureato, a fronte del 14,8% dei maschi. Ora il rapporto è di 17,1 a 14, secondo gli ultimi dati dell’Ufficio federale di statistica (Ust). E la situazione femminile è migliorata di conseguenza anche riguardo alla docenza universitaria: nel 1980, l’1,8% delle cattedre era occupato da donne, nel 2000 il tasso era salito all’8,4% e dieci anni dopo era più che raddoppiato (17,1%). Ora, nel 2020, un professore su quattro è donna.
Per contro, gli uomini hanno difficoltà a guadagnare terreno. Nella scuola primaria, per esempio, c’è tradizionalmente una maestra. E ciò è una costante da anni. La percentuale più alta di maschi nei primi due anni d’insegnamento è stata raggiunta nel 2014/15, con un tasso del 5,8% del personale docente. Nel frattempo la quota si è ridotta di 0,6 punti percentuali. La quota di maestri è un po’ più consistente dal terzo all’ottavo anno della scuola primaria; ma anche qui sono in declino: negli ultimi 20 anni, il loro tasso è passato da poco meno del 20 a circa il 17%.
Al livello secondario inferiore, gli uomini hanno già perso la loro superiorità numerica nel 2005; ora costituiscono il 44,3% del personale docente. Nel secondario superiore, i maschi hanno ancora una leggera maggioranza, ma è probabile che questa diminuisca presto, dato che la percentuale di donne è passata dal 40 a quasi il 49% negli ultimi 15 anni.