Dopo un paio di stagioni tribolate a causa soprattutto di un infortunio, Susan Bandecchi è tornata di recente a vincere ben due tornei
Dopo un paio di stagioni piuttosto sofferte e tribolate soprattutto a causa di problemi fisici, Susan Bandecchi – fra le migliori tenniste svizzere e senza dubbio la numero 1 a livello ticinese – pare di recente aver ritrovato finalmente una buona condizione atletica, un gioco solido e, cosa più importante, una certa continuità a livello di risultati, fattore che per uno sportivo professionista è certo fra i più importanti. Il maledetto infortunio dell’estate del 2022 – una frattura da stress a un piede – aveva avuto fastidiosi e prolungati strascichi che, purtroppo, avevano provocato un brusco stop alla sua crescita e, purtroppo, un’inevitabile perdita di preziose posizioni nel ranking mondiale: da un interessante 164° rango, infatti, Susan era scivolata oltre il 350° posto, retrovie dalle quali non è per nulla scontato riuscire a risalire verso lidi più interessanti.
Negli ultimi tempi, però, le cose paiono essersi definitivamente messe a posto: la condizione è tornata quella dei giorni migliori e, col passare dei mesi, anche i risultati sono tornati a sorridere alla ventiseienne, tanto che, nelle ultime settimane, è riuscita ad aggiudicarsi ben due tornei Itf, attestandosi attorno alla 270a posizione e spezzando un sortilegio negativo che durava da ben tre anni, quando aveva alzato il suo ultimo trofeo.
Il primo (sul cemento, montepremi 25’000 dollari), giocato e vinto la settimana dal 30 settembre al 6 ottobre, si è svolto a Baza, non lontano da Granada, in Spagna, dove l’elvetica ha superato in finale la padrona di casa Ariana Geerlings con un doppio 6-3. Il secondo trofeo, invece, lo ha messo in bacheca in Inghilterra, a Loughborough, a metà strada fra Nottingham e Leicester: manifestazione andata in scena la scorsa settimana (sabato la finale) con identico montepremi, stessa superficie e affermazione nell’atto conclusivo contro la britannica Ranah Akua Stoiber coi parziali di 6-4 3-6 6-1.
Una bella sferzata di energia e di fiducia, immaginiamo… «Certo, anche perché ormai era davvero un pezzo che non vincevo un torneo, ed era proprio una sensazione che mi mancava parecchio. Tant’è vero che, dopo il punto della vittoria – in Spagna – mi è venuto spontaneo lanciare un urlo incredibile, uno sfogo che non ho saputo reprimere, una enorme liberazione».
E ora, rinfrancata da questi risultati, quali sono i tuoi prossimi obiettivi? «Non so se è solo un caso, ma ho visto che nel passato, quando mi ponevo obiettivi molto ambiziosi, poi regolarmente succedeva qualcosa che rovinava tutto, era una specie di maledizione. E dunque, ora, preferisco fissare obiettivi vicini nel tempo e più conformi al mio livello attuale. Meglio insomma non sognare troppo in grande. Il desiderio, però, è quello di arrivare a gennaio avendo accumulato abbastanza risultati per accedere alle qualificazioni del prossimo Australian Open: fondamentali in quest’ottica credo che saranno gli ultimi due tornei che ho in programma di disputare quest’anno, entrambi in cartellone in Francia le prime due settimane di dicembre. Prima, però, ho in calendario altri due o tre tornei: se questi dovessero andare bene per me – se dovessi cioè magari alzare qualche altro trofeo – potrei addirittura accumulare abbastanza punti per staccare il biglietto per Melbourne già prima di dicembre. In quel caso, ovviamente, potrei allora anche rinunciare ai due tornei francesi. Staremo a vedere, insomma: come detto, preferisco pensare più a corto termine».
Il tennis è considerato per antonomasia fra gli sport individuali, ma poi – specie in certi periodi della stagione – emerge anche il suo lato più legato al gruppo, alla squadra, alla bandiera. Ci riferiamo ovviamente alla Nazionale e alla Billie Jean King Cup. Che spazio occupa nei tuoi pensieri questa prestigiosa manifestazione, che viene considerata come l’equivalente della Coppa Davis in campo maschile?
«È chiaro che per me quella competizione ha una bella importanza. Rimane un sogno poter prendervi parte, insieme alle migliori tenniste svizzere. Io lavorerò anche per quell’obiettivo, certo. Trovo comunque che la selezione rossocrociata attuale sia formata interamente da tenniste che davvero meritano di essere convocate, non potrebbe essere composta – al momento – da atlete migliori. I problemi fisici che ho avuto negli ultimi anni, e i lunghi tempi che sono stati necessari per tornare a giocare a un certo livello, con prestazioni ora tornate per fortuna positive, mi avevano innegabilmente ostacolato anche a livello di convocazione in Nazionale. Io comunque ci spero sempre, e se i risultati futuri diranno che meriterò la chiamata, ne sarò felicissima. Ad ogni modo, io non sto troppo a guardare la classifica interna delle tenniste rossocrociate: ciò che davvero per me conta di più è la mia graduatoria personale. Più riuscirò a risalire nel ranking mondiale, più chance avrò ovviamente anche di far parte della squadra selezionata per la Billie Jean King Cup».