L’Acb cerca il colpaccio in Coppa Svizzera, ospitando l’indigesto (in ottica rossoblù) San Gallo. Benavente: ‘Una rassegna che può riservare sorprese’
Il Bellinzona intende riscattare l’onore di Paradiso e Malcantone, arrestando finalmente la corsa del San Gallo in Coppa. Un palcoscenico che nella capitale rievoca i tempi d’oro. La posta in palio, giovedì alle 20.30 fra le mura domestiche, sarà l’accesso ai quarti di finale. È tuttavia necessario mettersi alle spalle il pareggio beffardo di sabato, in cui lo Stade Nyonnais ha riacciuffato il match in extremis. «La squadra è in forma, motivata – ha commentato Manuel Benavente nel punto stampa indetto dalla società –. Nelle ultime partite, soprattutto lo scorso weekend, abbiamo studiato i nostri rivali. È una compagine in grado in stagione di ben comportarsi anche in Conference, dunque temibile. I pronostici sono a loro favore, e non solo pensando alla categoria in più». La rosa è infatti farcita di giocatori di spessore, «di qualità: Cissé si è formato nell’Atalanta, conosciamo a menadito Quintillà e Victor Ruiz. Da spagnoli fatti e finiti, ci piace il buon calcio. Può inoltre contare sull’esperienza del proprio tecnico», Enrico Maassen, che ha raccolto la pesantissima eredità di Peter Zeidler. L’Acb spera di rendere il compito dei biancoverdi, ossia espugnare il Comunale, il più difficile possibile. «Mi piace la Coppa, formato che permette alla cosiddette piccole di compiere il colpaccio. È una rassegna che riserva sempre piacevoli sorprese. Come viceallenatore del Gramenet sono riuscito a eliminare il Barcellona di Messi, Xavi, Iniesta e Larsson dalla Copa del Rey. Una pagina indelebile di storia. D’altronde i giocatori che si posizioneranno sul terreno di gioco sono undici… in ogni metà del campo».
Nell’ultima settimana il Bellinzona ha lavorato alacremente. «Quello di sabato è stato il classico incidente di percorso, come successo in stagione a società che investono milioni nel calcio. Il Real Madrid in Europa, il Paris Saint-Germain in Francia. L’intento è di vendere cara la pelle, di essere un cliente scomodo», ha continuato il tecnico. Nella storia della Coppa le due squadre hanno disputato cinque scontri diretti, anzi quattro. Sì, perché nel 1935 non riuscirono a trovare un accordo sulla data in cui affrontare l’incontro e il sorteggio ammise il San Gallo agli ottavi. L’ultimo duello risale invece al 16 novembre 1997, quando l’Acb – all’epoca in Prima Lega – sbloccò il risultato grazie a Mauro Lustrinelli capitolando in seguito a Edwin Vurens, Erik Regtop e Leonel Herrera. «Il nostro compito è di contrastare il San Gallo, impegnandoci a fondo sul campo e rispettando il nostro sistema di gioco; dovremo sbagliare il meno possibile sicché in fase di transizione sono micidiali». Dal sopracitato Cissé a Mambimbi, uomini capaci di addensare la trequarti. Come tutte le squadre ha tuttavia punti di forza e vulnerabilità «di cui dovremo cercare di approfittare in modo intelligente fin dal fischio iniziale. Vogliamo conquistare il passaggio del turno, fare loro un dispetto, contando sull’apporto dei nostri tifosi. Sono una persona ‘caliente’ e latina, il Comunale dev’essere affollato da 5-6mila spettatori. Quanti più entrano nello stadio».
Più scorrerà il tempo sul cronometro e maggiori saranno le chance del Bellinzona, come dimostrato l’anno scorso, in cui lo Zurigo riuscì a imporsi solo nell’appendice dei supplementari. «Lì avevamo fornito un’eccellente performance: avevamo lavorato sporco, lottato su ogni pallone mettendo in campo il cuore. Non era mancata qualche buona occasione da gol, ma di quell’undici (più riserve) sono rimasti solo Mihajlovic e Chacón. L’altro già in campo era Sauter, fermo ai box». Nelle ultime giornate di campionato l’Acb è caduto in una spirale negativa, sinonimo di quasi due mesi senza la parvenza di vittoria. Il settimo posto e quel magro bottino di 18 punti (di cui tre – persi a tavolino nell’esordio stagionale – sub iudice del Tas, che ascolterà il club il prossimo 17 febbraio) non possono essere soddisfacenti. «L’anno scorso dovevamo evitare la retrocessione, mentre ora possiamo costruire. È un processo che può incontrare delle asperità. Nel mondo del pallone due più due non equivale sempre a quattro, altrimenti Messi avrebbe conquistato la bellezza di otto Champions. Io, Mario e Diego siamo consapevoli del talento di cui disponiamo. Ad esempio Nivokazi ha percorso una traiettoria incredibile rispetto alla passata stagione, come dimostra il gol che si è fabbricato sabato». Lavoro, forza e cuore. «Il calcio è la nostra passione, che cerchiamo di trasmettere alla squadra. Una parola magica, chiave di questa magnifica disciplina. È necessario insistere così da unire tutti questi pezzi».
Le assenze di Sauter e Sörensen risultano comunque pesanti. «Ilan l’anno scorso era un giocatore normale, mentre oggi è uno dei centrali più bravi della serie cadetta. Una defezione che si nota, ma chi è chiamato a sopperire alla sua mancanza deve assumersi maggiori responsabilità, dimostrare più fame. Qualità che oggi difettano». Il tecnico non ha nascosto il suo apprezzamento nei confronti di Sörensen in quanto «mette il cuore in campo. Non è regista, eppure nelle occasioni che ha occupato questo ruolo è tornato sotto la doccia senza fiato. Questi sono i riferimenti di cui necessita il Bellinzona». Il modo di concepire il calcio è differente alle nostre latitudini, «c’è bisogno di motivare ogni giorno i ragazzi. Ho un figlio autistico, che non parla, ma niente mi rende triste. La squadra invece non sorride: bisogna essere felici non appena si annusa l’aria del terreno da gioco. Qui la cultura ‘calcistica’ è differente rispetto alla Spagna. Io soffro per il calcio, se non vinco passo tre giorni senza parlare. È questa passione che mi sprona ogni giorno, altrimenti mi ritirerei assieme alla mia famiglia e qualche animale». Una passione che traspare pure dalle parole di Brenno Martignoni-Polti. «La Coppa è sempre una festa, un appuntamento di fuoco. Il San Gallo è un bel calice al quale forse potremmo attingere staccando il biglietto per il prossimo turno. È una rassegna che non finisce mai di stupire in tutto il nostro territorio, la partita dell’anno che speriamo venga coronata da quel successo che attendiamo da troppo tempo. Le vendite stanno andando bene, sia fra i nostri tifosi che fra quelli ospiti». Biancoverdi attesi in massa, più di cinquecento e le richieste continuano a crescere.
L’appuntamento di Coppa verrà seguito lunedì 9 dicembre (dalle 19) dalla serata di Gala in occasione del 120esimo anniversario del club. Un emozionante tuffo nel passato che sarà impreziosito dalla presenza di vecchie glorie come Paulo César nonché da Vladimir Petkovic, Pier Tami e forse Murat Yakin. I momenti d’oro del Bellinzona, dimensione in cui la società intende ritornare. «Non viviamo di nostalgia, ma di tappe», ha continuato il presidente. Il comitato ha ricostruito il settore giovanile «adottando un’impostazione differente grazie a un nuovo responsabile tecnico, Simone Sümer, che già conosce l’ambiente. Siamo finora soddisfatti, ma volteremo definitivamente pagina solo a giugno dell’anno prossimo». L’ex sindaco di Bellinzona ha inoltre comunicato una piacevole novità,ossia il ritorno del Torneo internazionale U19. Una rassegna che trasuda storia da ogni poro. La data, il 5 aprile 2026. Un conto alla rovescia simbolico è scattato questa mattina. «L’intento è di offrire la sua versione completa, perciò necessitiamo di più tempo così da rispettare la tradizione. È una grandissima notizia perché abbiamo faticato a ridare assetto a questa manifestazione, studiando un apparato parallelo al comitato dell’Acb che si avvarrà della collaborazione di un responsabile tecnico». Un responsabile tecnico che si occuperà di far rinascere dalle ceneri il torneo, che vedrà la partecipazione di otto squadre fra cui la U19 del Bellinzona. Non il Team Ticino, che la società incontrerà nel mese di gennaio. La rassegna toccherà gran parte del territorio, ma «il focus verrà posto sul Comunale soprattutto nelle fasi conclusive. Nel 2025 ci sarà comunque qualcosina, che non sarà nel periodo di Pasqua ma verosimilmente nelle pause nazionali del prossimo autunno». L’organizzazione del club è in crescita. Una crescita «che richiede tempo, energie. Che mostrerà ancora qualche lacuna perdonabile. Chiediamo dunque alla tifoseria di mettere anzitutto la squadra, di buone prospettive, motivata!».