Chi sarà la regina Wta nel 2024? L’atto finale della battaglia per il numero 1 del ranking mondiale inizia oggi, per la prima volta in Arabia Saudita, tra la numero 1 Aryna Sabalenka e la numero 2 Iga Swiatek. Palcoscenico: i Masters di fine stagione. «Sarà una battaglia feroce – ha anticipato a inizio settimana la direttrice del torneo ed ex numero uno del mondo Garbine Muguruza –. Non vedo l’ora di vedere come gestiranno la pressione».
Il sorteggio ha inserito la polacca, spodestata dal trono a ottobre, nello stesso gruppo delle americane Coco Gauff (3ª) e Jessica Pegula (6ª) e della ceca Barbora Krejcikova (13ª). La bielorussa affronterà l’italiana Jasmine Paolini (4ª), la kazaka Elena Rybakina (5ª) e la cinese Qinwen Zheng (7ª). Prima dell’inizio del torneo, che può fruttare fino a 1’500 punti al vincitore, nella classifica Wta Sabalenka e Swiatek sono divise da 1’046 punti.
Detentrice del titolo agli Australian Open e agli Us Open e vincitrice dei tornei Wta 1000 (i più prestigiosi dopo i Grandi Slam) di Cincinnati e Wuhan, la bielorussa ha la garanzia di concludere l’anno in testa alla classifica mondiale se vince i tre incontri del girone o raggiunge la finale.
Il compito della sua rivale è molto più complicato. Vincitrice dell’Open di Francia e di quattro titoli Wta 1000 (Doha, Indian Wells, Madrid e Roma), Iga Swiatek deve aggiudicarsi il torneo per avere qualche possibilità di reclamare il trono della numero uno. Le ultime settimane sono state turbolente per la polacca, tra il ritiro dai Wta 1000 di Pechino e Wuhan per “motivi personali” e la fine della collaborazione con il suo allenatore Tomasz Wiktorowski. Ora allenata dal belga Wim Fissette, ex mentore della connazionale Kim Clijsters e della giapponese Naomi Osaka, la polacca non ha più giocato dalla sconfitta nei quarti di finale degli Us Open contro Jessica Pegula.
A parte la posta sportiva in gioco, il Masters si terrà per la prima volta in Arabia Saudita, uno Stato regolarmente accusato dalle Ong di violazioni dei diritti umani, in particolare quelli delle donne. Secondo Garbine Muguruza, le giocatrici presenti a Riyad «non vedono l’ora» di partecipare al torneo. Nonostante le critiche delle leggende del tennis Chris Evert e Martina Navratilova sulla scelta del Paese ospitante, «ho sentito solo cose positive – ha detto la spagnola –. È un Paese nuovo per noi, un nuovo mercato».
Arij Mutabagani, presidente della Federazione tennistica saudita, spera che l’evento possa “ispirare” la popolazione locale. L’obiettivo dichiarato è di avere un milione di persone che giocano a tennis nel Paese entro il 2030, ha dichiarato all’Afp.
La vincitrice del torneo lascerà Riyad con il più grande cachet nella storia del Masters: tra i 4,46 e i 5,16 milioni di dollari, a seconda della sua prestazione nella fase a gruppi. Il record precedente era detenuto dall’australiana Ashleigh Barty, che aveva ricevuto 4,42 milioni di dollari per la sua vittoria a Shenzhen, in Cina, nel 2019.
A metà ottobre l’Arabia Saudita, che già organizza un Gran Premio di Formula 1 e il lucroso circuito di golf LIV, ha attirato le stelle del tennis maschile per un torneo di esibizione, il Six Kings Slam, anch’esso riccamente dotato. Alla domanda sulle motivazioni che lo hanno spinto a partecipare al torneo, in un calendario maschile già particolarmente fitto, Carlos Alcaraz, numero 2 del mondo, ha ammesso che il denaro era una delle ragioni. «Se dovessi dire che ho partecipato solo per divertimento o per giocare partite, senza pensare ai soldi, mentirei – ha affermato lo spagnolo durante una conferenza stampa al Masters 1000 di Parigi –. L’Arabia Saudita ha offerto il montepremi più alto della storia e questa è stata una buona motivazione», ha ammesso Alcaraz.