Le contrastanti emozioni croate portano in dote l’ascesa nella top 50. L’inatteso ritorno di Wawrinka, che dopo gli Slam potrebbe correre per gli Oscar
Si stava solo accingendo a ringraziare gli sponsor del torneo, col microfono in mano, ma a quel punto il rubinetto delle lacrime s’era inesorabilmente aperto. Un pianto spontaneo, maledettamente sincero quello di Stan Wawrinka. E coinvolgente: impossibile non commuovere i quattromila spettatori balzati tutti in piedi per applaudirlo (e tra loro ce ne sono alcuni che brandiscono dei cartelloni con le immancabili bandierine rossocrociate), lui che non solo in carrira si è guadagnato ben tre titoli nello Slam, ma che nel 2014 – dopo aver sconfitto Rafa Nadal contro ogni pronostico agli Australian Open – era diventato il tennista più vecchio a riuscirvi dai tempi di Goran Ivanisevic, a cui è proprio intitolato lo stadio di Umago. Ma tu guarda le coincidenze.
«So che è stupido piangere» dice, quasi a volersi scusare, «ma amo così tanto questo sport... E voi – aggiunge rivolgendosi al pubblico – avete reso questa settimana così speciale: spero davvero di poter tornare». I maligni diranno che quello sfogo è il semplice frutto della consapevolezza d’aver sprecato l’occasione di tornare infine a vincere un titolo nell’Atp sei anni dopo l’ultima volta, alla veneranda età di trentott’anni, sportivamente parlando. Oltretutto, in una finale giocata contro un avversario bravo finché si vuole – di questo Alexei Popyrin è probabile che sentiremo di nuovo parlare in futuro – ma che nel bel mezzo della notte croata viene assalito dai crampi, e in campo dà tutta l’impressione di faticare anche solo per riuscire a muoversi. Infatti, a caldo, al termine di un’avvincente e combattuta finale il ventitreenne di Syndey commenterà il successo con uno schietto «non so neppure io come ho fatto a vincere».
Ed è ovvio, Stan sa bene di aver gettato alle ortiche un’opportunità magari anche irripetibile, crudele beffa al termine di una settimana di racchettate come dio comanda, ma in Croazia il veterano di Saint-Barthélemy la sua vittoria l’ha comunque ottenuta. Perché da ieri mattina, quando sono state pubblicate le nuove classifiche Atp, Stan the Man è di nuovo tra i migliori cinquanta tennisti al mondo. Sembra poca cosa, pensando che a fine gennaio di quel glorioso 2014 il romando era il terzo giocatore del globo, cinque posizioni davanti a Federer. Ma ora che il Roger nazionale non c’è più, Wawrinka è tornato a essere il numero uno rossocrociato scavalcando Marc-Andrea Hüsler a inizio giugno, e adesso può festeggiare il raggiungimento di un altro (pur simbolico) traguardo, quello della top 50 planetaria. E pensare che nel maggio di un anno fa era ancora il numero 361 al mondo, dopo quella doppia operazione al piede che l’aveva costretto a chiudere anzitempo il 2021. E forse non soltanto quella, temeva qualcuno. Anche perché era la seconda volta in pochi anni che capitava, siccome già nel 2018 dovette star fermo per qualche mese, retrocedendo fino al 263esimo posto in graduatoria.
Invece, nonostante in pochi gli dessero credito – cosa di cui senz’altro lui se ne infischia, visto che da sempre è tra i campioni più sottovalutati dell’intero circuito – Stanimal è sempre qui. Lui che è uno dei tre soli giocatori al mondo ad averli battuti tutti, i Djokovic, i Federer, i Nadal e i Murray, in un’epoca in cui quello dei Fab Four era un marchio in grado di fare concorrenza persino a quello autentico (i Beatles, ovviamente) e a testa alta si appresta a inaugurare la tournée nordamericana dall’alto del quarantanovesimo posto nell’Atp. E chissà cos’altro il futuro gli riserverà ancora.
A proposito di futuro: quello di Stan è ancora tutto da scrivere, pur se in un’intervista rilasciata nel 2020 alla rivista Paris Match, parlando del post carriera Wawrinka aveva detto «m’interesso a un sacco d’altre cose, come il cinema, ad esempio». Del resto, non più un anno e mezzo fa, proprio grazie al suo intervento nelle inedite vesti di produttore cinematografico, il tennista era riuscito a salvare la commedia francese ‘Maison de retraite’, con Gérard Depardieu e Jean-Luc Bideau, tra gli altri, che abbisognava di fondi per approdare nelle sale dopo la partenza di uno dei finanziatori. Alla precisa domanda sul suo fututro, tuttavia, Stan rispondeva così. «I miei progetti preferisco tenerli per me: per adesso voglio concentrarmi al 100% sul tennis». A quanto sembra, i risultati gli stanno dando ragione.