TENNIS

Dal miracolo dell’acqua ai timeout medici, gli scivoloni di Nole

Il numero uno al mondo è spesso caduto in dichiarazioni e atteggiamenti quanto meno discutibili

12 gennaio 2022
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Il tentativo di entrare in Australia sulla base di dichiarazioni – volutamente o no – false, non rappresenta il primo inciampo di Novak Djokovic, il cui smisurato ego lo ha portato più volte a compiere il passo più lungo della gamba. All’interno come all’esterno del rettangolo da gioco.

Nel mese di settembre del 2020, proprio quando davanti a lui sembrava essersi aperto un corridoio che portava alla vittoria degli Us Open, Djokovic era stato squalificato nel corso dell’ottavo di finale contro lo spagnolo Pablo Carreño, per aver colpito con una pallina (in modo involontario) una giudice di linea. Un gesto figlio della frustrazione per aver perso il turno di servizio, in un Arthur-Ashe completamente vuoto a causa delle restrizioni anti-Covid. «Sono veramente triste e svuotato per quanto accaduto – aveva commentato –. Mi sono assicurato dello stato di salute della giudice e i responsabili del torneo mi hanno garantito che, grazie a Dio, sta bene. Sono terribilmente desolato per avergli causato un simile stress».

Adria Tour, alla faccia del virus

Nel giugno dello stesso anno, in piena pandemia e con il mondo dello sport (tennis compreso) fermo ad aspettare tempi migliori, Djokovic aveva organizzato l’Adria Tour, una serie di tornei-esibizione nei Balcani. Una “festa del tennis” brutalmente interrotta a Zadar, in Croazia, quando il bulgaro Grigor Dimitrov era rimasto vittima del Covid-19. Più tardi, lo stesso Djokovic, sua moglie Jelena, il connazionale Viktor Troicki e il croato Borna Coric avevano annunciato di aver contratto il virus. Come se non bastasse, i giocatori erano stati aspramente criticati per essersi recati in una discoteca, con balli ed abbracci alla faccia del distanziamento sociale.

’Dica 33’

Il tennista serbo si è sovente attirato le critiche dei colleghi, in particolare per quello che viene considerato un eccessivo ricorso a cure mediche durante le partite, da molti ritenuto uno stratagemma per rompere il ritmo all’avversario. «Ogni qualvolta un confronto si complica, chiede il time out medico», si era lamentato Careno nel 2020 dopo la sconfitta nei quarti di finale del Roland-Garros.

Un vezzo che era iniziato già agli Us Open del 2008, quando in occasione di una vittoria in cinque set contro Tommy Robredo, aveva richiesto per due volte l’assistenza medica. In conferenza stampa, il suo successivo avversario, Andy Roddick, aveva reagito con ironia… «Ha dichiarato sedici infortuni in una partita. Ci mancava solo che dicesse di avere l’aviaria e la Sars…».

Nel 2021 a lamentarsi era stato lo statunitense Taylor Fritz, battuto in cinque set al terzo turno degli Australian Open, in una partita nella quale il serbo aveva affermato di aver tenuto il campo nonostante uno strappo addominale… «Se fosse stato davvero infortunato, non avrebbe potuto continuare a giocare», aveva chiosato Fritz. Le condizioni di Nole erano poi velocemente migliorate, tanto da permettergli di aggiudicarsi il suo nono successo a Melbourne.

Il miracolo dell’acqua

Le prese di posizione di Djokovic hanno fatto discutere anche fuori dal campo da tennis. La dieta vegana, la meditazione e lo yoga fanno parte di uno stile di vita largamente accettabile e che, soprattutto, non reca danno a terzi. Diverso, invece, l’atteggiamento più volte espresso a parole e con i fatti, nei riguardi del Covid-19, sulla base di teorie spesso strampalate e prive di fondamento scientifico. E censurbile è pure la relazione con personaggi quantomeno discutibili come Chervin Jafarieh, una sorta di guru del benessere secondo il quale le molecole dell’acqua possono essere influenzate dai pensieri positivi. «Conosco persone capaci, con l’energia della forza del pensiero e grazie alla preghiera, di trasformare il cibo più tossico e l’acqua più velenosa in prodotti puri e sani». Come è stato fatto notare, dichiarazioni piuttosto inquietanti e pericolose in un mondo nel quale una larga parte della popolazione non ha accesso all’acqua potabile.

Le tenniste non valgono i tennisti

Dulcis in fundo, lo scivolone sessista nel quale Djokovic era rimasto coinvolto nel 2016, quando in un primo tempo aveva sostanzialmente avallato le dichiarazioni del Ceo di Indian Wells, Raymond Moore, salvo poi correre ai ripari e scusarsi sul suo profilo Facebook. Ma cosa aveva detto Moore? In pratica, si era schierato contro la parità di montepremi, affermando che «le donne nel tennis vivono alle spalle degli uomini. Le tenniste dovrebbero baciare i piedi di Nadal e Federer ogni santo giorno». Le polemiche immediatamente scatenatesi lo avevano costretto alle dimissioni.