Tennis

Federer, le occasioni perse di una carriera straordinaria

Per quanti titoli Roger abbia vinto, ecco un riassunto dei principali passaggi a vuoto che gli sono costati qualche vittoria

Ieri
15 luglio 2019
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Titolare di pressoché tutte le qualità proprie a uno sportivo, Roger Federer un punto debole ce l’ha, ci si perdoni l’ardire nello scalfirne la grandezza: non ha sempre brillato per concretezza, lungo una carriera costellata da trionfi e di qualche clamorosa occasione sprecata, ultima in ordine di tempo la finale di Wimbledon persa 13-12 al tie-break del quinto set.

È come se gli facesse difetto il ‘killer istinct’ proprio invece ai suoi rivali più temibili, su tutti Rafael Nadal e Novak Djokovic. Due che non si fanno certo pregare per portare a casa le partite, quando si presenta loro l’opportunità. A stanare gli avversari, l’elvetico è ovviamente il numero uno, ma quando si tratta di piazzare la zampata letale, a volte fa cilecca, consentendo loro di tornare in partita, o quantomeno di rinviare la sconfitta che andava profilandosi.

Scorrendo all’indietro la sua carriera, si riesce a risalire fino a ventidue partite perse nonostante dei matchball a favore, ovviamente non convertiti. Sono tante, ma il loro numero è naturalmente proporzionale al numero di tornei, di quarti, semifinali e finali disputate, molto superiore a quello di pressoché tutti i colleghi, con l’eccezione del formidabile duo di testa, i citati Rafa e Nole, più cinici di lui, anche se complessivamente meno titolati.

Il triste elenco

I primi matchball vennero sprecati a Vienna, il 14 ottobre 2000 contro Tim Henman: Federer arrivò al doppio matchpoint sul 6-5, 15-40, servizio Henman. Venne battuto 2-6 7-6 6-3. Quella, però, è una di quelle pagine che solo gli statistici più convinti hanno conservato nella loro memoria. Ce ne sono altre così, ma non reggono il confronto con sconfitte di ben altra gravità

Una delle occasioni mancate più clamorose fu a Roma, il 14 maggio 2006, in finale contro Rafael Nadal: Federer fallì i matchpoint sul 6-5 del quinto set sbagliando due dritti, con lo spagnolo al servizio. Venne sconfitto 6-7 7-6 6-4 2-6 7-6, in una delle partite più memorabili della storia sulla terra battuta.

 

La rivalità tra i due venne definitivamente consegnata alla leggeda a Wimbledon 2008, in una finale annunciata come bellissima, rivelatasi poi sublime, per intensità.

Si scontrarono già a Parigi, nemmeno un mese prima: Roger ne uscì a pezzi, demolito  con un irripetibile 6-1 6-3 6-0. Sullo slancio, Rafa vinse il Queens’, spezzando il suo personale tabù sull’erba e proponendosi come serio candidato al titolo anche a Londra. Il detentore è proprio Roger, fresco di titolo a Halle, utile per dimenticare la figuraccia sul ‘rosso’ parigino, imbattuto sui campi dell’All England Club dal 2002, e su erba da 59 incontri, già cinque volte vincitore a Wimbledon, le ultime due contro il maiorchino in finale. Sul 6-4 6-4 3-3 0-40 servizio Federer, Nadal è a un punto dal successo, ma subisce la rimonta del rivale che lo costringe al quinto dopo aver rimontato il tie-break del quarto che lo vedeva sotto 2-5, annullando due matchball. Al momento di prendere il sopravvento sfruttando l’emotività dell’incredibile ritorno in superficie, Roger non assesta il colpo di grazie, e soccombe 9-7 al quinto. Vi è l’impressione che, a ruoli invertiti, lui lo scotto alla rimonta lo avrebbe pagato.

 

Restando in ambito Slam, tra i ricordi più dolorosi si infilano due incroci con Novak Djokovic, agli Us Open. Nel 2010 Federer arrivò al doppio matchpoint sul 5-4 del quinto, servizio del serbo. Venne sconfitto 5-7 6-1 5-7 6-2 7-5. L’anno successivo il tragico copione si ripetè, con un finale doppiamente drammatico, merito di una sceneggiatura che  pareva davvero redatta per entrare nella storia delle imprese mirabolanti dello sport: semifinale, ancora contro Djokovic. Stavolta Roger ha due matchball da capitalizzare con il servizio a disposizione. 5-3 40-15, al quinto set. Sul primo matchball Djokovic mette a segno una risposta vincente di dritto. Un colpo visibilmente eseguito in stato alterato dalla rabbia verso il pubblico di New York, completamente schierato a favore dell’elvetico. Nole non gradì, e a occhi chiusi sparò un dritto a casaccio che atterrò sulla riga opposta, con un incrocio che risultò imprendibile, dopo il quale pretese dagli spettatori gli applausi che, a suo giudizio, gli erano stati fin lî ingiustamente negati. Ne seguì uno scambio prolungato, sul 40-30, vinto ancora dal serbo. Federer accusò pesantemente il colpo, subì il break del 5-5 e si inchinò 5-7, perdendo subito dopo una seconda volta la battuta. Un finale drammatico, una sconfitta che, per come maturò, lasciò l’amaro in bocca al basilese per molte settimane. Prima del ko di Wimbledon domenica, a precisa domanda su quale fu la sconfitta più dolorosa, verosimilmente Roger avrebbe indicato quella semifinale contro Djokovic. Ora è legittimo che sia di un avviso diverso. E di traverso si sono messi nuovamente il destino e il serbo.

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