Nell'ultima prova della rassegna iridata il neocastellano è semplicemente magistrale, doma la pressione e tutta la concorrenza
Già capace di stappare più volte lo champagne, la squadra rossocrociata sperava di chiudere la rassegna iridata di Saalbach piazzando il classico acuto. E l'acuto c’è stato grazie a un fantastico Loïc Meillard, che ha saputo reggere la pressione laureandosi campione del mondo fra i paletti stretti e mettendosi alle spalle Atle Lie McGrath e Linus Strasser. Il neocastellano ha così posto fine a un'astinenza di ben 75 anni (in campo maschile) nella specialità, quando s'impose Georges Schneider, imitando la regina dello slalom femminile Camille Rast – seguita da Wendy Holdener, argento – nel breve volgere di 24 ore. Dal 1950 i nostri slalomisti hanno inoltre collezionato solo tre medaglie, l'ultima delle quali nel 2003 a opera di Silvan Zurbriggen. La truppa elvetica ha dunque racimolato un bottino di 13 meraviglie (5 ori, 5 argenti e 3 bronzi) sulle nevi austriache, a una lunghezza dal record firmato nell'ormai lontano 1987 a Crans-Montana.
Bravo a domare la tracciatura estenuante, e parecchio angolata, della prima manche, Meillard ha controllato le forti emozioni di essere il penultimo a scattare dal cancelletto (come in passato non sempre accaduto) attaccando sino in fondo. A caccia del suo primo titolo a livello individuale per coronare due settimane a dir poco strepitose nel comprensorio austriaco, in cui aveva già raccolto l'oro in combinata e il bronzo in gigante, il neocastellano è stato magistrale nella seconda discesa. Il 28enne, salito quattro volte sul podio questa stagione in slalom, aveva comunque tutte le carte in regola per realizzare un exploit. "Ho sempre creduto di essere uno dei migliori, adesso ci sono le medaglie (sei complessive, ndr)... È stato difficile gestire a livello emotivo questa manche, ma ero sereno e tranquillo", ha commentato il fresco campione del mondo, che si è definitivamente scansato dall'ombra di Marco Odermatt.
Al comando della prima manche, Clément Noël non è invece riuscito a mettere in bacheca anche l'oro iridato uscendo dal tracciato e non beneficiando quindi della tracciatura del suo allenatore Kevin Page. Proprio colui, il francese, che poteva soffrire maggiormente il disegno ‘norge’ ha invece patito la pressione nella seconda dimostrando fin dai primi metri di non poter attaccare il riferimento stampato dal rossocrociato. Il transalpino si era imposto ben quattro volte in questo inverno e intendeva coronare anche il sogno mondiale dopo quello marchiato a cinque cerchi. Il campione uscente (e pettorale rosso di leader della specialità) Henrik Kristoffersen è per contro parso meno pimpante del solito, non riuscendo a riscattarsi nella seconda discesa e compiere l'incredibile rimonta valsa l'oro a Courchevel due anni or sono.
Nella top ten, ma fuori dai giochi che più contano, Tanguy Nef doveva sperare in una seconda manche impeccabile per sognare in grande: la sua discesa è stata pulita, senza tuttavia correre quei rischi necessari a entrare in lizza per le medaglie. Come dimostra il distacco, ben 1"69 dal connazionale. Più in difficoltà rispetto allo slalom della combinata, su condizioni di neve che tuttavia esaltavano le sue qualità, anche Marc Rochat ha ultimato una prova senza particolari sbavature chiudendo la sua fatica proprio a ridosso dei quindici. Fuori a pochi centimetri dal secondo intertempo, dal canto suo Daniel Yule non è riuscito a tornare a esprimersi su alti contenuti nella rassegna iridata.