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L’addio di Nicole Gasparini alle gobbe: ‘Non ne avevo più’

La 25enne ticinese si ritira: ‘Un po’ di paura del cambiamento c’è, ma ora mi accorgo di aver vissuto moltissime esperienze’

In bacheca c’è una Coppa Europa, le partenze in Cdm sono 23
(Ti-Press)
9 dicembre 2022
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L’annuncio è arrivato domenica, Nicole Gasparini ha deciso di appendere gli sci al chiodo. La 25enne di Cadro, specialista delle gobbe, spiega quando è arrivata la scelta: «Ho deciso in estate, durante la preparazione atletica, quando mi sono resa conto che non ne avevo più. Ci ho messo un po’ a capirlo, sentivo che c’era qualcosa di diverso, che non avevo la motivazione delle altre volte, ma non essendomi mai trovata in quella situazione non capivo cosa fosse successo. Poi più si intensificavano gli allenamenti, più il mio corpo mi andava contro e ho capito che era il momento».

Come ti senti ora? «È stato un periodo un po’ strano, andavo a momenti. So di aver preso la decisione giusta, testa e cuore sono d’accordo, quindi non ho nessun rimpianto, ma è chiaro che è strano, dopo tanti anni che avevo la stessa routine e che passavo tanto tempo lontano da casa, devo un po’ abituarmi a una routine diversa. Ho un po’ di paura, ma i cambiamenti la provocano sempre».

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In allenamento a Tenero

I risultati

Si chiude così un’avventura che ai massimi livelli è durata una decina d’anni, il debutto in Cdm avvenne il 14 dicembre 2013 a Ruka in Finlandia, il miglior risultato è un ventesimo posto nel 2016 a Mosca: «È stata una lunga carriera, quando sei dentro non te ne accorgi, ma adesso che riguardo indietro mi accorgo di aver vissuto tantissime cose».

Il più grande successo della carriera di Nicole è probabilmente la vittoria nella classifica generale di Coppa Europa nel 2016. È anche la maggiore soddisfazione? «È stata sì una grande soddisfazione, ma devo dire che, anche se poi non sono riuscita a gareggiare, quando nel 2018 mi sono qualificata per i miei primi Mondiali a Deer Valley è stata una grande soddisfazione, mi aveva resa felice aver conquistato questo piccolo successo di rientro dal secondo infortunio, anche se poi non si è concretizzato».

Ai Mondiali la ticinese ha comunque potuto prendere parte nel 2021, ad Almaty in Kazakistan… «A livello di risultati non ero soddisfatta, non ho ottenuto ciò per cui mi ero allenata. Ma già il fatto di aver potuto partecipare, con lo staff che mi ha dato fiducia, è stato bello. Poi c’è stato qualche problema col Covid, in generale quella è stata una stagione un po’ difficile, in quanto c’era sempre la paura di risultare positive, per cui non si vivevano molto bene le trasferte, ci si chiudeva in albergo e si usciva solo per fare la spesa e per andare sulle piste. In più avevamo lo staff positivo, per cui è stato piuttosto stressante; per fortuna ora le restrizioni per il Covid sono state ridotte».

Non è invece mai arrivata la partecipazione ai Giochi olimpici, è qualcosa che ti pesa? «È chiaro che mi dispiace, infatti al momento in cui ho deciso di smettere ho percepito la mancanza di non essere riuscita ad andare nemmeno una volta alle Olimpiadi, mi dispiace, ma so che ci ho provato e non ci sono riuscita, per cui non ho il rimpianto di non averci nemmeno tentato. Non è magari qualcosa di molto consolante, ma la guardo da quel lato».

I problemi fisici

Qual è la più grande delusione che hai dovuto subire? «L’ultimo infortunio (avvenuto nel 2019, a un ginocchio che già l’aveva costretta a interrompere la stagione nel 2014 e nel 2016, ndr) è stato il più tosto, in quanto è la terza volta che ho rotto il crociato, sentivo che stavo compiendo uno step importante e mi sono dovuta fermare per due anni, a causa della riabilitazione. Poi anche quest’anno realizzare, dopo l’ultima gara di Coppa del mondo prima delle Olimpiadi, di non essere riuscita a qualificarmi e che non sarei andata in Cina, è stato tosto».

Proprio gli infortuni ricorrenti sembrano aver impedito un’ulteriore crescita… «Non voglio fare la vittima sui risultati, perché non so come sarebbe andata senza. Sono però cosciente che avrei avuto a disposizione molte più ore sulla neve e in allenamento, che invece ho dovuto trascorrere in riabilitazione. Quindi sicuramente un impatto c’è stato, poi non so se avrei fatto dei podi in Coppa del mondo – io me lo auguro –, però mi piace pensare che i risultati sarebbero stati migliori, ma è una di quelle cose che purtroppo non si potranno mai sapere».

È anche vero che chi si dedica ai Moguls deve purtroppo mettere in conto qualche danno alle ginocchia… «Non solo nel nostro, purtroppo in molti sport a livello élite è una realtà avere tanti atleti che si infortunano quasi ogni stagione, mentre altri che in tutta la carriera subiscono un solo infortunio, per cui c’è chi è sempre al top e chi invece ha sempre qualche acciacco. Fa parte, spesso si vede solo chi vince, ma ci sono anche tanti infortunati e ho visto tanta gente non riuscire mai ad andare alle Olimpiadi. Sul momento mi sono detta che ero l’unica a non essere riuscita a ottenere la qualificazione; in verità no, conosco tanta gente che ha dato tanto allo sport, pur mancando questi obiettivi».

I ricordi

Una carriera così però non può non lasciare tanti bei ricordi, iniziando dal luogo preferito: «Un posto per me speciale sarà sempre Deer Valley, perché dal mio primo infortunio nel 2014, l’anno in cui sarei dovuta andare lì per la prima volta a competere in Coppa del mondo, non sono mai riuscita a gareggiarvi fino al 2021, o per annullamento delle gare o per infortunio. È la pista su cui tutti vogliono competere e quindi per me essere lì è stato speciale, quando ho finalmente corso mi sono detta ‘ok, ce l’ho fatta’».

Proprio a Deer Valley si è svolta la tua ultima gara di Cdm (l’addio definitivo è stato in Coppa Europa il 7 marzo a Livigno), lo scorso gennaio, sembra che l’abbia voluto il destino… «Esatto, è la sensazione che è venuta anche a me quest’estate. Perché volevo fare ancora una stagione, avevo questo pensiero, ma poi dopo aver fatto le mie riflessioni ho deciso di no, è magari una cosa un po’ amara perché non sono riuscita a concludere come avrei voluto, ma il fatto che sono riuscita a disputare un’ultima gara di Coppa del mondo sarà sempre un bel ricordo, nonostante non sia riuscita a qualificarmi per le Olimpiadi».

C’è anche una persona che ti è rimasta particolarmente nel cuore? «Trovare una persona è più difficile, visto che ne ho incontrate tantissime, ma forse una è un preparatore riabilitativo di Winterthur, Goran, che mi seguiva nel 2019 assieme a una fisioterapista molto brava, e lui mi ha detto, visto che il mio obiettivo era di rientrare in tempo per la stagione olimpica, "io non ti garantisco che ti farò andare alle Olimpiadi, ma ti garantisco che quando uscirai da qui ti preparerò in modo che non subirai più infortuni". È stata una frase che inizialmente mi ha fatto un po’ ridere, visto che ero reduce da diverse stagioni in cui qualche infortunio lo subivo sempre. Però una volta uscita da quel centro nel 2020 ho svolto due stagioni complete, senza alcun infortunio o dolore e ho imparato tantissimo sul mio corpo, perché lì a Winterthur mi hanno ricostruita da cima a fondo, a livello di postura e muscolatura e sarò sempre grata a lui e tutto il team che mi ha curata».

Cosa ti mancherà maggiormente di questo sport? «Ci sono tanti aspetti che mi mancheranno, il nostro sport è una piccola comunità in cui si conoscono tutti e in cui c’è tanto rispetto tra gli atleti, è un po’ come una grande famiglia e non rivedere più tante delle facce che ho visto per la maggior parte del tempo negli ultimi dieci anni mi mancherà. Inoltre anche poter andare in giro per il mondo a sciare, trovarsi in paesaggi magici sarà qualcosa che mi mancherà, ma spero di rimediare come turista».

Nel comunicato in cui annunci il ritiro racconti che «lo sci mi ha insegnato tanto, lezioni che non avrei appreso se non avessi abbracciato la vita da sportiva d’élite», qual è la lezione più importante che ti ha insegnato? «Che vale sempre la pena provarci, io l’ho visto spesso. Dopo gli infortuni mi è capitato di pensare di mollare, ma il desiderio di tornare era sempre così forte che mi ha aiutato a rientrare e sono felice di averci sempre riprovato. Nonostante non abbia raggiunto tutti gli obiettivi prefissati, sono comunque grata di essermi data la possibilità di riprovarci sempre».

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‘Deer Valley è un posto speciale’

Il futuro

Ora per Nicole è tempo di pensare al prossimo capitolo della sua vita, anche da un punto di vista professionale… «Adesso frequento a tempo pieno il secondo anno del Bachelor in Leisure management alla Supsi e à côté ho iniziato a lavorare nell’ambito del marketing per una piccola start-up. In futuro mi piacerebbe rimanere nell’ambito sportivo, il mio sogno è quello di poter magari lavorare per Swiss Ski o Swiss Olympic e rimanere così nel mio ambiente, questa scuola può aiutarmi a raggiungere questi obiettivi, per cui sono contenta di avere iniziato questo percorso già qualche anno fa».

Nell’ambito dello sci freestyle ti piacerebbe provare un ruolo diverso da quello di atleta? «Non lo so ancora, mi piacerebbe fare qualcosa a livello internazionale, seguendo magari le orme di Andrea Rinaldi, ma non ci ho ancora pensato».

Certo è che da questo mondo non ti distaccherai completamente… «Sicuramente, è difficile staccare del tutto. Già adesso a dicembre aiuterò qualche giorno Deborah Scanzio ad allenare i ragazzi più giovani del freestyle e mi piace poter ridare un po’ a questo sport».

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Con Deborah Scanzio ad Airolo