Parla Urs Lehman, il presidente di Swiss Ski. 'Tre delle ultime cinque edizioni erano deficitarie. Noi possiamo aiutare, ma non con un milione'
E venne il momento di Urs Lehmann. Qualche ora dopo che pure la politica aveva deciso di scendere in campo, con la lettera aperta rivelata dal 'Blick' firmata da numerosi dei deputati bernesi al Nazionale, i quali chiedevano a gran voce la fine del braccio di ferro tra Swiss Ski e gli organizzatori della libera del Lauberhorn per non mettere in pericolo il futuro della storica competizione, il presidente della Federsci nazionale riunisce la stampa per dire la sua su una querelle esplosa negli ultimi giorni. Dopo che, in verità, già a gennaio sulle colonne della Berner Zeitung il capo degli organizzatori della leggendaria kermesse, Urs Näpflin, aveva sollevato il problema di liquidità con cui doveva fare i conti l'irrinunciabile appuntamento nell'Oberland bernese, rivelando al mondo intero che, in pratica, in cassa non c'erano più soldi. In altre parole, che la leggendaria discesa organizzata una prima volta nel 1930 per dimostrare che gli sciatori svizzeri potevano battere i migliori britannici, sul pendio su cui trionfò gente del calibro di Toni Sailer, Franz Klammer, Bernhard Russi, o naturalmente Beat Feuz, senza qualche appoggio dall'esterno sarebbe sparita definitivamente dai radar del Circo bianco.
«Wengen è importante, Wengen ci appartiene - spiega Lehmann, che prima di essere un dirigente di Swiss Ski in passato è stato sciatore di professione, e quella neve senz'altro la conosce bene -, ma la verità è che il problema principale non risiede sul versante di Swiss Ski. Infatti, delle ultime cinque edizioni ben tre si sono chiuse con un deficit». Arrivato a toccare quota 270 mila franchi nell'edizione 2019.
Il contenzioso tra la Federsci rossocrociata e gli organizzatori del Lauberhorn è essenzialmente legato alla ridistribuzione dei proventi dei diritti televisivi e commerciali. Un braccio di ferro che finora non ha decretato né vincitori né vinti, con il Tribunale arbitrale dello sport costretto a piazzarsi nel mezzo. «Per prima cosa - spiega Lehmann - bisogna lavorare sulla commercializzazione dell'evento del Lauberhorn, ottimizzandone il rendimento come prodotto. Il secondo punto, poi, è il sostegno da parte del settore pubblico». In pratica, l'invito agli organizzatori è quello di stringere accordi con le autorità per ottenere una garanzia di copertura del debito di un evento la cui portata regionale è enorme, siccome - rivela uno studio pubblicato nel 2002 - le gare al Lauberhorn generano un indotto quantificabile in circa nove milioni di franchi.
Riuscissero a raggiungere quel doppio traguardo, a quel punto gli organizzatori potrebbero contare sul pieno sostegno da parte di Swiss Ski. Sostegno eccezionale, sottolinea Lehmann. Pensando, ad esempio, all'ipotesi di un forzato annullamento della gara, con un contributo di qualche decina di migliaia di franchi. «Non certo di un milione di franchi come ci è stato chiesto in giustizia», aggiunge il presidente della Federsci nazionale. Anticipando che tra le due parti ci sarà un nuovo incontro settimana prossima. «E io sono ottimista, perché è una soluzione logica a cui possiamo lavorare».