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‘Sinceramente credo che non valga neppure la pena ragionarci...’

Il Lugano si lecca le ferite dopo la scoppola in quel di Davos. Samuel Guerra: ‘L'unica cosa positiva è che possiamo rifarci immediatamente stasera’

In sintesi:
  • Ai bianconeri non basta un buon inizio: il Davos in pista fa ciò che vuole
  • Le leggerezze si sommano alla mancanza di concretezza sul fronte offensivo
C’è del lavoro da fare per Luca Gianinazzi e i suoi ragazzi
(Keystone)
26 ottobre 2024
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Chissà cosa frulla nella testa di Luca Gianinazzi, mentre attraversa il ghiaccio di Davos a capo chino, ripercorrendo la strada che porta gli spogliatoi con i suoi giocatori ancora schierati in rango in mezzo alla pista, per la consueta cerimonia di fine partita. Né il coach bianconero, né i suoi giocatori, s’aspettavano certo che andasse a finire in quel mondo una partita in cui il Lugano era partito bene, punito oltre i demeriti da due tiri nel mucchio di Michael Fora, che colpisce al corpo un Matej Stransky piazzato davanti alla gabbia a fare da parafulmine, e in entrambi i casi – neanche a farlo apposta – quei dischi finiscono alle spalle dell’esterrefatto Huska. Ben sapendo delle avversità incontrate dai bianconeri nelle ultime settimane, qualcuno grida subito alla sfiga, e sono soltanto le battute introduttive di un venerdì sera che da scuro diventerà nerissimo, anche perché i ticinesi ci mettono del loro. Cominciando col dire che non sta scritto da nessuna parte che uno come Stransky debba potersene star lì beato, davanti alla porta, in attesa che qualcosa succeda.

Il 3-1 alla fine del primo periodo, per eccessivo che possa sembrare, è soltanto l’inizio di un calvario durato un paio d’ore, con gli uomini di Josh Holden che più passa il tempo, più fanno ciò che vogliono. A immagine di Julius Honka, l’autore del 4-1 che dà il colpo di grazia a Fazzini e compagni, recuperando un puck nel proprio terzo difensivo prima di passare in rassegna, indisturbato, i cinque bianconeri in pista (che sono Aebischer, Reichle, Patry, Marco e Mirco Müller), beffando poi il sesto con una conclusione dal basso verso l’alto. E non sarà neppure l’ultima volta in cui un giocatore in maglia blu si divertirà a portare a spasso il disco, facendosi beffe degli avversari: è Simon Knak, l’autore del 7-1, che eredita il disco in uscita dalla propria zona e si lancia indisturbato sul fianco sinistro, doppiando Aebischer come se nulla fosse, mentre tutti i bianconeri in pista sono piantati sui pattini. «Sinceramente parlando, credo che non valga neppure la pena di ragionare su cos’è successo – sintetizza, a caldo, il difensore Samuel Guerra ai microfoni di Rsi –. L’unica cosa positiva è che fra poche ore saremo nuovamente in pista, e avremo immediatamente la possibilità di rifarci».

Il dato che balza subito all’occhio, dopo le ultime due sconfitte, sono le ben tredici reti incassate tra martedì e venerdì contro Zugo e Davos. «Sono già alcune partite che perdiamo dei dischi stupidamente mettendoci in difficoltà da soli, e abbiamo commesso lo stesso errore anche stavolta. Ma non c’è solo la difesa: sul ghiaccio è tutta la squadra che deve lavorare difensivamente bene, e si può cominciare la fase difensiva quando si è ancora in possesso del puck, ed è una cosa che attualmente non stiamo più facendo. La sola cosa che mi viene da dire adesso è che dobbiamo farlo stasera».

Oltre alle amnesie in retrovia, tuttavia, stasera i bianconeri dovranno anche dimostrare ben altra efficacia sul fronte offensivo, dopo un venerdì nei Grigioni in cui si è fatta sentire anche l’assenza di rendimento della prima linea, pur se è ovvio che non possa sempre essere Michael Joly a doversi inventare qualcosa. Poi, se è vero che il bilancio dei tiri mostra un 44-37 in favore di un Lugano che agli ingaggi ha pure avuto praticamente la stessa percentuale di riuscita del Davos (50,75 contro 49,25%) e ha bloccato più o meno gli stessi tiri degli avversari (14 contro 16), alla fine il risultato racconta di un solo gol fatto e otto subiti, segno inequivocabile che le statistiche non dicono tutto.

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