laR+ IL DOPOPARTITA

‘Ci sono troppi errori individuali nel gioco di squadra’

Già battuto l'altra sera a Langnau, il Lugano di Gianinazzi costretto alla resa anche dal Bienne. Nonostante i ben 42 tiri in porta (contro 25)

Säteri dice di no (anche) a Sekac
(Keystone)
5 ottobre 2024
|

Manca poco più un minuto alla fine del secondo tempo di Bienne-Lugano, e se nella sfida della Tissot Arena c’è un momento veramente significativo, non può che essere questo: i ticinesi mettono sul ghiaccio una pressione incredibile, e gli avversari sembrano stravolti al punto da non riuscire praticamente più a muoversi. Non solo perché nei secondi tempi le panchine di riposo sono più lontane, bensì perché i bianconeri nascondono il disco facendone praticamente ciò che vogliono. La rete è nell’aria. Anzi, di più: prima Joly estrapola un paio di finte dal suo sterminato campionario, poi ci prova Alatalo e quindi, di nuovo, il funambolico canadese. Ma più che un tentativo, il secondo del canadese è quasi un rigore a porta vuota, con quel tocco d’istinto in backhand da due passi, a colpo sicuro. Invece, l’incredibile Harri Säteri – con altrettanta incredibile agilità – inghiotte il puck nel guantone come se nulla fosse. Col senno del poi, è quello il momento in cui tutto si decide. Infatti, non passa che qualche istante e Jérémie Bärtschi trova il modo di approfittare della corta respinta di Van Pottelberghe, costretto a vivere un incubo nella sera del suo ritorno sulla pista su cui giocava fino a soltanto qualche mese fa, e il risultato è che ventotto secondi dopo il possibile 3-3 arriva impietoso il 4-2.

Quella rete mancata da Joly è un po’ lo specchio della serata bianconera a Bienne, dove Gianinazzi e i suoi ragazzi incassano la loro seconda sconfitta filata nel Canton Berna (pur se martedì alla Ilfis avevano raccolto almeno un punto) al termine di una seconda partita dalla fisionomia non troppo diversa: come già era capitato a Langnau, sono Fazzini e compagni a crearsi le occasioni migliori, ma alla fine non trovano il modo per concretizzarle e si fanno punire da un avversario la cui efficacia – almeno nel caso dei Seeländer – è quasi insolente. Basti dire che i giallorossi di Filander riescono a segnare ben cinque volte con soli venticinque tiri in porta, facendo così fare una magra figura a Van Pottelberghe, che chiude la serata con una percentuale di parate addirittura dell’80%, e senza neppure aver avuto colpe particolari. E di quelle cinque reti, due portano la firma di un indiavolato Fabio Hofer, che si sblocca in un sol colpo dopo essere stato l’ombra di se stesso nelle prime sette partite, dove non aveva totalizzato un solo assist.

Se c’è una cosa di cui non si possono accusare i bianconeri è quella di non provarci, ma le 42 conclusioni in sessanta minuti a conti fatti regalano soltanto un gol in situazione di parità numerica sul ghiaccio, a cui vanno aggiunte le due segnature in situazione di doppia superiorità numerica (dell’ottimo Arcobello la prima, del volitivo Fazzini la seconda). Un po’ poco per sperare di vincere, in una serata in cui oltretutto si vede qualche leggerezza di troppo, a cominciare da quella di un altrimenti solido Dahlström, che regala all’incredulo Tanner il puck del definitivo 5-3. «Commettiamo troppi errori individuali, ed è questo che ci costa la partita – dice il lucidissimo Luca Gianinazzi ai microfoni di Rsi –. Sull’arco dei sessanta minuti abbiamo avuto più occasioni dei nostri avversari, abbiamo fatto più gioco di loro e siamo rimasti più a lungo nella loro zona difensiva, però alla fine abbiamo peccato in solidità. Ci sono stati troppi errori individuali all’interno del nostro gioco di squadra e li abbiamo pagati a caro prezzo».