I bianconeri festeggiano un quarto successo di fila ma non hanno voglia di godersi il momento. Gianinazzi: ‘Quando lo fai, le cose iniziano ad andar male’
Cinque partite, quattro vittorie. Una più significativa e più convincente dell’altra. A cominciare dall’ultima, in un sabato sera praticamente a senso unico, contro quel Kloten che è la squadra rivelazione di questo primissimo scorcio di stagione, tanto da presentarsi alla Cornèr Arena con l’ambizione di provare a scippare allo Zurigo un primato in classifica che, invece, un paio d’ore dopo se lo sono guadagnati gli stessi bianconeri, al termine di sessanta minuti col cuore in gola, un po’ su un fronte e sull’altro, our se per ragioni diametralmente opposte, beninteso. «È esattamente la partita che mi aspettavo di vedere – esordisce Luca Gianinazzi, tranquillo come al solito –. Il Kloten è una squadra molto, molto ben organizzata difensivamente. Tanto che dopo aver visto gli Aviatori giocare contro di noi non sono per nulla sorpreso di quanti punti abbiano in classifica: ci avranno anche lasciato il pallino del gioco, ma poi ci facevano girare al largo per tutto il tempo. Il fatto è che quando stanno così le cose hai l’impressione di avere la partita in mano, ma da un momento all’altro potresti anche fartela sfuggire».
Difatti è proprio ciò che succede nel periodo centrale, quando i bianconeri sono in vantaggio 2-1 e mettono una pressione davvero asfissiante sugli Aviatori. I quali, tuttavia, alla prima occasione che riescono a crearsi, trovano il modo per mettere il disco del 2-2 alle spalle dell’incolpevole Schlegel, facendo calare improvvisamente il gelo sulla Cornèr Arena. Fortuna che, appena dieci secondi più tardi, Samuel Guerra da cecchino vero che in verità non è, rimetterà subito a posto le cose, segnando quello che sarà poi il ‘game winning gol della serata’. «Credo che nel primo tempo avremmo avuto le occasioni per mettere al sicuro il risultato un po’ prima – continua il coach del Lugano –. Però non sempre va a finire che, come si suol dire, riesci a uccidere il match in anticipo: quando non ce la fai devi semplicemente accettare di continuare a lavorare, e lo devi fare nel modo giusto. Alla fine, la mole di gioco era dalla nostra parte, e credo che abbiamo raccolto quanto abbiamo seminato».
Con impegno, perseveranza e, se necessario, pure con sacrificio. Come quello di Lorenzo Canonica, ventunenne centro ticinese promosso per l’occasione in prima linea, ma che nel secondo periodo deve fare i conti con una discata al volto che gli procura un vistoso bozzo sotto l’occhio sinistro, ciò che non gli impedirà comunque di ritrovare il ghiaccio nel terzo periodo, stringendo i detti dietro una griglia protettiva. «Immagino – aggiunge ‘Giana’ – che quello non era probabilmente l’esordio in prima linea che si augurava (sorride, ndr)... Però io sono contento della sua prestazione in prima, soprattutto sul piano del carattere: sono in pochi ad andare avanti tranquillamente a giocare dopo una discata del genere in piena faccia. Senza contare, poi, che il gol del 3-2 nasce proprio da un suo impulso, da una sua uscita di zona in velocità. Il messaggio per Lorenzo era quello di non cambiare il suo modo di essere per adattarsi al ruolo che gli era stato offerto, e direi che l’ha fatto molto bene».
In generale, di cose fatte bene il Lugano vantarne parecchie. Al di là dei quattro successi e del virtuale primato in classifica che a ben vedere non significa nulla, dopo un paio di settimane di campionato. «Ci sono due cose da considerare. La prima è che quando tutto va bene è proprio quello il momento in cui bisogna spingere ancora più forte sull’acceleratore: infatti è quando cominci ad accontentarti, che le cose cominciano ad andare meno bene. Il mio ruolo, adesso, è proprio quello di far sì che la squadra spinga con maggior determinazione. La seconda cosa, invece, è semplicemente non pensare che tutto sta andando per il verso giusto, perché il momento adatto per compiere altri passi in avanti è quando c’è una dinamica positiva. Dev’essere questo, adesso, il messaggio per lo spogliatoio».
Anche solo guardando alle facce che si vedono in quello stesso spogliatoio sabato sera, l’impressione è che i giocatori il messaggio l’abbiano già recepito. «È chiaro, le vittorie aiutano a far sì che la dinamica sia positiva, ma ora il nostro obiettivo è vincere il più possibile, anche perché non sai come andranno le cose dopo – dice, sereno l’attaccante Stéphane Patry –. E per riuscirci, non ci sono scappatoie, devi lavorar bene sul ghiaccio durante la settimana per prepararti alle partite. Anche perché ci sono dei dettagli su cui dobbiamo migliorare, riguardo al gioco di squadra. Durante le partite, ad esempio, ci sono momenti in cui dovremmo evitare di perdere dei dischi o altri in cui dovremmo trovarci dalla parte giusta sul ghiaccio: sono questi i dettagli che possono farti vincere o perdere, e a volte quando analizziamo le partite a video ci rendiamo conto che non riusciamo ancora a curarli come dovremmo sull’arco dell’intera partita. È su questo, adesso, che ci dobbiamo concentrare».