Il Lugano si aggiudica l'incandescente gara 3 grazie a una prodezza di Ruotsalainen all'overtime. ‘Abbiamo gestito meglio i dischi’
Friborgo – “It Ain’t Over ’til It’s Over”, cantava Lenny Kravitz. E che non è finita finché è finita lo pensa pure Arttu Ruotsalainen, vittima – ammettiamolo – di infinite critiche da autunno inoltrato, ma che proprio nella sera in cui il Lugano ha più bisogno offre uno sprazzo della classe con cui aveva deliziato tutti quando indossava la maglia del Kloten, lasciando sul posto Wallmark e Streule nel terzo minuto dell’overtime di gara 3, prima di piazzare il disco là dove Reto Berra non può arrivare. Va agli archivi in quel modo, in un silenzio tombale, il terzo atto del quarto tra Friborgo e Lugano. In un finale di serata a dir poco incandescente, siccome appena dopo il gol-partita del finlandese, a metà pista un frustrato Sörensen si vendica azzoppando Wolf, e sul ghiaccio si scatena una bagarre comunque prontamente sedata dagli arbitri. Pur se v’è da immaginare che nelle prossime ore ci sarà del lavoro per il giudice unico, dopo l’intervento dello svedese ai danni del difensore austriaco numero 32.
Se prima di gara 3 un po’ tutti si chiedevano cosa si sarebbe potuto inventare il Lugano di Gianinazzi per frenare lo slancio del Friborgo, la risposta alla Bcf Arena arriva già nel primo tempo. Perché i bianconeri cominciano subito a spingere, con un livello di aggressività ben superiore rispetto alle prime due sfide della serie, e la squadra di Dubé dimostra di non gradire particolarmente, difatti a poco a poco comincia a caricarsi di penalità. A immagine di capitan Sprunger, la cui partita non dura nemmeno cinque minuti, visto che gli arbitri lo rispediscono sotto la doccia per un pericoloso cross-check in faccia a Mirco Müller, che si becca a sua volta due minuti per averci messo del suo in precedenza. E in quei 3 minuti a 5 contro 4 Walser non trova altro di meglio da fare che sgambettare l’altro Müller, Marco, e di punto in bianco i ticinesi si trovano a poter gestire ben 1’21’’ in doppia superiorità numerica. Dopo una prima parte di penalità oggettivamente giocata male, sul finire della seconda punizione – quella di Walser – con un polsino dei suoi Luca Fazzini sorprende Berra tra i gambali, per il meritatissimo gol del vantaggio, al 9’46’’. E i novemila e rotti della Bcf Arena la prendono male, probabilmente al pari di Dubé: ecco, di cosa aveva precisamente bisogno il Lugano per far venire dubbi all’avversario.
Anche se, a ben vedere, in un secondo periodo dominato praticamente dall’inizio alla fine, il Gottéron riuscirà comunque a rientrare, sfruttando a sua volta una penalità, quella di cui si macchia Quenneville poco prima di metà partita: da quello sgambetto lontano dalla porta nascerà il pareggio di Di Domenico, su cui neppure un Niklas Schlegel pur in giornata di grazia (a differenza di Koskinen, infatti, il portiere zurighese si è sempre dimostrato all’altezza della situazione) potrebbe intervenire. Anche se la penalità più pesante – e più stupida – per i bianconeri è quella sempre di Quenneville, che va a farsi giustizia da solo dopo uno scontro con Wallmark alla destra di Schlegel, assestando poco dopo, a centroghiaccio, un colpo alla testa dello svedese che gli arbitri non possono che punire con 5’ + disciplinare di partita. La consolazione per i bianconeri è che quella penalità arriva a tre minuti dalla seconda pausa, quindi viene spezzata in due dall’intervallo, con le occasioni più grosse per i friborghesi che sono il palo di Bertschy e il tentativo di Marchon.
Nel terzo tempo il Friborgo si rimette a spingere, ma a poco a poco il Lugano torna a crescere, e dopo un paio di occasioni sul conto di Alatalo, Arcobello e Thürkauf, grazie allo stesso Arcobello colpiscono un altro clamoroso palo in un epilogo di terzo tempo di chiara marca bianconera, e in un contesto in cui i De la Rose, i Wallmark e i Sörensen (a maggior ragione visto l’episodio con Wolf) sembrano improvvisamente diventati normali, dopo le incredibili scorribande delle prime due partite. E questo è indubbiamente un buon segno, pensando a domani sera. «È vero, abbiamo avuto un po’ di fortuna, perché abbiamo incassato molte penalità, e di solito non è una buona ricetta per vincere, però siamo davvero felici di avercela fatta – racconta un Mirco Müller che è senz’altro tra i migliori di gara 3 –. Eravamo più pronti rispetto alle prime due partite e abbiamo gestito meglio i dischi: siamo stati ‘proattivi’, non semplicemente reattivi, perché sapevamo di dover per forza vincere».
La reazione bianconera ha messo alle strette anche l’inscalfibile Friborgo. «L’abbiamo messo sotto pressione nell’overtime, e Arttu ha fatto davvero un gran gol. L’episodio fra Sörensen e Wolf non l’ho visto bene, a dire il vero. Ma da quel poco che ho visto, e per come conosco Marcus (i due avevano giocato assieme a San José sette anni fa, ndr) è stato un incidente, perché non è per nulla un giocatore cattivo. Spero solo che per Bernd non sia nulla di serio».