Il Lugano si gode il momento e si riprende il posto nei playoff che il destino gli aveva sottratto, l’Ambrì prova a fare lo stesso: ‘Con l'energia giusta’
Onore al merito. Di tutte e due. E non è banale retorica. Perché se il Lugano va elogiato per com’è riuscito a spuntarla, risorgendo addirittura da uno 0-4 in Leventina, ciò che gli permette di tornare a guardare al futuro con rinnovato entusiasmo, al tirar delle somme dopo la sfida di ritorno sul ghiaccio della Cornèr Arena non si può non notare che l’Ambrì esca decisamente rafforzato, e non soltanto nelle convinzioni.
È questo, in estrema sintesi, il succo di una doppia sfida play-in che oggettivamente non era facile da affrontare e neppure da leggere, ma che a conti fatti – dopo il rocambolesco pareggio dell’andata, giovedì – si è sgonfiata al punto da diventare una partita secca, decisiva solo per modo di dire (alla fin fine, anche chi perde va avanti, non solo chi vince). Al di là delle questioni storiche, che raccontano dell’ottava volta (su otto) in cui è il Lugano a vincere il derby nella postseason, che però interessano poco sia a Gianinazzi, sia a Cereda (perché non è sfogliando gli annuari che si vincono i campionati), l’impressione che si è avuta in quel paio di giorni di ordinaria follia è che questo Lugano-Ambrì, più che del profumo del derby fosse intriso dell’intensa drammaticità che caratterizza le più calde e incerte sfide dei playoff. E paradossalmente lo si è notato più guardando a ciò che capitava sul ghiaccio che passeggiando nei corridoi di Cornèr e Gottardo Arena: invece di polemizzare s’è giocato a hockey, e che hockey, senza il nervosismo gratuito di certe sfide che furono, nonostante l’estrema emotività dettata più dall’importanza dell’evento, che del risultato in sé, per via del famoso paracadute. Che alla fine s’è aperto sopra le teste dei biancoblù, i quali adesso cercheranno di rientrare ai playoff passando dalla porta di servizio, mentre i bianconeri si godono il momento, tirando un sospiro di sollievo dopo aver vissuto giorni davvero avvilenti, con quelle tre sconfitte filate prima del derby, accompagnate da mille dubbi, sfociati persino in un improvviso ritorno degli allenamenti a porte chiuse. «Abbiamo dovuto accettare il fatto che saremmo dovuti passare dai play-in, e l’abbiamo fatto – commenta l’attaccante bianconero Luca Fazzini –. Poi, beh, io non so quanto l’Ambrì sperasse di giocare contro di noi, ma noi di sicuro volevamo fosse derby, e in questi giorni è stato davvero un turbinio di emozioni. Prima andiamo alla Gottardo Arena e, nonostante avessimo cominciato bene, i biancoblù segnano subito e per ben due volte, con il secondo gol che nasce da un tiro che normalmente Koskinen parerebbe. Anche se, dopo il 4-2 in shorthand, m’ero detto che potevamo riprenderlo quel match, e così è stato. Sabato invece andiamo noi in vantaggio, poi per due tempi non segna nessuno, e alla fine i biancoblù arrivano fortissimi, ma noi riusciamo comunque a trovare un gol prima che ci riescano i biancoblù, a loro volta. Sono così, i derby. Ma voglio comunque fare i complimenti all’Ambrì: secondo me, se giocherà così contro il Bienne, passerà il turno».
Di sicuro, per il momento c’è che il successo nel derby restituisce al Lugano ciò che il destino gli aveva tolto quella sera d’inizio marzo, dopo quel pesante 6-1 sul ghiaccio di Bienne. «Godiamoci questa vittoria, ma poi la testa andrà alla sfida con un Friborgo che avremo qualche giorno di tempo per preparare. Sarà tosta, perché troveremo di fronte a noi un avversario secondo me molto forte (dice, calcando l’accento, ndr), non per niente ha chiuso la regular season con più di cento punti. Tuttavia già l’avevamo eliminato ai pre-playoff un anno fa, e ci proveremo nuovamente».
Nell’economia della doppia sfida con l’Ambrì, due gol davvero pesanti per i bianconeri li ha firmati un difensore, quel Santeri Alatalo che dopo aver realizzato il pareggio in Leventina, con uno ‘slap’ al volo a quattordici secondi dalla prima sirena ha dato la svolta alla gara di ritorno. «È solo tirando, che i dischi entrano – dice, senza perdere il suo abituale aplomb, il numero 22 bianconero –. Tuttavia, contro questo Ambrì non è stato facile: sabato i biancoblù scendevano sempre in due in zona neutra con grande velocità, e la cosa ci ha causato problemi. Ciò che conta, però, è che finalmente siamo ai playoff, e da adesso in poi si fa sul serio, e siamo pronti: cercheremo di portare queste emozioni con noi, e dopo aver analizzato per bene a video le caratteristiche del Friborgo ci rimboccheremo nuovamente le maniche, perché il lavoro continua».
Pensando ai playoff, Luca Gianinazzi una prima idea già se l’è fatta. «Sabato, a tratti, durante la partita abbiamo smesso di giocare col disco, ed è un po’ sempre quello il giusto equilibrio che va trovato: va bene difendersi, ma sei pur sempre in vantaggio solo di un gol, non stai mica vincendo 6-0. In altre parole, sabato trovo che fossimo leggermente troppo sulla parte difensiva, ma d’altro canto l’abbiamo fatta talmente bene che è bastata per vincere la partita, ed è senz’altro questa la parte positiva che dobbiamo portare con noi nei playoff».
Quell’aspetto, tra l’altro, ha riguardato tutte e quattro le linee, non soltanto il cosiddetto ‘bottom six’. Basti pensare, ad esempio, al tuffo di Joly sullo slap di Zaccheo Dotti al 44’, con il canadese che nonostante sia visibilmente dolorante si rialza prontamente, e qualche istante si sta già proponendo nel terzo offensivo. «È chiaro che ai giocatori delle prime due linee piace un po’ meno difendere, ed è normale che sia così, perché sono loro soprattutto a spingere soprattutto sul fronte d’attacco, tuttavia credo che ogni giocatore abbia capito l’importanza del momento e si è messo a disposizione della squadra. Penso che alla fine sia stata fondamentale la maturità mostrata sull’arco di tutti i sessanta minuti. Del resto, proprio questo che ho detto ai ragazzi nello spogliatoio».
A proposito di spogliatoi: a pochi metri di distanza di quello bianconero si trova quello occupato dai giocatori dell’Ambrì, in cui sembra regnare più il rammarico che la delusione: «Abbiamo giocato due buone partite, e c’è un po’ di frustrazione, ma dobbiamo dimenticarla subito e concentrarci sulla sfida con il Bienne. Sarà un’altra battaglia, perché i Seeländer arriveranno con l’entusiasmo per aver vinto la prima serie – spiega il difensore Rocco Pezzullo –. Ci eravamo preparati bene per questo derby: la chiave era giocare semplice, liberando rapidamente la zona, e in questo modo siamo riusciti a creare molto gioco. Adesso dobbiamo continuare così, e ripetendo la prestazione stasera qualcosa di buono accadrà sicuramente, e io credo che giocare ogni due giorni ci permetta di tenere alto il ritmo. Quello di sabato è stato un incontro equilibrato, poi l’errore sul 2-0 ci ha tagliato un po’ le gambe, in attacco abbiamo provato di tutto, ma Koskinen ha disputato un’ottima partita. Certo che se uno di quei due pali nel secondo tempo si fosse tramutato in gol, la partita sarebbe cambiata radicalmente».
Sul suo di palo, colpito, oltretutto, un solo secondo dopo quello di Heed, torna lo stesso Dario Bürgler. «Il disco era ‘in piedi’, ho potuto soltanto provare ad alzarlo sopra la gamba di Koskinen: l’ho visto partire lentamente, ma un tiro così deve entrare, senza discussioni. Poi alla fine il gol è arrivato, troppo tardi però: forse ci è mancata soltanto una rete, fatto sta che non è stato abbastanza. Ma c’è però anche tanto di positivo da salvare».
La cosa più positiva tra tutte, ovviamente, è che l’Ambrì resta più che mai in corsa per l’ottavo e ultimo posto a disposizione nei playoff. «È bello avere subito una nuova occasione, e sono convinto che sapremo arrivare a Bienne con la mentalità e l’energia giuste».
‘Meno avrà il disco, meglio è per noi’
Tuttavia, sconfiggere i Seeländer, i finalisti della scorsa stagione, non sarà facile, e se n’è accorto anche il Servette campione in carica. Pur se le vicissitudini delle ultime settimane, con l’allontanamento all’ultimo del tecnico finlandese Petri Matikainen, sostituito in panchina dal direttore sportivo Martin Steinegger, sono un segnale inequivocabile che alla Tissot Arena la situazione non sia tutta rose e fiori. Una prima risposta sulle reali chance biancoblù la si avrà stasera, nel corso della sfida d’andata del secondo turno dei play-in. «Dobbiamo essere critici con noi stessi, ma possiamo anche essere fiduciosi visto che nei due derby abbiamo giocato bene 100’ su 120’ – continua Bürgler –. Senza stare qui a fare troppe analisi, farci rimontare in casa non ci ha aiutati, ma abbiamo reagito bene a quella che era praticamente una sconfitta».
Il bilancio della regular season con il Bienne parla comunque pur sempre di soli due punti strappati dai biancoblù ai giallorossi. «Ma non dobbiamo pensare troppo alle statistiche: sarà importante trovare il modo di prendere in mano la partita e limitare le occasioni per i loro attaccanti. Per il resto, andare a Bienne è forse meglio che fare una trasferta a Ginevra, pur se in Svizzera le distanze sono sempre piuttosto limitate. Ma comunque, non potendo scegliere, prendiamo ciò che arriva».
Dopo quanto visto nel derby di sabato, anche il tecnico Luca Cereda si mostra fiducioso. «Sono tornato da Lugano con la fierezza di essere l’allenatore dell’Ambrì, perché dopo gara 1 poteva subentrare un po’ di frustrazione, invece i ragazzi sono stati bravi a presentarsi bene per gara 2, giocando una buona partita. Del resto sapevamo che dopo la prima partita non bisognava buttarsi giù, visto che ce n’era ancora una seconda da disputare e pure l’eventuale ‘tiebreak’ dell’overtime. Lo stesso faremo adesso, in vista della miniserie con il Bienne. Sicuramente ci aspetta un’altra sfida difficile, contro una squadra che meno di un anno fa si giocava il titolo. A gennaio abbiamo disputato un ‘back to back’ con il Bienne, perdendo entrambe le volte 3-2, quindi ci aspettiamo un altro scontro molto equilibrato, e sarà fondamentale gestire bene i momenti chiave che nel finale di stagione diventano decisivi».
Cereda sa bene quali saranno gli aspetti da migliorare. «Dovremo sfruttare meglio le occasioni che ci creiamo, evitando di perdere dischi in zona difensiva, che non per forza portano a una rete subita, ma possono anche farci perdere il ‘momentum’. L’errore di Spacek? Gioca a hockey già da un po’, non ho certo bisogno di dirgli io che ha sbagliato nell’azione che ha portato al 2-0 sabato».
Sta di fatto che, per le sue caratteristiche, il gioco del Bienne sarà molto meno asfissiante per l’Ambrì, pensando alla pressione esercitata dal Lugano l’altra sera nel primo periodo. «La fisicità riveste un ruolo importante, sia in fase di possesso, sia di non possesso: quella del Bienne è una squadra che pattina tanto e a cui piace tenere il disco, e meno ce l’avrà, più dovrà lavorare per recuperarlo, il che sarà meglio per noi».
In ogni caso la sensazione è che giocando come sabato il capitolo quarti dei playoff per i biancoblù sia più che alla portata. «Faccio gli scongiuri – conclude Cereda –, ma sono un paio di settimane che i ragazzi stanno giocando bene. Ora dobbiamo cavalcare quest’onda, poi mercoledì sera vedremo a che punto saremo».