Le decisioni del coach biancoblù e l'Ambrì che ha la coperta più lunga, anche senza Kostner. ‘Non dimentichiamoci che per molti giovani è una prima’
Ambrì – È appena iniziato il quarantaquattresimo minuto di Ambrì-Kloten, quando il pubblico della Gottardo Arena, e per la seconda volta della serata (la terza, includendo il momento di giubilo per il primo gol di Heim da quand’è tornato in Leventina) balza in piedi e si mette a urlare. Il motivo? Patrick Obrist – in quel caso, in modo illegittimo – va a completare la carica scaraventando Tommaso De Luca con la faccia addosso alla balaustra, scena di cui il talento tornato in Ticino quest’anno dopo una stagione agli Spokane Chiefs, nello Stato di Washington, serberà ricordo per il piccolo taglio sullo zigomo. «Sinceramente non l’ho visto arrivare – spiega il diciottenne originario della Valle d’Aosta, schierato per l’occasione al centro della linea completata da Formenton e Zwerger –. Cioè, sapevo che fosse dietro di me, ma non credevo che arrivasse in quel modo. Io ero un po’ leggero sui pattini ed è stata una bella botta» aggiunge, toccandosi anche il ginocchio. Perlomeno, si fa per dire, Obrist ha avuto la buona idea di non utilizzare il suo bastone, come aveva invece fatto Dario Mayer solo una decina di minuti prima, in occasione dell’aggressione da tergo ai danni del povero Jakob Lilja (ciò che costa al bernese degli Aviatori anche una sospensione preventiva di una giornata e relativa procedura ordinaria). «È successo tutto così in fretta – spiega De Luca –, tuttavia da questo episodio avrò anche di che imparare. So che debbo lavorare sul fisico per migliorare la mia stabilità sul ghiaccio, ma in casi del genere dovrò anche imparare a prendere le decisioni giuste. Ad esempio, non mettendomi in quel modo quando so che potrebbe arrivare un avversario dietro di me».
È un processo, insomma, e De Luca lo sta portando avanti con dedizione e anche con successo, considerando che dopo aver già giocato in passato a fianco di Spacek, sabato contro il Kloten è stato schierato al centro della linea di un Alex Formenton. Vincendo in sostanza il duello con Manix Landry per assumere il ruolo di Dauphin, in un sabato in cui all’Ambrì manca anche lo sfortunato Diego Kostner, costretto a star fuori a tempo indeterminato dopo la carica di Jeremy Wick venerdì a Rapperswil. «Ho saputo che sarebbe toccato a me sabato mattina, quando sono arrivato in pista per il ‘pregame skate’– racconta De Luca –. Ma io non penso alle gerarchie e a cose del genere: cerco soltanto di dare il massimo ogni volta in cui vado sul ghiaccio, e se lo faccio è anche per migliorare me stesso pensando al futuro. Quindi non guardo neppure ai punti (finora sono 4 in 12 partite, ndr) o alle reti: so di dover lavorare ancora sul fisico e voglio raggiungere un certo livello sul piano dell’intensità, poi penseremo al resto. Anche se direi che sabato le sensazioni sul ghiaccio erano buone, pur se ho vissuto un primo cambio un po’ così: poi, però, mi sono sentito meglio e ho ripreso fiducia e sicurezza in me stesso. È vero, è arrivata quella penalità in un momento difficile, ma quando si commettono degli errori non bisogna focalizzarsi su quelli, bensì pensare allo ‘shift’ successivo».
La cosa che salta all’occhio, soprattutto facendo paragoni con la scorsa stagione, è che ad Ambrì la coperta ora sia decisamente più lunga. «È vero, in un solo weekend abbiamo perso due centri (ovvero il già citato Kostner, e il canadese Dauphin che dovrà probabilmente far fronte a un’importante squalifica dopo la carica a Moy di venerdì, ndr) e siamo riusciti a far fronte al problema senza dover cambiare tutte le linee», spiega Luca Cereda. Forse qualcuno sarà rimasto sorpreso dal fatto che il coach biancoblù abbia deciso di lasciar fuori Manix Landry spostando Daniele Grassi al centro della quarta linea, una decisione che lo stesso allenatore spiega così. «Quando faccio una scelta, io non guardo mai al singolo giocatore ma cerco di pensare all’equilibrio di tutta la squadra. Guardando al lineup prima di Ambrì-Kloten, ci sembrava che quello fosse l’equilibrio migliore: come ho detto a Manix, nelle prossime settimane avremo davvero bisogno di tutti e lui avrà indubbiamente la sua chance, perché sta lavorando davvero bene. Non dimentichiamo che in questo gruppo ci sono alcuni ragazzi che sono alla prima esperienze contro dei professionisti, in un campionato di alto livello cresce sempre di più, quindi è normale avere anche delle flessioni in un contesto tanto difficile, in cui bisogna prendere le decisioni velocemente, ragionando in fretta in mezzo a battaglie davvero intense».
Intense per non dire talvolta persino brutte, talvolta, ripensando a un paio di episodi capitati tra venerdì e sabato. «Dobbiamo pensare che il gioco è molto veloce sul serio, e a disposizione hai veramente solo un attimo per prendere una decisione. Sia per chi ha il disco, sia per chi sta per commettere un fallo. Tuttavia, questo è chiaro, ci sono interventi che non vogliamo vedere nel nostro sport, e vale naturalmente anche per quello di Dauphin, venerdì. Giustamente – conclude Cereda – pagherà per ciò che ha fatto, perché il suo intervento non era bello, e lo sa anche lui. Gli ho parlato all’allenamento di sabato mattina ed era anche lui mortificato, ma purtroppo non si può tornare indietro».