Con il ticinese assistente di Fischer, gli elvetici si arrendono alla Slovacchia. ‘Ero sereno e curioso, per me è una formazione continua’
Visp – Se non si segna, 59 minuti di grande qualità non possono bastare. A Visp nella prima partita di avvicinamento ai Mondiali di Riga e Tampere, la Svizzera ha infatti ricevuto dalla Slovacchia una bella lezione di cinismo. 37-16 la statistica dei tiri in favore dei rossocrociati, 2-0 le reti in favore degli slovacchi. Due reti arrivate, oltretutto nel giro di 49 secondi a inizio terzo tempo, con dapprima Holesinsky a sfruttare l’assist di Balaz sul secondo palo e poi Cacho con un polsino deviato imparabilmente da Aebischer nella porta di Senn.
Per l’occasione in panchina, assieme a Patrick Fischer e Tommy Albelin, c’era anche Luca Cereda. Era dai tempi di Manuele Celio (assistente di Sean Simpson per l’ultima volta alle Olimpiadi di Sochi), che sulla panchina rossocrociata non si trovava più un ticinese, una bella soddisfazione per il tecnico dell’Ambrì: «Ho vissuto bene la serata, con grande serenità. Ero curioso di vedere come fosse la partita e trovo che i ragazzi l’abbiano gestita bene, esclusi quei primi tre minuti di terzo tempo».
Per te non era comunque la prima esperienza di questo genere, visto che eri stato assistente proprio di Celio con la U18 e la U20, cosa puoi dare alla Nazionale e cosa ricevere in cambio? «Io cerco di aiutare dove posso e dove è richiesto, il meglio possibile. Entrare in uno staff nuovo è una sorta di formazione continua per vedere nuovi allenamenti, una diversa preparazione delle partite ed è sicuramente qualcosa di arricchente».
L’esperienza durerà però solo tre settimane, per i Mondiali arriverà dalla U18 Marcel Jenni, ti sarebbe piaciuto andarci pure tu? «Era chiaro fin dalla prima volta in cui ne abbiamo parlato che si trattava di un periodo di tre settimane e per me andava benissimo. Chiaro che i Mondiali sono qualcosa di eccezionale, ma al contempo la stagione è stata lunga e poter ricaricare un po’ le batterie durante l’estate mi farà bene».
Tornando alla partita della Lonza Arena, l’impressione è che la Slovacchia abbia vinto poiché più rapida a togliersi di dosso l’ovvia ruggine che caratterizza la prima amichevole pre-mondiale: «Abbiamo fatto tante cose buone, soprattutto nei primi quaranta minuti, abbiamo avuto tante occasioni, ma non le abbiamo sfruttate, lasciando così la partita in bilico. La Slovacchia è poi stata brava a iniziare forte il terzo tempo e a segnare quei due gol».
Se il portiere ospite Hlavaj si è dimostrato in ottima serata, sono però tanti anche i tiri fuori, a immagine delle serie “sfortunate” di Meyer nel finale di secondo periodo e poi di Ambühl attorno al 50’. «Dobbiamo prendere quanto di buono fatto, mentre dobbiamo forse migliorare la presenza nello slot offensivo, faticando a trovare rebound. Ciò è sicuramente da migliorare».
Per quanto riguarda i ticinesi in formazione sono emersi in particolare il biancoblù Kneubuehler (vicino al gol in powerplay al 19’) e il bianconero Marco Müller (il primo a rendersi pericoloso dopo 3’ e nuovamente a inizio periodo centrale). Hai potuto avere un occhio di riguardo in particolare per i “tuoi” Kneubuehler e Heim? «Sì, trovo che entrambi abbiano giocato bene, garantendo solidità e intensità. André era già piuttosto abituato, mentre per Johnny era la prima e sono contento per lui».
Tra gli aspetti positivi invece il controllo del gioco, mantenuto per lunghissimi tratti dagli elvetici, e una difesa che ha veramente concesso poco: «Questo era uno dei punti chiave per le prime partite, la prestazione è dunque positiva, nonostante il risultato negativo. Dobbiamo continuare su questa strada migliorando quel paio di aspetti».
Un’avversaria come la Slovacchia è comunque tosta da affrontare e permette subito di misurarsi ad alti livelli. Sono i test con la Francia che dovrebbero in teoria permettere di incamerare fiducia con delle vittorie larghe: «Sono tutte partite interessanti. Già questa prima è stata una buona indicazione del fatto che per vincere bisogna essere cattivi offensivamente ed essere solidi difensivamente».
D’altro canto nella prima amichevole una sconfitta non è per forza di cose negativa, può essere uno stimolo per non sedersi e lavorare più duramente? «Comunque vincere fa bene al morale e al processo di crescita, quindi domani (oggi per chi legge, ndr) vogliamo anche ottenere la prima vittoria di questo percorso». Occhi dunque sulla rivincita odierna a Porrentruy.