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È ancora Lugano. ‘Non perfetti, ma bene nelle piccole cose’

Dal 2-0 al 2-2 in sette minuti, poi, soli dodici 12 secondi dopo (!), il gol partita di Morini. Luca Cereda: ‘Il vero Ambrì è quello del terzo tempo’

I biancoblù masticano ancora amaro, come a fine settembre
(Ti-Press/Piccoli)

Lugano – Mancava giusto dall’ultimo derby, Calle Andersson. Quando aveva dovuto lasciare il ghiaccio poco dopo aver segnato lo 0-3 a causa di una botta al costato. Nel giorno del suo ritorno in pista, un mese dopo il difensore numero 55 del Lugano si erge subito a protagonista: dopo aver scippato il posto in difesa a Kaski (e dei due, a giudicare queste prime settimane il vero straniero piuttosto sarebbe lui), lo svedese con licenza svizzera firma il gol d’apertura del 247esimo derby della storia, al suo secondo tiro in porta. «Questi tre punti erano importantissimi per noi – dice Calle Andersson –. Chiaro, sono contento di aver segnato, ma prima viene la prestazione del gruppo che penso stavolta sia stata molto buona. Sono contento del mio rientro. È stata dura star fuori cinque settimane, ma la stanchezza non si sente se si vince».

Quella rete di Andersson, al 19’03", dà un deciso scossone al primo Lugano-Ambrì della storia con due allenatori ticinesi in panchina: e se a giudicare dalle immagini del pre-partita, dei due coach il più nervoso non sembra essere Gianinazzi, a cui scappa pure un sorriso poco prima dell’ingaggio d’avvio, di sicuro alla fine il più entusiasta non è Luca Cereda. Infatti il suo Ambrì cola a picco proprio nel momento in cui sa di aver fatto la parte più difficile, rimontando due gol di svantaggio a metà di un terzo tempo in cui i leventinesi destano l’impressione migliore, dopo che lo stesso Cereda decide di dare una rimpastata alle linee, smembrando l’impalpabile secondo blocco per rimettere Pestoni a fianco di Zwerger (e Grassi) e riunendo i cechi Spacek e Chlapik vicino a Hofer. Risultato: dal 2-0 al 2-2 in sette minuti, e tra un gol e l’altro pure il clamoroso incrocio colpito al 47’54" da un McMillan che sta già esultando.

Invece al tirar delle somme a vincere è (di nuovo) il Lugano. Colpevole nel farsi sorprendere dalla reazione biancoblù in avvio di terzo tempo, ma bravissimo a sfruttare qualsivoglia sbavatura avversaria. Dall’errore di posizione dopo un cambio sì rapido, ma disordinato in occasione del citato gol di Andersson (con Marchand che abbandona la posizione mentre Isacco Dotti si trova sullo stesso lato di Heed), al ritardo in copertura sul raddoppio di Arcobello al 20’26", fino – soprattutto – alla leggerezza difensiva nello slot nell’azione che tutto decide. Appena dodici secondi dopo il 2-2 di Bürgler (che, in realtà, è uno sfortunato autogol di Koskinen), ciò che rende il tutto ancor più bruciante. «Sul terzo gol abbiamo perso il disco dietro la porta, ma gli errori possono capitare, in qualche circostanza dovevamo comunque essere più pronti – dice Luca Cereda –. Dopo un primo tempo guardingo, nel secondo è sicuramente stato il Lugano a farsi preferire, mentre nel terzo siamo stati migliori noi, è stato quello in cui si è visto il vero Ambrì e da cui vogliamo ripartire venerdì: è stata una prestazione relativamente solida, nelle ultime tre partite c’è stato un progresso, anche se pure contro l’Ajoie la prestazione non era così malvagia, ora dobbiamo insistere per far girare la fortuna dalla nostra».

«Avremmo voluto giocare tutta la partita nel migliore dei modi, ma di fronte avevamo un Lugano che non è l’ultimo arrivato, ha grandi giocatori e ha saputo sfruttare le sue occasioni – dice invece Inti Pestoni –. Il powerplay? Ultimamente non abbiamo tante occasioni per praticarlo; due a Ginevra e una sola contro l’Ajoie, per farlo funzionare dobbiamo darci più possibilità di provarci, perché con una penalità a partita è difficile vincere».

Così, anche il secondo derby va agli archivi con un successo bianconero. «Nel primo tempo la squadra ha giocato veramente bene seguendo alla lettera il nostro gameplan – dice un tranquillo Luca Gianinazzi –. Siamo stati anche molto solidi difensivamente. Nel secondo invece siamo stati un po’ troppo larghi, mentre nel terzo abbiamo fatto un passo indietro, mancando di aggressività e concedendo qualche metro all’Ambri, che è stato bravo a sfruttarlo. Però abbiamo mostrato carattere tornando subito in partita. Un plauso a tutti: grande prestazione di squadra, abbiamo bloccato moltissimi tiri. Vincere sicuramente aiuta, ma la prestazione viene al primo posto: abbiamo giocato in un modo che mi ha soddisfatto, non siamo stati perfetti ma abbiamo fatto bene le piccole cose».

Oltre che con un dubbio insolubile: quel miracoloso salvataggio di Juvonen col guantone su tocco a botta sicura dell’indomito Fazzini, a quattro minuti dal termine, avviene prima o dopo la linea di porta? Un dubbio tuttavia destinato a restare tale, perché non c’è immagine al mondo che possa chiarirlo. Non al di là di ogni dubbio.