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Ambrì, la sfortuna del tredici. ‘La pressione? Eccome se c’è’

Nell’ultimo weekend prima della pausa grava il peso dei numeri su un gruppo che vuol vincere dopo il nuovo ko in un derby. Celio: ‘Ma non è sindrome’

L’ex difensore numero 8 è il biancoblù che ha alle spalle il maggior numero di sfide con il Lugano: ben 101
(Ti-Press/D. Agosta)
4 novembre 2022
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Saranno anche solo numeri, ma hanno il loro peso. Specialmente nelle teste dei giocatori, quelli dell’Ambrì nella fattispecie: stasera tornano in pista per sfidare uno Zugo che pare in ripresa, dopo le tre vittorie ottenute nelle ultime cinque uscite, ma lo fanno sapendo di essere reduci da ben sei sconfitte filate in campionato. L’ultima delle quali, naturalmente, ha un retrogusto del tutto particolare: infatti il 3-2 dell’altra sera a Lugano non è nient’altro che il tredicesimo kappaò negli ultimi quattordici derby, striscia negativa interrotta soltanto da quel 2-1 in una Gottardo Arena nuova di pacca, il 15 ottobre di un anno fa.

C’è chi dice che sia semplicemente un caso, chi invece rispolvera vecchi concetti, sportivamente parlando, come la sudditanza psicologica: chi avrà ragione?

Non si sa perché, ma l’Ambrì le partite con il Lugano le sente più delle altre, probabilmente – dice Nicola Celio, oggi cinquantenne ex difensore nonché recordman biancoblù a livello di derby giocati: ben 101 in totale, tra l’inizio degli anni Novanta e la fine del decennio successivo –. Sta di fatto che quello di martedì era un derby da vincere. Pur giocando bene, a parte nel secondo tempo, e avendo colpito pali e traverse, hanno commesso un sacco di errori banali, regalando dischi facili per imbastire dei contropiede. E alla fine hanno perso, nonostante secondo me fossero più pimpanti, più veloci.

Ripensando anche a ciò che hai vissuto tu in carriera, si può persino arrivare a parlare di sindrome, per una sfida pur sentita come un derby?

Diciamo che ai miei tempi c’è stato un periodo in cui alla Valascia vincevamo solo noi e alla Resega vinceva solo il Lugano. Ma è pure capitato un periodo in cui noi vincevamo in casa loro e i bianconeri vincevano da noi. Insomma, nel tempo s’è visto un po’ di tutto: no, non c’è alcuna sindrome.

Anche perché in uno spogliatoio con venticinque teste, non tutte avvertiranno la pressione allo stesso modo.

Infatti. Ognuno di quei giocatori vive il derby a modo suo. D’altra parte però, se hai tanti elementi magari più sensibili di fronte a una partita così importante, forse un pochettino si lasceranno influenzare dalle emozioni. Quando succede, o cominci a voler far troppo perché vuoi vincere a tutti i costi, e non è mai un bene quando si esagera, oppure giochi con quella paura dettata dalla coscienza che se perdi anche quel derby saranno tredici volte su quattordici che non batti il Lugano. E lo zoccolo dell’Ambrì è più o meno lo stesso da due o tre stagioni: sono quei giocatori ad aver perso quelle partite, e al prossimo derby non potranno non ripensarci. Quindi la pressione sull’Ambrì c’è, eccome se c’è!

Specialmente dopo aver segnato un gol, si dice che nel cambio successivo l’attenzione dev’essere massima: l’altra sera, invece, soli dodici secondi dopo il pareggio di Bürgler il Lugano si è ritrovato subito in vantaggio, con l’indisturbato Morini dimenticato in mezzo allo ‘slot’.

È vero, lo si dice, però bisogna ammettere che certe cose capitano abbastanza regolarmente (sorride, ndr), e su tutte le piste. Ma va anche dato atto al Lugano di averla giocata bene quell’azione: è andato in profondità a far pressione, fin dietro la porta, e Josephs ha guadagnato un disco d’oro. Comunque, effettivamente i biancoblù erano un po’ fermi sulle gambe. E bisogna anche aggiungere che Wütrich, giocatore peraltro bravissimo e che a me piace molto, non può farsi rubare un puck in quel modo a quel punto della partita.

Tutto si può dire, non che l’Ambrì martedì abbia giocato una brutta partita.

Al contrario. Se l’è giocata bene, e trovo che sia arrivato a un niente dal farcela. Peccato soltanto per quegli errori in mezzo a tutta quella generosità e alle belle cose che fanno: infatti a me i biancoblù erano piaciuti moltissimo nel primo tempo, e in generale a mio modo di vedere avevano anche più gambe del Lugano. Il problema è che nel secondo tempo non c’erano proprio: dischi persi, tanti dischi persi. In certi momenti bisogna essere capaci di dire: "No, ora il puck lo butto in fondo" oppure "no, adesso questo passaggio non lo faccio perché se me l’intercettano poi se ne vanno". Sono errori che possono davvero cambiare l’andamento del gioco.

Alla fine, secondo te quanto pesano davvero quelle tredici sconfitte nei derby?

Direi che è una cosa che riguarda unicamente le sfide con il Lugano: se con le altre squadre bene o male le vittorie arrivano, l’Ambrì nel derby si trova in una spirale di sconfitte che, credo, non si sia mai vista contro nessun altro avversario. Il problema è che sono punti importanti: lo erano l’anno scorso, lo sono ancor di più quest’anno. Anche se la cosa positiva (sorride, ndr) è che quest’anno i derby sono soltanto quattro.

Quindi?

Quindi il prossimo lo vinceranno (ride, ndr). A dire il vero, credevo che sarebbe successo già martedì, dopo aver visto l’Ambrì giocare nel primo tempo. Quando ha lavorato bene tenendo il disco e andando in profondità, il Lugano ha fatto fatica. Certo che se, invece, si regalano contropiede a una squadra come il Lugano, tutti sanno come andrà a finire.