Dal mese di pausa forzata (prima dall'infortunio e poi dalla quarantena), Nättinen è tornato con la voglia di prendere l'Ambrì per mano
È passato un mese dalla domenica nera di Zugo. Nera per l'Ambrì Piotta, uscito sconfitto dalla Bossard Arena, e nera, soprattutto, per Julius Nättinen, che quel maledetto 17 gennaio lo finì all'ospedale dopo la violenta carica di Cadonau. Il comeback del finlandese, concretizzato domenica contro il Losanna, è stato piuttosto tribolato, passando prima dalla convalescenza per riprendersi dall'infortunio alle cervicali, e poi per la quarantena che gran parte della squadra biancoblù ha dovuto osservare. Un percorso che il neo 24enne (compiuti proprio tre giorni prima di finire all'ospedale) è ora deciso più che mai a lasciarsi alle spalle. La sua testa è infatti già tutta proiettata alla partita di domani a Davos. Che non vuol steccare, e lo si capisce dall'impegno che ci mette nell'allenamento che precede la trasferta nei Grigioni. Mentre i suoi compagni imboccano il corridoio che porta agli spogliatoi della Valascia, Nättinen è ancora lì sul ghiaccio, a parlottare con Perlini e, assieme a lui, a esercitarsi nel tiro. E quando anche il canadese decide pure lui che per oggi può bastare, il nativo di Jyväskylä va avanti: ancora un paio di pattinate in solitaria prima di lasciare posto, per ultimo, alla Zamboni.
«Sì, adesso è tutto alle spalle – commenta il finlandese prima di andare sotto la doccia –. È una bella sensazione quella di essere tornato nel gruppo. Non è mai facile riattaccare la spina quando stai fermo per quattro settimane, ma la prima partita, col Losanna, non è andata male. Fisicamente mi sento bene, pronto per la competizione. Mi mancava, e sono davvero contento di averla ritrovata. In fondo lo stop forzato per quarantena non è stato un male per me, perché mi ha concesso qualche giorno in più per riprendermi dalla botta rimediata a Zugo. E, fortunatamente, non ho nemmeno perso troppe partite... Io l'ultimo a lasciare la pista oggi? Beh, da quando sono tornato ad allenarmi, l'ho fatto cercando di metterci ancora più intensità : ho ancora un buon margine per crescere e voglio farlo al più presto possibile, anche perché al termine della stagione regolare mancano ancora solo diciannove partite. Voglio dare un contributo ancora maggiore alla causa della squadra, cercando di farle incamerare più punti possibili».
Hai ancora ripensato al tuo infortunio e al brutto fallo di Cadonau? «Un po' ci ho pensato, e anche lo stesso Cadonau poi si è sincerato delle mie condizioni. Ha sbagliato, ma ha anche capito di averlo fatto».
Dopo uno stop di quasi un mese, le difficoltà maggiori del comeback si riscontrano sul piano fisico o a livello mentale? «Le due cose si equivalgono. Fisicamente devi ritrovare soprattutto la velocità , cosa che si può fare con diversi allenamenti. Allo stesso tempo devi tenerti allenato nel ‘leggere’ il più in fretta possibile il gioco, perché se non lo fai, poi sul ghiaccio finisci con l'essere il più lento nell'esecuzione, e questo rischia di compromettere le dinamiche di squadra. Ma, su questo piano, siamo un po' tutti nella medesima situazione, e questo semplifica un po' le cose».
Oltre a toglierti dalla scena per qualche settimana, la carica di Cadonau ti ha anche metaforicamente sfilato dalla testa il casco giallo, passato su quella di Zwerger (26 punti per l'austriaco, 24 per Nättinen, che, però, nei suoi confronti vanta comunque il miglior rendimento punti/partita: 1,04): il tuo prossimo obiettivo personale è dunque quello di riprenderti le insegne del topscorer della squadra? «Sì certo (ride). Cioè, sarebbe bello, ma non ne faccio un cruccio. Anzi, posso anche giocare addirittura meglio senza il casco giallo, per cui per me va bene anche così». E dunque non hai parlato di questo con Zwerger? «No, no. Ma è chiaro che se ne ho l'occasione, me lo riprendo anche volentieri».
Domenica, dalla partita contro il Losanna, Luca Cereda e l'Ambrì Piotta tutto si attendevano importanti indicazioni e, soprattutto, tante risposte agli interrogativi sollevati dal confinamento praticamente generale. E alla luce del punto raccolto, le risposte sono sostanzialmente positive: «Tutto considerato abbiamo affrontato e gestito bene quella partita. Certo, potevamo e possiamo fare di più e meglio, ma come prima uscita dopo praticamente due settimane di riposo forzato non è stata affatto male. È stata una partita tirata, e anche noi abbiamo avuto le nostre opportunità per vincerla. Ci sono cose che sicuramente saranno da migliorare, ma siamo sulla giusta strada. Dopo la pausa forzata, tutti erano eccitati dalla prospettiva di tornare a giocare».