Ancora fermi a zero punti, i leventinesi puntano a (ri)lanciarsi stasera contro il Ginevra. Per il difensore 'serve durezza anche in partita, non solo in allenamento'
L’Ambrì ci riprova. Per ottenere i primi punti stagionali, ma non solo. «Certo, siamo consapevoli di non aver giocato finora il nostro miglior hockey», esordisce Michael Fora. «Ora è importante ritrovare il livello dell’anno scorso, in particolar modo i fondamentali: quando le cose non vanno come vorresti, non c’è bisogno di cambiare nulla, semplicemente bisogna lavorare ancora di più».
Fin qui, i biancoblù hanno giocato bene per cinque periodi dei nove disputati (il secondo e il terzo contro lo Zugo, il primo di Rapperswil e il primo e il terzo di Berna), ma non è abbastanza per vincere. «L’obiettivo è giocare il nostro hockey per sessanta minuti, è quella l’unica possibilità per avere successo. D’altronde già nello scorso campionato a volte ci era mancata la costanza».
Il difensore, poi, torna sull’episodio di Berna. ‘L’errore lo si analizza, poi lo si scorda. E le critiche da fuori non mi toccano’.
Martedì, a Berna, Fora ha vissuto senz’altro qualche momento delicato, dopo quell’errore di valutazione che, in shorthand, aveva favorito la seconda rete degli Orsi. A chi gli chiede di quell’episodio, Fora risponde così: «Gioco in prima squadra ormai da qualche anno, e ho imparato a gestire certe situazioni. L’errore lo si analizza sul momento, si cerca di capire cosa si è sbagliato e lo si prende come un qualcosa di positivo, che ti permette d’imparare. Poi ci si lascia tutto alle spalle».
Una situazione, quella, che in carriera a Fora si sarà presentata centinaia di volte, e che di regola ha sempre gestito alla perfezione. A dimostrazione di quanto sia complesso l’hockey, sport in cui bisogna prendere le decisioni in una frazione di secondo. E poi, quando si sbaglia, arrivano critiche ingenerose. Se non addirittura esagerate. «Chi vuole capire, lo capisce – spiega il ventitreenne di Giubiasco –. È uno sport veloce, fatto di errori: ce ne saranno sempre, l’importante è come si reagisce. Onestamente, però, non m’importa delle critiche che arrivano da fuori: non mi toccano minimamente».
Una delle maggiori difficoltà incontrate finora da Fora è da suoi compagni si è manifestata negli slot. «Tutto parte dell’allenamento. Oggi (giovedì per chi legge, ndr) abbiamo effettuato parecchi esercizi in tal senso, compreso il disturbo sul portiere. Si tratta di due zone importanti della pista: bisogna essere duri, in allenamento lo siamo stati, ma ora è necessario esserlo anche in partita».
Una mancanza che finora si è tradotta in una difficoltà nell’andare a segno, ciò che può finire con l’intaccare la fiducia di alcuni attaccanti. «Ogni giocatore è fatto a modo suo – continua –. Noi dobbiamo prima di tutto giocare un buon hockey come squadra, così facendo riusciremo a creare maggiori occasioni e, probabilmente, automaticamente segneremo più reti. È imperativo mettere più dischi verso la porta, essere ‘cattivi’: è una questione di attitudine e in fondo è alla base dell’hockey, Il gol è soltanto la conseguenza del grande lavoro svolto in precedenza».
E nei momenti difficili è fondamentale che all’interno dello spogliatoio continui a regnare serenità e vicendevole sostegno. «In squadra siamo molto uniti e parliamo tanto – conclude –. Sabolic? È professionista da una vita, non ha bisogno di chissà quale sostegno o aiuto: sa benissimo da solo cosa deve fare».