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La bagarre fra Norris e Verstappen (ri)accende il Mondiale

Nel Gp d'Austria i due si tamponano, permettendo alla Mercedes di George Russell di tornare a sorridere

(Keystone)
30 giugno 2024
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La sfida era già stata lanciata al sabato mattina, durante la sprint race, quando Lando Norris ha messo il muso della sua McLaren davanti alla Red Bull di Max Verstappen sulla discesa che porta alla violenta staccata di curva quattro. Il circuito di Spielberg sembra semplice solo agli occhi di un osservatore poco smaliziato, in realtà le poche curve che raccordano i brevi e veloci rettilinei rappresentano per i piloti ognuna una sfida diversa. Alcuni interpretano la pista alla perfezione: Valtteri Bottas, per esempio, al Gp d’Austria ha collezionato tre pole position in carriera. Altri odiano profondamente questo tracciato ricco di saliscendi e curve a gomito in contropendenza, che non riescono a comprendere... Michael Schumacher, che in carriera aveva dominato ovunque, era tra questi.

Lando prende una lunghezza di vantaggio sull’avversario, ma non è cattivo a sufficienza, non chiude la porta sulla sua destra, si allarga per impostare la curva al meglio. Max comprende l’indecisione dell’altro e alza il piede dal freno, si gioca il tutto per tutto ma ha ragione, passa e si riprende la prima posizione. La sprint race è cominciata da pochi giri, ma la sfida tra i due contendenti è già tesa. Da qualche settimana l’antifona è chiara: Norris è ancora un passo sotto al livello di guida di Verstappen, ma la McLaren è ormai davanti alla Red Bull. Norris ha avuto chances di vittoria praticamente in ogni Gran premio. La vittoria di Miami, la sua prima in 110 partecipazioni, avrebbe dovuto sbloccarlo psicologicamente, renderlo più leggero. Invece lo scanzonato ‘inglesino’ sente ora il peso della pressione, non risparmia critiche a sé stesso né alla sua scuderia. Nonostante i 69 punti di distacco da Verstappen prima della gara austriaca, Norris si sente in corsa per il titolo mondiale.

Al via della gara vera e propria, quella della domenica, tutto fila liscio o quasi: Charles Leclerc, stretto a sandwich tra Sergio Perez e Oscar Piastri, danneggia l’ala anteriore e finisce nelle retrovie del Gran Premio. L’asfalto rovente e abrasivo detta le strategie a tutti i team, c’è poco da inventarsi. Guanyu Zhou è l’unico pilota che adotta la strategia inversa rispetto a tutti gli altri: parte con una gomma dura e si tiene le medie per la parte centrale della corsa. È uno stratagemma che non funziona, la Sauber è semplicemente troppo lenta. Spielberg è un tracciato indigesto per le monoposto di Inwil, con frenate e allunghi continui, tre zone Drs che mettono alla prova aerodinamica e motore. Bottas e Zhou finiranno rispettivamente la corsa in sedicesima e diciassettesima posizione; e le Haas, dirette concorrenti per la classifica, entrambe a punti.

Non succede mai nulla, e invece...

La corsa cristallizza a lungo le distanze in pista: Verstappen precede Norris di sette secondi; Russell, Sainz e Hamilton si osservano guardinghi in vista della volata per il podio; Piastri prova a infiammare i suoi tifosi con una rimonta dalla decima posizione. È una di quelle domeniche in cui sembra che non debba succedere niente. L’imprevisto è però dietro l’angolo: al cinquantunesimo giro, Verstappen ha un problema al pit stop, il cambio gomme più lento avvicina Norris sotto i tre secondi. Per una volta, la McLaren non si è inventata niente, le sue strategie sono lineari, Norris entra ai box dietro a Verstappen. Se ne hanno di più, e in McLaren pensano di averne, si giocheranno la vittoria in pista. Max guarda negli specchietti e vede la sagoma della monoposto di Lando farsi enorme, si innervosisce. Già non è stata una domenica tranquilla. La pista di Spielberg è una delle più corte del Mondiale, ci sono macchine da doppiare di continuo; per di più gli pneumatici hard che hanno affidato a Verstappen per affrontare la parte centrale della gara non hanno una prestazione consistente, l’olandese lo urla alla radio a più riprese.

Verstappen si innervosisce e sbaglia la frenata di curva quattro, strappa un sorriso al cronista che scrive questo pezzo. Viene da dire: ma allora è umano anche lui. Norris gli è addosso, inizia una bagarre che può portare a due soli esiti: o l’inglese passa e va a prendersi la vittoria, è alla guida di una macchina chiaramente superiore alla Red Bull, non può accadere il contrario; oppure nessuno dei due arriva al traguardo. Giro dopo giro, Norris tira la staccata in curva tre, nel farlo si avvicina a Verstappen sempre di più. In un’occasione Max chiude la porta all’ultimo secondo, forse oltre il limite consentito dal regolamento; in un’altra occasione Norris passa, ma nel farlo spinge fuori l’altro, che si riprende la posizione accelerando nel fuoripista. Al giro 65 accade l’irreparabile: Norris per una volta prende l’esterno di curva tre, è convinto di farcela anche facendo più strada, tanta è la velocità in più che porta alla staccata rispetto all’avversario; Verstappen chiude lo spazio lungo la linea laterale, ma Norris tiene duro, non si muove. Le ruote posteriori si scontrano in un clangore metallico, e gli pneumatici di entrambi si forano. Norris si ritira; Verstappen ripara ai box, monta gomme nuove e torna in pista, nonostante la penalità è quinto, per lui è una mezza vittoria. Tra Verstappen e Norris la sfida è ormai totale, dichiarata: ai microfoni delle tv l’inglese chiede delle spiegazioni; da parte sua l’olandese nicchia. Sembrano tornati gli spietati duelli del 2021, con protagonisti Hamilton e il solito Verstappen.

Fra i due litiganti, il terzo gode

La coppa del Gp d’Austria se la prende George Russell, autore di una corsa solida e di un weekend in cui ha guidato bene, su una Mercedes ritrovata. Gli aggiornamenti portati in pista qualche settimana fa funzionano a dovere, hanno allargato la finestra di utilizzo delle gomme e finalmente la monoposto anglo-tedesca può scaricare sull’asfalto tutto il proprio potenziale. Succede l’opposto alla Ferrari, che ha imboccato l’ennesimo vicolo cieco in fase di sviluppo. Se a Maranello cercano il massimo carico aerodinamico, per mettere le gomme nel corretto intervallo di temperature, ricompare l’odiato porpoising, il saltellamento che costringe i piloti ad alzare il piede durante la percorrenza delle curve veloci. Ai tifosi è stato raccontato che la Sf-24 era una buona base di partenza, una monoposto da sviluppare aggressivamente gara dopo gara. E ora che gli aggiornamenti di Imola e poi quelli di Barcellona non hanno portato la prestazione sperata, chi lo dice agli appassionati che è stata buttata via l’ennesima stagione?