L'olandese della Red Bulla sul traguardo di Monaco ha preceduto lo spagnolo Fernando Alonso e il francese Esteban Ocon
Monaco racconta sempre un’altra storia, o almeno ci prova. In un campionato dominato da Max Verstappen e dalla Red Bull alla corsa del Principato si chiedeva di ridare le carte, di concedere una mano buona anche ai piloti a cui il campione del mondo aveva lasciato finora solo le briciole. Le caratteristiche del tracciato sfavoriscono la Red Bull, avvantaggiano Aston Martin e Ferrari: alla vigilia del Gran Premio ne erano convinti davvero tutti, dai piloti ai commentatori. Fernando Alonso ha dichiarato che avrebbe attaccato Verstappen fin dalla prima sessione di prove libere, che non avrebbe lasciato nulla di intentato, e così ha fatto. Quando al sabato ha fatto segnare il miglior tempo delle qualifiche, i suoi meccanici hanno festeggiato, come se avesse fatto un gol nella finale dei Mondiali di calcio. Alonso avrà ghignato da sotto al casco, la pole position gli mancava dal Gran Premio di Germania del 2012. Guidava ancora una Ferrari. Ci è voluto tutto il manico di guida e il coraggio di Max Verstappen per togliere il primo posto allo spagnolo, con un giro che sarà ricordato per molto tempo. L’olandese all’uscita della curva del Tabaccaio aveva un ritardo di due decimi di secondo. Nell’ultimo settore, un chilometro e mezzo scarso di pista, ha recuperato il distacco baciando i muri a destra e a sinistra con la spalla delle gomme. Un’impresa riuscita in passato ai maestri della specialità, ai Senna e agli Schumacher che a Montecarlo hanno trionfato più volte.
Alla domenica i due contendenti hanno fatto scelte opposte. Verstappen ha montato una gomma di mescola media, Alonso ha optato per pneumatici meno performanti ma più resistenti. La corsa si è così trasformata in una guerra di nervi, Verstappen in testa al gruppo a dettare il passo, Alonso alle sue spalle ad attendere gli eventi. I giri passavano, Verstappen accumulava vantaggio sul secondo classificato, ma non tanto quanto avrebbe potuto se non avesse dovuto gestire il consumo delle gomme. Alonso scommetteva su un cambio ai box anticipato, su un crollo della performance degli pneumatici del pilota olandese, per poi provare a fare la differenza una volta in testa alla corsa.
Sono due gli elementi che influiscono sull’andamento di una gara automobilistica. Uno, come detto, è il tracciato. L’altro è il caso, che in Formula 1 assume spesso le sembianze di una nuvola carica di pioggia. Erano attese delle precipitazioni sul circuito, ma nessuno si aspettava che avessero una tale intensità. A ventisei giri dalla fine una parte della pista, dal Casino al Portier, si allaga; l’altra parte, quella dei box e del traguardo, resta all’asciutto. Fino a quel momento era una gara da passisti, con i piloti in fila indiana in attesa della volata finale. La pioggia crea scompiglio, in uno scenario del genere chi fa la scelta giusta azzecca la fuga e vede il traguardo prima degli altri. Sono attimi cruciali. Alonso ha una buona intuizione, si getta nei box prima di Verstappen, che intanto annaspa in pista. Alla Aston Martin decidono incredibilmente di montare gomme da asciutto, ma è solo per un errore di comunicazione tra il box e la radio del pilota. Alonso è costretto a fermarsi ancora un giro dopo, rendendo vana la sua intuizione precedente. Rientra ai box con Verstappen, mettono entrambi gomme da bagnato intermedio, mantengono le posizioni fino al traguardo. La vittoria numero trentatré per Fernando si fa ancora desiderare.
Più ombre che luci nel weekend della Ferrari. Leclerc ha agguantato la terza posizione al sabato, ma è stato retrocesso di tre posti per una penalità inflittagli dalla direzione gara. Alla domenica ha tentato una tattica alla Alonso: allungare la prima parte di gara per giocarsi il tutto e per tutto nel finale. È stato costretto a cambiare gli pneumatici, ormai distrutti, nel momento meno opportuno, quando era braccato dal trenino degli inseguitori. La pioggia per Leclerc è arrivata troppo tardi e il monegasco si è dovuto accontentare della sesta piazza. Ha fatto peggio il suo compagno di scuderia Carlos Sainz. In gioco per il podio, all’undicesimo giro ha tamponato Ocon durante un tentativo di sorpasso insensato all’uscita del tunnel. È poi scivolato sul bagnato del Mirabeau, finendo per appoggiarsi alle barriere. Al traguardo è solo ottavo, a più di un minuto di distacco dal vincitore.
Aspettava il weekend di Monaco l’Alfa Romeo Sauber. Certo, gli aggiornamenti che erano attesi per Imola sono stati rinviati e a Montecarlo Valtteri Bottas e Guanyu Zhou hanno avuto l’auto nella configurazione di inizio anno. Però i circuiti lenti e tortuosi si addicono alle caratteristiche della monoposto di Hinwil, l’avevano detto entrambi i piloti: Montecarlo è una buona occasione per fare punti. Al sabato Bottas ha sprecato una grande occasione, se fosse entrato nel Q3 sarebbe partito almeno cinque posizioni più avanti del quindicesimo posto in griglia che ha avuto alla domenica. In gara le Alfa hanno adottato una strategia aggressiva, anticipando di molto il momento del pit stop. Bottas è stato però sfortunato, ha agganciato il trenino di macchine rallentato dalla lentissima Williams di Logan Sargeant e ha perso tempo prezioso. Però ha avuto il merito di restare sveglio più avanti e reagire in fretta alle prime gocce di pioggia. Il cambio repentino alle gomme da bagnato gli ha dato un certo vantaggio sugli altri. Bottas ha visto la bandiera a scacchi in undicesima posizione, se non ci fosse stato Sargeant sulla sua strada i tanto sospirati punti sarebbero arrivati. Zhou ha chiuso poco lontano, tredicesimo. Appuntamento tra una settimana a Barcellona, per uno dei circuiti più probanti di tutto il calendario.