Il ferrarista, padrone di casa, è stato il più veloce nelle prove libere. Ci sono però le incognite della meteo e della tenuta del motore
Charles Leclerc è cittadino monegasco, ma non di quelli per ragioni fiscali e nulla più, no lui ci abita sin da ragazzo, conosce ogni centimetro del circuito, lo ha odorato e amato sin da bimbo, racconta di averci giocato con l’amico del cuore con le automobiline sul terrazzo mentre sotto si tenevano le prove. Per Charles vincere a Montecarlo, con la Ferrari, dopo la debacle di settimana scorsa a Barcellona è quasi un imperativo. Leclerc è però preoccupato: oggi le unità Ferrari che animano Haas e Sauber hanno avuto problemi, è dunque facile pensare che possa accadere di nuovo anche sulla sua. Eppure questo circuito è sapientemente preparato, come da decenni, ogni tombino saldato, asfalto nuovo tirato a biliardo, monoposto settata in altezza, rotazione del volante aumentata per poter affrontare le curve più strette. Oggi il monegasco ha attaccato e staccato le Red Bull in modo imperioso, seguito dal compagno Sainz. Un distacco che resta da verificare nelle prove di domani, ma che è giusto segnalare come davvero significativo, così come, per onore di cronaca, va rammentato quanto il passo gara in Spagna del monegasco fosse nei primi 28 giri (fino alla rottura del turbo) micidiale e inarrivabile per gli altri.
Le Red Bull ci sono, ma patiscono quel ritardo che anche la conformazione del circuito monegasco propone loro: sono le più veloci dello schieramento, le Rosse le più dolci ad affrontare le curve e dunque questo era da inizio campionato un luogo ove pensare a una vittoria rossa, la meteo potrebbe metterci lo zampino, perché tende ad appiattire la prestazione limandola verso il basso, così lo spazio per errori. In tutto il weekend ci potrebbero essere rovesci e questa incognita deve assolutamente far ottenere la pole position al pilota che voglia poi vincere, perché in pochi altri tracciati come qui partire davanti si trasforma in un vantaggio oggettivo.
Tutti gli altri appaiono a distanza dai quattro leader e dunque la storia si farà tra loro. È in corso qualche burrasca sul tema della benzina raffreddata da parte della Red Bull e del vantaggio prestazionale che ciò darebbe. In realtà Binotto ha paventato il dubbio senza per ora denunciare formalmente la cosa, Horner ha risposto offeso in quell’arte che gli appartiene, ma qualcosa sembra poter esserci. La Fia indaga, ma, se del caso, troppo tardi.
Altro tema sul quale in primis ieri Vasseur è stato categorico è il rispetto del budget cap a 142 milioni per stagione (140 per 20 gare e i 2 di indennizzo per quelle aggiuntive). Il team principal Sauber ha detto che non rispettarlo o barare, sarebbe inquinare un mondiale vincente, e lo ha volutamente affermato proprio mentre Horner chiedeva un’estensione affermando che molti team non potranno correre le ultime quattro gare. Per Adrian Newey il budget cap è lo spauracchio del suo approccio alle corse, sempre votato al miglioramento e alla crescita, elementi questi che hanno però un vincolo con il quale mai si era confrontato. Sarà questo un tema da seguire.
Un’altra informazione di carattere politico: l’avvicinamento della F1 con la Formula E nel segreto dei corridoi prosegue, specie dopo la bocciatura della E-Fuel che l’Unione Europea parrebbe voler sanzionare dal 2035. Una convergenza d’interessi appare sempre più logica e anche auspicabile, con la F1 a governare il cambiamento, specie in un momento in cui almeno cinque/sei team desiderano entrarvi a competere.
Domani alle 16 le prove, ci sarà di divertirsi, è sicuro. Monaco non tradisce mai.