Dopo la débâcle di sette giorni fa, Leclerc non le ha mandate a dire sulla competitività delle Rosse. Intanto, a Budapest la Mercedes parte ancora favorita
Prove libere a Budapest, un circuito che nonostante crisi economiche e sconvolgimenti politici tiene duro nel calendario mondiale della F1 dal 1986. Quest'annata particolare va apprezzata per l'enorme sforzo organizzativo che Fia e Liberty Media hanno compiuto per dare ad appassionati e sponsor una chiara risposta con un prodotto comunque apprezzabile e fruibile, quanto meno davanti ai televisori. La rapida scansione temporale che esiste tra una gara e l'altra obbliga i team a un surplus di sforzo organizzativo e concettuale per cercare da un lato di apportare assai rapidamente modifiche utili al miglioramento della performance delle monoposto, dall'altra di mantenere lo stato di efficienza generale.
Per ora le squadre godono del vantaggio di essere vicine alle Factory e, come ad esempio per Ferrari, portare da Maranello nuovi pezzi e soluzioni è relativamente rapido e semplice. Dopo il patatrac di domenica scorsa che ha fatto il giro del mondo, mettendo in seria difficoltà d'immagine il Cavallino, sappiamo che Leclerc ha cercato di scusarsi con tutti per il grave errore commesso. Ma da nostre precise informazioni risulta che il monegasco abbia anche aggiunto di averlo dovuto fare, perché con una monoposto così deficitaria la fretta di guadagnare qualche posizione è totale e ogni occasione va sfruttata senza indugi. A ciò ha pure aggiunto che per un bel po' di tempo nulla cambierà e che allo stato attuale la Ferrari non può aspirare al podio, se non con casi fortuiti così come era capitato nella gara di apertura del Mondiale. Avrebbe infine aggiunto di non avere quasi gustato quel podio, ben sapendolo frutto della sorte e di null'altro.
Come sempre avviene nei lunghi corridoi di Maranello, il vento gelido del cambiamento aleggia, ma solo in direzione di persone singole, senza che ci si domandi come si possano davvero rimettere radicalmente in piedi le cose. È un peccato, in primis per i tifosi, ma anche per i dipendenti di un marchio mitico che merita ben altro palcoscenico. Binotto ora traballa, si avvicina un possibile avvicendamento a fine stagione. Intanto la stagione 2020 pare persa.
Chi invece prosegue assai bene è la Mercedes-Benz che per il sesto anno domina in modo totale e schiacciante la massima formula, con la sola ombra del procedimento di verifica in corso per la clonazione gratuita di taluni parti della sospensione e dell'avantreno a favore della oramai cugina Racing Point. Vettel ha avuto contatti stretti con il team per un sedile 2021 e sappiamo da fonti certe che la trattativa è molto avanzata, mentre per Sergio Perez potrebbe aprirsi la strada di un ritorno in Sauber. In realtà il mercato piloti è fluido e le discussioni sono molte su diversi tavoli, chiusi tutti in un'incertezza sia di denaro, sia di programmi futuri.
Budapest è un circuito tutte curve, qui vince il bilanciamento perfetto in una miscela perfetta tra inserimento veloce in traiettoria e tenuta aerodinamica in apertura di uscita. Insomma ancora una volta l'ideale per la macchina con la stella, ma anche terreno per un attacco Red Bull. Verstappen è sempre più cosciente del suo valore e lo sta dimostrando, ma è anche realista rispetto a Hamilton e Bottas a riguardo del gap tra i due team di punta. Poi ci sono gli altri e tra questi purtroppo non riusciamo ad annoverare la Sauber la quale è oggettivamente priva dell'elemento propulsore Ferrari come fattore distinguente e si ritrova alquanto in debito di ossigeno progettuale. Ad essere veri giornalisti, poi, si dovrebbe scrivere dell'accordo segreto tra Fia e Ferrari, ma questa è una storia che richiede tempo.