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Tra delusione e orgoglio, già si disegna il futuro

A ventiquattro ore dalla sconfitta con l'Inghilterra l’amarezza rimane grande. Pier Tami: ‘A giorni primo incontro con Muri per il rinnovo del contratto’

7 luglio 2024
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Stoccarda – C’è aria di smobilitazione generale al campo base rossocrociato di Waldau. La delegazione rossocrociata lascerà nel primo pomeriggio la Germania e arriverà a Zurigo verso le 17, per un ricevimento in Europaplatz. Tra i giocatori regna la delusione per la fine di un’avventura che si sperava potesse durare ancora fino a domenica, giorno della finale. Sarà necessario qualche giorno per metabolizzare una sconfitta ai rigori dopo 120’ nei quali la Svizzera ha fatto gioco pari all’Inghilterra, creandosi addirittura le migliori occasioni per vincere la partita. Il gol di Embolo al 75’ aveva spalancato le porte della semifinale, il pareggio di Saka a dieci minuti dal termine le aveva improvvisamente richiuse, per quanto nei tempi supplementari ad andare più vicino al passaggio del turno (ad esempio con l'incrocio dei pali colpito proprio sui titoli di coda da Shaqiri direttamente su calcio d’angolo) sia stata proprio la selezione di Murat Yakin. Ma il calcio è fatto di piccoli episodi e il primo rigore della serie, sbagliato da Manuel Akanji, ha fatto la differenza. Ed è paradossale che l'errore costato l’eliminazione sia arrivato proprio dal giocatore che più di tutti si è illustrato nelle cinque partite del torneo, con prestazioni di un livello probabilmente ancora sconosciuto al calcio elvetico.

La Svizzera se ne torna a casa con tanta frustrazione, ma con la consapevolezza di uscire dal torneo a testa altissima. In primo luogo, se ne va dopo due vittorie e tre pareggi, dunque senza aver conosciuto l’onta della sconfitta, proprio come era successo diciotto anni fa, sempre in Germania, ai Mondiali 2006 (ma con una partita in più rispetto ad allora). Ad aver strappato applausi è stato il livello di calcio proposto da Xhaka e compagni, assolutamente inatteso dopo il difficile autunno 2023, e che ha raccolto consensi a livello internazionale. Al pari di Akanji, Xhaka è stato il vero leader della squadra, quel direttore d’orchestra del quale la Svizzera aveva bisogno, ma che negli anni passati soltanto a sprazzi aveva trovato. Finalmente incisivo anche in fase offensiva, si è assunto il ruolo di pacemaker, controllando il ritmo cardiaco della squadra, rallentandolo o accelerandolo a dipendenza delle necessità.

Il futuro si sta affacciando

La Svizzera ha altresì dimostrato di possedere un futuro, perché se Sommer (una sola vera parata, ma non è stato il suo torneo) e Shaqiri (condizione fisica oltremodo carente, ma piedi e mente che continuano a essere geniali) potrebbero anche decidere di dire basta, il ricambio generazionale sembra a portata di mano… «Per il momento, nessun giocatore si è chiamato fuori – ha commentato Pier Tami nella conferenza stampa di chiusura –. E comunque non sono preoccupato, in quanto i giovani non mancano. A San Gallo avevamo 8 U21 e qui in Germania ne abbiamo portati 3, due dei quali hanno giocato con continuità (Rieder e Stergiou, ndr). La nuova generazione sta arrivando, non dimentichiamo che la U21 si è qualificata per tre volte consecutive agli Europei di categoria. Ciò nonostante, sarà importante continuare a proporre questo tipo di calcio, con un gioco di squadra molto forte, nel quale si attacca e si difende in undici. Per una nazione come la Svizzera, questa attitudine è l’unica che possa garantire di partecipare costantemente ai grandi eventi».

Tristezza e fierezza

Prima di pensare al futuro, però, occorre metabolizzare l’eliminazione di sabato… «Siamo al contempo tristi e fieri – ha sottolineato Dominique Blanc, presidente dell’Asf –. Tristi perché sull’arco dei 120’ il passaggio del turno l’avremmo meritato noi, fieri per quanto squadra, staff e delegazione tutta hanno saputo mostrare non soltanto nei quarti di finale, ma lungo tutto l'arco del torneo. Tutti meritano la nostra riconoscenza. Questa squadra ha dimostrato di saper imparare, rinnovarsi, crescere di torneo in torneo. E ai risultati – sottolineiamo il fatto che usciamo da imbattuti – aggiunge la maniera. Un calcio capace di toccare il cuore dei tifosi svizzeri che tengo a ringraziare a nome della federazione per l’incredibile supporto, con il quale hanno messo il fuoco – nell’accezione positiva del termine – a città e stadi tedeschi».

Anche Pier Tami sottolinea come delusione e orgoglio si dividano l’animo in parti uguali… «La sconfitta di sabato fa male, perché siamo andati così vicini a scrivere una pagina di storia. Allo stesso tempo, siamo estremamente fieri di quanto mostrato dalla squadra: abbiamo proposto un ottimo calcio che ha divertito gli spettatori. Contro ogni avversario siamo stati capaci di mostrare un volto moderno e nel finale della quinta partita, sia fisicamente sia mentalmente eravamo messi meglio dell’avversario, a dimostrazione di come la preparazione all’evento sia stata eccellente. E vorrei sottolineare come dal 6 dicembre 2022 e dalla sconfitta con il Portogallo ai Mondiali in Qatar, questa squadra abbia disputato 19 partite, con una sola sconfitta in Romania, peraltro a qualificazione già ottenuta, oltre naturalmente ai rigori andati male sabato».

Occasione sfuggita per una disattenzione

Sull’eliminazione per mano dell’Inghilterra è intervenuto pure Murat Yakin… «Ci siamo lasciati sfuggire una grandissima opportunità per arrivare in semifinale e, forse, addirittura all’atto conclusivo. Abbiamo pagato con moneta sonante una distrazione in occasione del gol di Saka. Per il resto, la squadra ha disputato una grande prestazione, gli undici titolari, come chi è entrato a partita in corso. Il bilancio complessivo non può che essere positivo, abbiamo fatto le scelte giuste sin dalle prime convocazioni, siamo riusciti a creare un gruppo solido e ci siamo illustrati con un calcio moderno e piacevole. Per quanto riguarda i rigori, eravamo perfettamente preparati, sapevamo tutto sui rigoristi inglesi, tuttavia non è possibile allenare l'aspetto mentale di un simile esercizio. Cosa passa nella testa di un calciatore quando arriva sul dischetto rimane imponderabile.

Yakin-Contini piano A

Nel giro di qualche giorno, dopo aver metabolizzato l’amara sconfitta di Düsseldorf, sarà già tempo di guardare al futuro. Il prossimo appuntamento è fissato per il 5 settembre in Danimarca per il primo turno di Nations League. Ma con quale selezionatore? Come si sa, il contratto di Murat Yakin è scaduto sabato sera, nel momento in cui il pallone calciato da Alexander-Arnold è entrato in porta. Si tratta dunque di sedersi attorno a un tavolo per trovare un nuovo accordo. Ancora Tami: «Ribadisco che Murat rimane il nostro piano A. Un primo incontro è già stato fissato per i prossimi giorni e l’obiettivo è di arrivare a chiudere entro la fine della settimana. Siamo estremamente contenti di quanto è stato fatto ed è nostra intenzione proseguire il cammino sia con Muri, sia con Giorgio Contini».

Gli ha fatto eco il diretto interessato… «La mia priorità è rappresentata dalla Nazionale, non vi sono altre proposte sul tavolo. Tre anni fa mi è stata concessa un’opportunità straordinaria per la quale sono riconoscente e che penso aver ripagato con il raggiungimento di tutti gli obiettivi. Adesso inizieranno le discussioni, vedremo quale strada prenderanno».

Nonostante Yakin sia rimasto piuttosto enigmatico in merito al suo futuro, sembra davvero difficile che in Danimarca sulla panchina elvetica possa sedere un nuovo selezionatore. Soprattutto alla luce di quanto il basilese ha saputo mostrare in questo Europeo. Dopo la fatica fatta in autunno per trovare una convergenza tra Murat e lo spogliatoio (soprattutto Xhaka e Akanji, guarda caso i migliori in Germania) e la crescita esponenziale proposta durante il torneo continentale, sarebbe davvero peccato dover ricominciare tutto daccapo. Perché questo staff tecnico, oltre a costruirsi un tesoretto di credibilità con un gioco brillante come la Svizzera forse mai ha avuto, ha intrapreso i primi passi per il ringiovanimento della rosa. Proseguire sulla strada intrapresa sembra essere la migliore garanzia per vivere tra due anni un Mondiale nordamericano ancora una volta da protagonisti. Con un'asticella che inevitabilmente, visti i risultati degli ultimi due Europei, hanno innalzato. Pur rimanendo con i piedi per terra e pur facendo la tara alla differenza di mezzi (finanziari e umani) tra il calcio svizzero e quello di altri mostri sacri, la semplice qualificazione agli ottavi di finale inizia a stare stretta. Questo gruppo ha dimostrato di poter pretendere qualcosa di più. «In queste settimane abbiamo mostrato qualità e capacità di crescere – conclude Yakin –. Rimaniamo la “piccola” Svizzera e i mezzi a disposizione di altre federazioni sono superiori, per cui diventa difficile dire se un giorno potremo vincere qualcosa. Ma vale comunque la pena provarci…».