L'1-1 di Colonia rispecchia abbastanza bene l'andamento del confronto, contro ben altra Scozia rispetto al 5-1 contro i tedeschi, che però la taglia fuori
La Svizzera non è riuscita a vincere – e sarebbe stata la prima volta nella sua storia – le due partite iniziali di una fase finale. Contro la Scozia si è dovuta accontentare di un pareggio, risultato che, comunque, la mette in ottima posizione nella corsa agli ottavi di finale. Di fatto, e considerando pure la differenza reti macchiata per gli scozzesi dallo sciagurato esordio contro la Germania, la selezione di Murat Yakin è praticamente certa di essersi assicurata per lo meno il secondo posto i gruppo. Domenica a Francoforte proverà a strappare addirittura il primo posto nel derby con i padroni di casa.
Va detto subito che il risultato di 1-1 rispecchia piuttosto bene l’andamento del confronto di Colonia. La Scozia aveva preannunciato che non sarebbe stata quella dell’esordio ed ha mantenuto la parola. E quella dell’esordio non è stata nemmeno la Svizzera che rispetto alla sfida con l’Ungheria ha compiuto in passo indietro sul piano del gioco. Certo, i rossocrociati avrebbero potuto conquistare tutti e tre i punti in palio, le occasioni non sono mancate, in particolare nella ripresa con Ndoye e Amouni. Tutatavia, non si possono misconoscere le opportunità create dagli scozzesi, su tutte il palo di Hanley sette minuti dopo la clamorosa occasione sciupata da Ndoye.
È stata una Svizzera che, rispetto all’esordio, ha faticato a trovare il bandolo della matassa in fase di costruzione della manovra. In particolare quando gli scozzesi accentuavano il pressing, togliendo in tal modo ai difensori e ai centrocampisti elvetici il tempo necessario per ragionare. Il fatto poi che Steve Clarke abbia piazzato uno dei suoi migliori elementi, Scott McTominay, a occuparsi elusivamente di Xhaka quando il pallone era nei piedi dei rossocrociati in casacca bianca, ha praticamente tolto il capitano dalla cabina di regia. Forse per questo, la squadra ha spesso optato per palle lunghe che, però, con il terzetto offensivo di piccoletti (Ndoye, Vargas e Shaqiri) non equivalevano certo a mettere i palloni messi in cassaforte.
Buon per la Svizzera, insomma, che il suo pezzo più pregiato, quel Xhardan Shaqiri che molti volevano bolso e ormai sul viale del tramonto, quando si tratta di grandi tornei non tradisca mai. A lui, infatti, Yakin deve il gol del pareggio. Ancora una volta, come spesso gli è accaduto in questi anni di gioie nazionali che vanno dal 2014 a oggi, XS ha cavato dal cilindro un colpo di genio. Certo, favorito dallo sciagurato retropassaggio di Ralston, ma la conclusione di prima intenzione finita nel sette alla destra di Gunn rappresenta una perla non molto diversa rispetto alla rovesciata con la quale aveva siglato il pareggio negli ottavi di finale del 2016 contro la Polonia. È vero, per il resto il suo apporto non è risultato particolarmente apprezzabile, al di là dell’encomiabile volontà di correre su tutti i palloni e allo scoccare dell’ora di gioco Yakin lo ha tolto dal campo. Tuttavia, chiunque sarebbe disposto a mettere la firma su un suo impiego part-time se i risultati fossero sempre questi. E con quello di ieri sera ha portato a 32 il suo personale bottino in rossocrociato, con ben 10 di queste reti messe a segno nella fase finale di un grande torneo. Insomma, sarà quel che sarà, ma Shaqiri il cartellino lo timbra quasi sempre.
Al di là del gol incassato in apertura di confronto e causato da una sciagurata deviazione di Schär su conclusione di McTominay che Sommer sembrava ponto a bloccare (piuttosto facilmente, invero), anche la fase difensiva non è stata perfetta. Sulle fasce, in primo luogo. E in particolare su quella destra, lungo la quale ha fatto avanti e indietro Andy Robertson, il laterale del Liverpool che ha cerato più di un grattacapo con i suoi traversoni calibrati. Non a caso, per diversi anni è stato considerato uno degli esterni sinistri più forti del continente, in particolare con i Reds, dove ha formato una coppia stellare con Trent Alexander-Arnold.
Yakin ha provato ancor una volta a sorprendere tutti, togliendo dall’undici iniziale Duah per far spazio a Shaqiri, in un terzetto d’attacco senza una vera punta centrale. Una soluzione che ha pagato per il gol di Shaqiri, ma che non è sembrata funzionare nel suo insieme, soprattutto alla luce delle troppe palle lunghe giocate, impossibili da essere sfruttate anche dalla velocità dei due esterni. Quando nella ripersa è entrato in campo Embolo, la squadra ha trovato un pizzico di profondità in più e il giocatore del Monaco ha dimostrato che appena sarà completamente ristabilito tornerà a essere una pedina fondamentale. Purtroppo, il gol trovato nel finale, molto simile a quello di sabato scorso, è stato vanificato da un chiaro fuorigioco, assai più netto rispetto a quello che nel primo tempo aveva negato a Dan Ndoye la prima gioia in Nazionale.
Nel complesso, dunque, la prestazione della Svizzera ha lasciato un pizzico di amaro in bocca. Il pareggio, a ogni modo, rimane risultato positivo e con quattro punti gli ottavi di finale sono praticamente assicurati, per lo meno quale terza classificata. E non è detto che con una Germania a punteggio pieno l’impresa sia fuori discussione.