laR+ Euro2020

In viaggio verso la Città Eterna con l’influ…encer

Il racconto delle peripezie dell'inviato a Roma (dove la Svizzera avrà il suo campo base) per seguire i primi Europei di calcio itineranti della storia

11 giugno 2021
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Biglietti, bus, treni, binari, coincidenze, ritardi, metro, fermate, hotel. Magari fossero ancora (solo) queste le preoccupazioni per chi si appresta a viaggiare. No, in tempi di Covid anche un "semplice" spostamento verso Roma dal Ticino per raccontare l'inizio dell'Europeo di calcio - al via proprio nella Città Eterna stasera con Italia-Turchia e che la settimana prossima vedrà la Svizzera affrontare, dopo l'esordio di domani con il Galles a Baku, a sua volta gli Azzurri all'Olimpico - si complica e i termini elencati in precedenza sono ampiamente soppiantati dai vari tampone (rigorosamente effettuato 24 ore prima della partenza), autodichiarazione, Passenger Locator Form (il tanto discusso modulo di localizzazione digitale o dPLF europeo, ma per ora richiesto solo in Italia), notifica di soggiorno, ecc. Che poi alla fine ci si impiega di più a capire cosa sia effettivamente necessario compilare che a farlo. E che nessuno in viaggio e alla frontiera controlli, è un'altra storia.

Fattostà che dopo aver espletato tutte le formalità – compresa la lettura, con tanto di domande e certificato da stampare a fine "esame", del protocollo di sicurezza dell'Uefa – il viaggio in treno verso la capitale italiana si rivela inaspettatamente sereno e puntuale, seppur con una compagnia inaspettata. Preso possesso del posto riservato appositamente nell’area “silenzio” sul Frecciarossa in partenza da Milano con l’idea magari di portarsi avanti, nel limite del possibile, con il lavoro, nei sedili accanto decidono di sedersi (ovviamente senza prenotazione) tre ragazzi tra i 18 e i 20 anni che a descriverli sembra l’inizio di una barzelletta: un biondino dai capelli lunghi e la faccia pulita, uno smilzo con la testa rasata e pieno di tatuaggi e l’ultimo più basso e “robusto” degli altri e con i capelli rasta. Romani sì (l’accento non mente), ma anche aperti verso il resto del mondo, come evidenziano il “bro” che usano al posto del più classico “fratè” per salutare l’amico Briga, rapper famoso di ritorno pure lui a casa con lo stesso treno, nonché la reazione alla mia provenienza, con un «bello il Ticino, forse ci veniamo prossimamente» seguito dal classico «parli bene italiano però». Okay.

In ogni caso, dalla fugace chiacchierata e soprattutto dal chiacchiericcio che ha poi accompagnato l’intero viaggio, riservando pure qualche accenno di melodie (con tanti saluti alla carrozza silenzio e alle buone intenzioni) e venendo interrotto solo dai richiami del controllore a indossare le mascherine (prontamente riabbassate appena uscito dal campo visivo), è emerso che i tre amici rappresentano uno spaccato della generazione di giovani artisti 3.0 che cerca di emergere (e forse in parte ci sta riuscendo, a giudicare dalle diverse chiamate ricevute da fantomatici manager per presenziare a delle serate) attraverso i vari canali social, tra chi si definisce più youtuber, influencer o rapper e chi un po’ tutti e tre. Di chieder loro qualcosa sull’Europeo, lo ammetto, non c’ho nemmeno pensato.