Ciclismo

Monossido di carbonio, Uci chiede ad Ama di pronunciarsi

L'inalazione della sostanza da parte di alcuni corridori (anche di punta) non è illegale, ma è piuttosto controversa perché potenzialmente rischiosa

26 novembre 2024
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L'Unione ciclistica internazionale (Uci) ha chiesto all'Agenzia mondiale antidoping (Ama) di prendere posizione sull'inalazione di monossido di carbonio, una pratica legale – ma controversa – utilizzata da diversi corridori, fra cui anche Tadej Pogacar e Jonas Vingegaard, vale a dire i migliori pedalatori degli ultimi anni.
«L'Uci chiede a squadre e atleti di non ricorrere all'inalazione ripetuta di monossido di carbonio. Accettabile sarebbe soltanto l'uso medico di questa sostanza, e solo in un ambiente sanitario e controllato», ha indicato il governo mondiale del pedale al termine di un seminario tenutosi negli ultimi giorni a Nizza che riuniva tutte le componenti del ciclismo. «L'Uci chiede inoltre all'Ama di pronunciarsi ufficialmente sull'uso di questa pratica da parte degli atleti».

L'uso di questo gas potenzialmente letale da parte di almeno tre formazioni d'alto livello fu rivelato nel 2023 durante il Tour de France dal sito specializzato Escape collective. Fra queste squadre ci sono la Israel, la Uae di Tadej Pogacar – dominatore assoluto nel 2024 – e la Visma di Jonas Vingegaard, un altro nome grossissimo.

Interrogati dalla stampa, i due campionissimi avevano ammesso l'uso di questa tecnica per poter misurare i benefici dell'allenamento in quota. «È un apparecchio per testare come il corpo reagisca all'altitudine», aveva spiegato Pogacar. «Si soffia in un palloncino per un minuto, e il test va ripetuto dopo due settimane. Io ho svolto soltanto la prima parte, perché poi la ragazza responsabile del test non si è presentata per la seconda parte. Non ci mettiamo certo a respirare il monossido di carbonio ogni giorno».

Come detto, il ricorso a questo espediente non è illegale, ma in caso di uso ripetuto potrebbe essere sfruttato per creare una ipossia artificiale simile agli effetti procurati da uno sforzo in altitudine. Il Movimento per un ciclismo credibile (Mpcc), di cui fanno parte diverse formazioni a cui sta a cuore un ciclismo pulito, aveva comunicato la propria inquietudine alla fine di ottobre, vivamente sconsigliando l'uso di questa tecnica, in attesa che venga messa al bando, per via ‘dei rischi potenzialmente mortali che reca con sé’.