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Il mondo del pedale si ritrova a Zurigo

Da domani a domenica 29 la capitale economica ospiterà i Mondiali. Le speranze elvetiche poggiano su Hirschi (linea) e Küng (cronometro)

In sintesi:
  • Nel 2024 lo sloveno Tadej Pogacar ha già vinto parecchio, fra cui Liegi, Strade Bianche, Giro d'Italia e Tour de France: a Zurigo, dove domani cominciano i Mondiali, arriverà per lui anche la maglia iridata?
  • Le speranze rossocrociate per la rassegna casalinga poggiano sulle spalle di Marc Hirschi per la prova in linea e di Stefan Küng (e Bissegger) per la gara a cronometro
  • Un tempo città fondamentale nel panorama del ciclismo, Zurigo – che ospita i Mondiali per la quarta volta – ha poi perso d'importanza: questa kermesse aiuterà a rinverdire i fasti del passato?
20 settembre 2024
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Archiviati i Giochi parigini, i migliori ciclisti e paraciclisti del pianeta si daranno appuntamento –a partire da domani e fino a domenica 29 settembre – in quel di Zurigo, dove in programma ci sono i Campionati del mondo su strada, ovviamente fra i più grandi appuntamenti del calendario stagionale.

Saranno oltre 1’300 gli atleti, uomini e donne, che in rappresentanza di 75 Paesi prenderanno parte alle gare. 75 sono invece la corse inserite nel programma, mentre almeno 850’000 sono gli spettatori attesi lungo i percorsi tracciati per le vie della capitale economica del Paese. 350 milioni, infine, sono coloro che si godranno lo spettacolo dal divano di casa, grazie alle dirette televisive.

Legittime ambizioni

Atlete e atleti rossocrociati arrivano a questi Mondiali con qualche legittima ambizione di medaglia. Peccato soltanto per l’assenza di Marlen Reusser, la cui stagione – a causa dapprima di una brutta caduta (con fratture a mascella e denti) e poi di un’infezione alle vie respiratorie - è stata davvero sfortunata e zeppa di gare purtroppo saltate.

Nella prova muliebre in linea (sabato 28 settembre), le speranze elvetiche poggeranno dunque su Noemi Rüegg, che è in grande forma, e su Elise Chabbey, ormai matura per puntare a un grande risultato.

A vantare chance di affermazione fra i maschi è invece il bernese Marc Hirschi (in linea), così come col favore del pronostico partiranno pure Stefan Küng e Stefan Bissegger in occasione della gara contro il tempo, in programma già questa domenica.

Occhi puntati, ovviamente, anche sul talento strepitoso di Jan Christen, indicato da tutti come il probabilissimo vincitore della gara su strada riservata agli U23, prevista giovedì 26 settembre. Infine, menzione speciale per la selezione rossocrociata di paraciclismo, che schiera atleti davvero di prim’ordine.

Patrick Müller, responsabile sportivo della Federazione nazionale del pedale, non intende però sbilanciarsi azzardando dei pronostici. Non nega ovviamente che l’obiettivo è conquistare qualche medaglia, anche se... «la riuscita o il fallimento dipenderanno anche da fattori sui quali nessuno di noi può avere la minima influenza, come ad esempio la presenza di una concorrenza agguerritissima. Ciò che invece possiamo per certo fare è mettere i nostri migliori atleti nelle migliori condizioni possibili per riuscire a dare il massimo quando saranno chiamati all’appello».

Le mire del cannibale sloveno

La concorrenza, del resto, sarà davvero spietata, basti ricordare che – ad esempio – nella gara su strada maschile (domenica 29 settembre) sarà presente un ‘cannibale’ del calibro di Tadej Pogacar, che sabato compirà 26 anni e che è già considerato uno dei più grandi ciclisti della storia.

Nel solo 2024, giusto per farci un’idea, oltre a Liegi e Strade bianche, è riuscito a centrare l’accoppiata Giro d’Italia-Tour de France, un exploit riuscito ben poche volte nella storia e che non si verificava più dall’ormai lontano 1998, che fra l’altro è il suo anno di nascita.

Ma lo sloveno non sarà certo il solo ad ambire alla maglia iridata messa in palio a Zurigo: esperti e scommettitori sono pronti a puntare anche sull’olandese Mathieu van der Poel, che il titolo mondiale lo vinse lo scorso anno a Glasgow, così come dal novero dei papabili non va certo escluso il belga Remco Evenepoel, nel passato iridato in ben due occasioni.

Fra gli assenti, da segnalare purtroppo il nome del belga Wout van Aert, caduto malamente alle recente Vuelta, che qualche speranza di successo nella città sulla Limmat l’avrebbe avuta, eccome.

In campo femminile, riflettori puntati specialmente su un terzetto, quello formato dalla belga Lotte Koecky – quest’anno campionessa continentale e vincitrice del Tour de Romandie –, dall’olandese (ma residente in Svizzera) Demi Vollering, che è forte su ogni terreno, e dalla polacca Katarzyna Niewiadoma, che nella classifica finale dell’ultimo Tour de France ha preceduto proprio la Vollering.

Un parterre nobile

Malgrado tutti questi grandi nomi, i rossocrociati avranno – come detto - robuste chance di aggiudicarsi qualche medaglia, anche nelle gare più prestigiose. Il bernese March Hirschi, ad esempio, si presenta a Zurigo da vincitore delle ultime cinque gara a cui ha reso parte, alcune delle quali di ottimo livello (due erano infatti tappe del Wolrd Tour). Il difficile percorso della gara in linea, del resto, pare tagliato su misura proprio per lui, che sa esprimersi bene un po‘ ovunque.

Nella gara a cronometro, invece, potrebbe finalmente giungere il momento di autentica gloria per Stefan Küng, troppo spesso penalizzato nel passato da sfortuna e cadute.

Il turgoviese - che vanta qualche probabilità di successo in più del suo conterraneo Stefan Bissegger - è reduce da una Vuelta in cui ha lavorato moltissimo e in cui è riuscito finalmente a cogliere una vittoria nell’ambito di un grande giro: e lo ha fatto, appunto, in una prova contro il tempo, nella frazione conclusiva di Madrid.

I rivali, ad ogni modo, non staranno certo a guardare: il parterre dei favoriti è davvero nobile, e oltre agli specialisti come Filippo Ganna (due ori e un argento ai Mondiali), comprende fuoriclasse come Evenepoel, Pogacar, Roglic (4 volte vincitore della Vuelta) e il ventenne britannico Joshua Tarling, oro europeo della specialità nel 2023. L’unico ambito in cui la Svizzera è campione in cara, e ha dunque un titolo da difendere, è quello della staffetta mista. Senza la ’locomotiva‘ Reusser, però, sarà piuttosto difficile riuscire a tornare sul podio.

Non è la prima volta che Zurigo accoglie la rassegna iridata, ma è vero che non lo faceva ormai da un’ottantina d’anni. Centro nevralgico per il ciclismo dei pionieri a livello internazionale, la città è andata poi perdendo gradatamente d’importanza nel mondo del pedale. Questi Campionati mondiali, dunque, rappresentano un’occasione per tornare a occupare un ruolo di primo piano.

La prima kermesse mondiale ospitata da Zurigo, nel 1923, era ancora riservata ai dilettanti, mentre nelle due occasioni seguenti, nel 1929 e nel 1946, a sfidarsi furono i professionisti. L’edizione di 78 anni fa, la prima a tenersi dopo la Seconda guerra mondiale, portò fortuna ai colori rossocrociati: a laurearsi campione fu infatti l’elvetico – e zurighese - Hans Knecht, primo svizzero della storia a vestire la maglia iridata. Memorabile il suo trionfo, sotto il diluvio e davanti a 50mila spettatori in delirio, a stento trattenuti dal cordone di polizia al momento della cerimonia di premiazione.

Zurighesi erano fra l’altro anche Kübler e Koblet, stelle degli anni ‘40 e ’50, tuttora gli unici due svizzeri capaci di vincere il Tour de France. Ma non di solo ciclismo su strada visse la città di Zurigo, anzi: grande importanza ebbe anche la pista, con le celebri Sei giorni disputate nel glorioso velodromo di Oerlikon.

Oltre a Knecht, altri due ciclisti elvetici sono riusciti a vestire la maglia di campione del mondo nelle gare in linea: si tratta del già citato Ferdy Kübler, che trionfò nel 1951 a Varese grazie al prezioso aiuto del suo storico gregario, lo stabiese Emilio Croci-Torti, e – più recentemente – di Oscar Camenzind, che si laureò a Valkenburg (Paesi Bassi) nel 1998, anno in cui lo svittese si impose pure nel Giro di Lombardia.

Più numerosi sono i corridori capaci di conquistare l’argento, ben sei, fra cui spicca il nome del ticinese Mauro Gianetti, salito sul secondo gradino del podio sulle strade di casa, nel 1996. Sei anche i bronzi, fra cui quelli - recenti - di Küng (Yorkshire 2019) e Hirschi (Imola 2020).

Nella prova contro il tempo, la parte del leone la fa invece naturalmente Fabian Cancellara, con ben 4 ori in bacheca (2006, 2007, 2009 a Mendrisio e 2010), oltre a 3 bronzi (2005, 2011 e 2013). Unico altro rossocrociato a trionfare a cronometro fu Alex Zülle (Lugano 1996).