A pochi minuti dalla (nuova) sconfitta patita in finale di Coppa Svizzera, i bianconeri faticano a esprimere a parole le proprie sensazioni
La delusione nel linguaggio del corpo (e non solo) dei bianconeri è palpabile in modo lampante a fine incontro. Nella mix zone quasi nessuno riesce a esprimere a parole le proprie emozioni. Il rammarico è parecchio. Quest’anno il dolore è ancora più grande in quanto la chance era succulenta, come ribadisce Ignacio Aliseda: entrato nella ripresa e capace di far cambiare ritmo alla squadra. «Fa parecchio male! Ho creato qualche occasione, ma ho sbagliato in due circostanze. Il calcio è questo. Loro hanno commesso meno errori nell’infinita serie di rigori. E, dunque, bisogna solo fare i complimenti a Frick e compagni». Il 24enne ha provato a impensierire i romandi, qualcosa di positivo pensando all’infortunio di cui è stato vittima in questa stagione. «Nel mondo del pallone si perde e si vince, ma bisogna sempre avere il rispetto dei tifosi». Una sensazione condivisa da Amir Saipi. L’estremo difensore ha intuito qualche traiettoria ginevrina, senza tuttavia riuscire a cambiare il risultato finale. «Abbiamo avuto tre match ball a disposizione, ma non siamo riusciti a chiudere la contesa. La pressione, soprattutto nei rigori, è stata parecchia. Peccato. Questo è il secondo anno che perdiamo in finale. Fa male, tanto da non riuscire a esprimerlo a parole». Il morale non può che essere bassissimo. «Ero sicuro quando ha tirato Albian che fosse tutto deciso e, invece, non è stato così. Nel corso di tutto l’incontro siamo stati bravi in difesa. Ho compiuto solo due parate, senza incassare reti. I rigori sono tuttavia una lotteria. Ora torniamo a Lugano senza nessuna Coppa, ma grazie comunque ai tifosi (qui e dinanzi alla televisione). L’anno prossimo cercheremo di riconquistarla».
Dal canto suo Mattia Croci-Torti fatica in modo particolare a digerire la sconfitta. «Abbiamo concesso poco, o nulla. La pressione e il nervosismo erano palpabili. I tiri in porta sono comunque stati uguali, tredici. La partita era dunque equilibrata: loro sono entrati più determinati in campo. Noi, invece, siamo cresciuti nel corso della partita. Era sufficiente un dettaglio a instradarla a nostro favore, ahimè, quest’anno la dea bendata non è stata dalla nostra». Una serie così infinita di rigori non capita tutti i giorni. «Non penso che nella storia del calcio svizzero ci siano mai stati tre match point dal dischetto… Era destino». Il ‘Crus’ non nasconde di aver versato qualche lacrima. «Questa tristezza è fortissima, amarissima. Un epilogo del genere è duro da assimilare tanto da non trovare le parole. L’amarezza è parecchia. Non sarà facile rialzarci, ma penso che abbiamo interpretato la partita come bisogna fare in una finale. C’era parecchia tensione, eppure siamo rimasti sino alla fine nell’incontro. È difficile da digerire. Non cerco scuse, c’era tuttavia un rigore clamoroso per noi… alla fine ne abbiamo comunque sbagliati tre». La decisione di scegliere come ultimo tiratore Sabbatini, e magari non Steffen, «la rifarei. Oggi purtroppo non è riuscito a fare gol, però non ho nulla da recriminare. I rigori sono una lotteria; essere lì, dinanzi alla propria curva, quel pallone pesava come un macigno. Questo è il calcio: talvolta capace di regalare soddisfazioni uniche e, altre, batoste difficili da accettare. Quando si perde si hanno sempre rimpianti, ma rifarei le stesse scelte». A match in corso il Lugano ha perso Vladi, causa infortunio. Un giocatore in grado di dare profondità alla squadra. «La Coppa ce l’hanno loro quindi è inutile stare qui a piangere». Il direttore sportivo dei bianconeri, Carlos Da Silva, ha pure lui «una grande delusione perché la squadra meritava questo trofeo. Un match tosto, ma sapevamo che sarebbe stata così: abbiamo avuto a nostra disposizione tre match point, purtroppo non siamo riusciti a chiudere. Fa niente, devo fare i complimenti a questo gruppo fantastico. Questa sconfitta non cancella il cammino intrapreso in campionato. Un campionato incredibile, chiuso in seconda posizione, raggiungendo la terza finale consecutiva. I miglioramenti sono lampanti, ma chiaramente ora siamo delusi e tristi» Una sconfitta che fa crescere, «peccato. Il Ticino e Lugano meritavano questa Coppa». Nel primo tempo i bianconeri non hanno proposto il loro classico calcio. «Oggi non era importante giocare bene, ma vincere: domare questa tensione. Tutte due le squadre non hanno rischiato tanto. Non siamo stati attenti nell’ultima zona, ma siamo comunque riusciti a rimanere in partita lottando sino alla fine. E meritandoci i rigori, purtroppo, come detto, non abbiamo sfruttato questi tre match point. Ma chiudiamo l’annata a testa alta, seppur non è stata conclusa con la classica ciliegina sulla torta». Le due squadre hanno terminato in zona alta il campionato «e hanno fatto bene anche su palcoscenico europeo. È una partita secca. Siamo tristi, ma bisogna continuare su questa strada cercando di ritornare in finale ma cambiando il risultato. Per noi, la Città e l’allenatore».
Dal canto suo il romando Steve Rouiller è «felicissimo. È stato un match incredibile. I rigori sono stati una montagna russa di emozioni, alla fine abbiamo vinto con il cuore. Abbiamo infatti dimostrato la volontà di vincere; vivere qui a Berna tutto questo, accompagnato inoltre dalla mia famiglia… Non c’è nulla di più bello. Era il mio sogno». Il Lugano ha avuto tre occasioni di chiudere l’incontro. «Ho pensato che la partita fosse decisa in quanto i rigori sono un po’ la nostra maledizione (com’era fra l’altro già capitato al cospetto del Lugano), ma fortunatamente loro hanno sbagliato più di noi. Mi spiace per Sabbatini e Bottani che sono amici. La nostra stagione è però stata fantastica. Questa è la classica ciliegina sulla torta». Una ciliegina merito anche di René Weiler, che l’anno prossimo lascerà il ruolo di allenatore ma rimarrà in seno alla società onde cercare di contendere il titolo a Young Boys e a tutte le altre squadre di alta classifica, e quella scelta di rimpiazzare Frick. «Il cambio di portiere non era previsto. Ho avuto lo stesso presentimento di Plzen, in cui non l’ho fatto. E, questa volta, ho osato. Jérémy non mi ha certamente ringraziato, ma spesso bisogna prendere queste decisioni senza conoscere il risultato finale. Ha funzionato e, ora, la squadra può festeggiare. Una simile serie di calci di rigore non l’ho comunque mai vista in tutta la mia carriera. Era uno scenario difficile da scrivere: Sabbatini che calcia il rigore decisivo (forse alla sua ultima presenza in bianconero), poi l’errore di Steffen. Ho pensato che fosse una follia, ma ho sperato sino alla fine di tornare ad alzare questo trofeo». Il match ha proposto un Servette arrembante nelle battute iniziali e un Lugano in crescita. «Le occasioni non sono state parecchie. D’altronde era una finale. Nei rigori abbiamo avuto fortuna, ma nel corso di tutto l’incontro siamo stati la squadra migliore».