Sabato il Bellinzona sarà chiamato a confermare la goleada dello scorso weekend sul difficile campo del Wil. Aris Sörensen: ‘Serve la stessa attitudine’
Nel weekend pasquale il Bellinzona è tornato a macinare punti e, soprattutto, reti (ben cinque, goleada che non accadeva dal 15 ottobre 2022): la compagine sopracenerina ha piegato il malcapitato Aarau, mettendo così fine a una serie di quattro sconfitte consecutive. «Non ci siamo mai persi d’animo, abbiamo continuato a lavorare – ha commentato Aris Sörensen –. La sosta ha permesso di sistemare alcune piccolezze. Non possiamo che essere soddisfatti di quanto siamo riusciti a mettere in campo lo scorso fine settimana». Un bottino pieno capace di «rinsaldare il morale nonché di accrescere la nostra fiducia». La prestazione è stata infatti poderosa, «forse la migliore di questo girone di ritorno. Nel calcio talvolta possono subentrare altre componenti, ad esempio la fortuna, qualcosa che a Sciaffusa era un po' mancata. Come dico sempre, però, la buona sorte non capita da sola... bisogna cercarsela». L’Acb ha mostrato anche carattere, rimontando nel punteggio. «Nella ripresa siamo entrati con altro piglio, realizzando tre gol nel giro di cinque minuti e cambiando in questo modo le sorti dell’incontro. Non dev’essere un punto di arrivo, ma di ripartenza così da lanciare le ultime nove sfide». Un successo che ha catapultato il Bellinzona in settima piazza, ma, eccezion fatta Thun e Sion, tutte viaggiano alla stessa velocità di crociera. La salvezza non è ancora matematica in quanto il Baden, che da poco ha annunciato l'addio del suo carismatico presidente Heinz Gassmann al termine della corrente stagione, rimane a sette punti. «Non dobbiamo concentrarci sulle altre, piuttosto su noi stessi. Il campionato è lungo e i conti si fanno solo alla fine». Sabato la compagine di Benavente, che tornerà in panchina, affronterà il Wil. Una squadra ruzzolata in una spirale negativa, in cui alterna sconfitte (l’ultima delle quali proprio al cospetto del fanalino di coda) a pareggi. «L’intenzione è di conquistare i tre punti. Non sarà una partita facile perché hanno incassato una pesante sconfitta e, oltrettutto, non riassaporano il successo da inizio febbraio; vorranno sicuramente rifarsi in casa, sul loro sintetico. Non dobbiamo però lasciarci condizionare, ripeto bisogna entrare in campo con l’attitudine mostrata lo scorso fine settimana».
Il 22enne di Monte Carasso milita nella squadra della capitale da inizio anno: «Forse non ho ancora un minutaggio elevato, ma l’obiettivo è di mettere un po’ di benzina nelle gambe e ritrovare le sensazioni migliori. A Bellinzona ho respirato subito un bell’ambiente, riesco a lavorare in modo ottimale con lo staff, che ripone fiducia nelle mie qualità. I primi tre mesi sono dunque stati positivi». Il ticinese sta trovando spazio e continuità, dopo essere stato costretto a ricominciare da zero. Una riabilitazione lunga e complicata in seguito alla rottura del legamento crociato accusata quand'era a Yverdon. «Ho cambiato squadra e, di conseguenza, bisogna imparare a conoscere nuove dinamiche. È sempre difficile riprendere la forma e il tempo di gioco, continuo però a lavorare così da incamerare qualche minuto in più. Ma, in primis, c’è il bene del Bellinzona; se le prestazioni sono quelle di venerdì, accetto questo ruolo. Io sono comunque pronto, cerco sempre di offrire il massimo delle mie potenzialità». Qual è stato l’effetto di tornare nel club formatore, riportando il cognome Sörensen all’ombra dei Castelli. Il nonno Jörn, infatti, era stato giocatore ai tempi di altre due bandiere granata quali Leandro Rossini e Renzo Bionda nonché allenatore dell’Acb. Un danese indimenticabile, date soprattutto la promozione nel massimo campionato rossocrociato e la finale di Coppa Svizzera persa, tant’è che alcuni tifosi ricordano ancora qualche aneddoto. «Questa maglia è sicuramente motivo di orgoglio, pensando a cosa ha significato per la mia famiglia. Io sono granata fin da piccolo, andavo a vederlo quando era in Super League. È stata una grande emozione tornare in campo dopo l’infortunio». Le attuali bandiere del Bellinzona, invece, rispondono al nome di Matteo Tosetti e Dragan Mihajlovic. «Sarei onorato un giorno di raccogliere il loro testimone. Il calcio è dinamico, cambia velocemente, ma sarei felice di fare una buona carriera qui e permettere alla squadra di raggiungere livelli più alti». Da piccolo Aris ha avuto la fortuna di avere un’altra icona granata, Alessandro Mangiarratti, quale allenatore nell’academy del Team Ticino. «Una persona colta, fin da subito ho percepito che avrebbe fatto strada in panchina. E lo ha confermato soprattutto a Vaduz, dove ha conquistato l'accesso alla fase a gironi della Conference League».
Da centrocampista a difensore, anche se nel Bellinzona talvolta è ancora stato impiegato a metà campo. «Qualcosina è rimasto – ride –. È stato comunque un passaggio relativamente facile perché appena il calcio ha iniziato a diventare importante ho ricoperto questo ruolo. Il bagaglio calcistico è da centrale, insomma». Nella sua carriera ha inoltre militato nel settore giovanile della Sampdoria. «Un’esperienza arricchente in una realtà differente: in età così giovane è possibile migliorare sotto altri aspetti, su tutti quello umano. Non rinnegherò mai questa scelta. Da centrale, inoltre, mi affascina particolarmente il football tricolore in quanto è tattico e si cura ogni dettaglio». A Chiasso sono invece state due stagioni travagliate, sicché «una e mezzo l’ho passata senza giocare. Ho perso energia e voglia, poi il cambio di allenatore (e, forse, anche di mentalità) mi ha permesso di trovare più minutaggio e ripartire». E le sue prestazioni sono valse la chiamata dell’Yverdon. «La promozione dalla tribuna è stata difficile, ma, al contempo, una gioia immensa: il campionato l’ho vissuto per tre quarti, poi a Losanna mi sono infortunato e le ultime nove partite le ho guardate da casa. In poco tempo siamo tuttavia riusciti a costruire un ambiente solido e affiatato. Non eravamo favoriti, nessuno avrebbe scommesso un franco su di noi, ma grazie alla nostra forza e qualità abbiamo ottenuto una promozione che rimarrà nella storia». Nel tempo libero il 22enne frequenta un’università online perché «la carriera finisce relativamente presto rispetto ad altri lavori quindi ho trovato opportuno continuare la mia formazione, soprattutto in ottica futura. Nei momenti difficili, inoltre, rappresenta una valvola di sfogo. Qualcosa che permette di staccare la spina dal calcio».
Nel frattempo si aspettano novità sulla licenza: la Commissione disciplinare della Swiss Football League ha avviato una procedura nei confronti del club (e dello Sciaffusa). Il motivo? La mancata conferma del versamento degli stipendi. Invano abbiamo cercato di ottenere informazioni dalla società, stando però a quanto riferito dai colleghi di Tio la querelle sarebbe legata a una somma di denaro anticipata dall’ex agente di Tresor Samba, questione tuttavia che sarebbe già stata risolta.