Col giornalista Giancarlo Dionisio inauguriamo una rubrica che indaga sui personaggi preferiti – in ogni ambito – dai grandi appassionati di calcio
Portiere: Roque Gaston Maspoli – Mi piace pensare che un figlio di emigranti di Caslano abbia fatto piangere il Maracanà e l’intero Brasile in occasione del trionfo uruguaiano nella Coppa del mondo del 1950. Nulla contro i verde-oro, anzi. Ho sempre apprezzato e adoro tuttora il loro Futebol bailado, solo che a volte vengo strangolato dalle potentissime tenaglie dell’invidia. Per la precisione, quel 16 luglio del 1950, davanti ai 203mila spettatori del Maracanà, il nostro calcio era rappresentato anche da Alcides Ghiggia. Fu lui a segnare la rete decisiva che consegnò alla Celeste la Coppa Rimet.
Terzino destro: Georges Simenon – In realtà lo scrittore belga ha fantasia e talento che gli consentirebbero di giocare in qualsiasi ruolo. Nel mio team è un laterale dal piglio moderno, votato alle due fasi. Una sorta di Giacinto Facchetti ante litteram, anticipatore del suo connazionale Eric Gerets. Come quest’ultimo, Simenon ha alternato i suoi capolavori a una serie di ‘lati oscuri’ che hanno contribuito a disegnarne una figura di non facile lettura. Buono per noi, complicato per gli avversari.
Libero: Gaetano Scirea – L’uomo che ha messo a profitto meglio di altri il rapporto tra fisico e resa. Elegante, preciso, intelligente, puntuale, corretto, autorevole (chiederei al responsabile della rubrica ulteriore spazio per elencarne le qualità). Gaetano Scirea è libero di essere libero. Un robot dal cuore umano. Un leader dalla voce serena e rispettosa. Un organizzatore che qualsiasi azienda vorrebbe a capo della sua struttura.
Stopper: André Maginot – Perché non sono fesso. In un reparto arretrato che preferisce il fioretto al machete, mi devo cautelare. La presenza del ministro francese che diede il nome a una delle linee difensive storiche si impone. Argine contro la destra nazista. Baluardo contro la sinistra del Patto di Varsavia. Grazie a lui/lei dormo sonni tranquilli la vigilia delle sfide che contano.
Terzino sinistro: Jorge Mario Bergoglio, in arte Francesco – È l’alter ego di Simenon sul fronte sinistro. Fede incrollabile nella vittoria, fa anche da contrappeso alle scorribande postribolari del suo omologo. Polmoni straordinari, motivazione allo zenit, stratega coraggioso e creativo, è, nonostante l’età, l’uomo giusto per svecchiare il calcio. Mi spiace che Lionel Scaloni non gli abbia dato spazio nella sua Argentina Mundial. I risultati gli hanno dato ragione, ma che rischio non metterlo in campo.
Mediano: Leonardo. Da Vinci, non Nascimento de Araújo – In un centrocampo a rombo, il Genio è il vero regista della squadra. Lui può tutto. Più di Bergoglio. Oserei dire persino più di… no, non lo dico. Tessere trame, disegnare scenari, far volare la squadra, costruire azioni, dipingere capolavori, proporre audaci ponti sospesi di 40 metri, sui quali le punte possono solo inscenare il gran ballo della vittoria. Nulla è precluso al suo talento universale.
Mezzala destra: Greta Thunberg – Quando sei sotto 2 a 0. Quando giochi male e il pallone non gira. Quando Leonardo ha il mal di pancia. Quando anche i fan più fedeli cominciano a rumoreggiare, serve una scossa. Ci vuole qualcuno che guardi fisso negli occhi i compagni e dica loro: fuori gli attributi! Qualcuno che, a suo rischio, sappia anche sganciarsi dagli input della panchina. Giovane, spregiudicata, coraggiosa, tenace: questo ruolo lo può rivestire solo lei.
Mezzala sinistra: Meryl Streep – Pallone d’oro plurimo garantito. Dà profondità e versatilità alla squadra. È l’ideale approdo intermedio delle invenzioni leonardesche quando The Genius decide di non fiondare il siluro direttamente verso il fronte offensivo. Geniale pure lei, ma anche rigorosa. Ha fatto suoi i metodi dei grandi Ct della storia (Stanislavskij, Grotowski, Strasberg). Riesce sempre a dettare i tempi giusti e a creare gli equilibri ideali.
Rifinitore: Omar Sivori – Tra i grandissimi 10 della storia del calcio, ne scelgo uno che è ‘solo’ grande. Una questione di cuore. All’inizio degli anni 60 fu invitato dallo Juventus Club Chiasso, insieme al difensore Ernesto Castano. Quel giorno, El Cabezon ostentava una chioma riccioluta più folta del solito. Mio padre, parrucchiere e fan coi colori bianconeri tatuati nel Dna, osò chiedergli se poteva avere l’onore di tagliargli i capelli nel suo salone. Vamos! La foto dell’impresa ha affrontato almeno una decina di traslochi. Da cinque anni è scomparsa. Spero sia ancora sepolta in uno scatolone.
Centravanti: Obelix – Ultimo alfiere di un calcio senza regole. E alludo soprattutto a quelle alimentari. In un mondo in cui tutto viene pesato col bilancino, dai cereali alle proteine, passando da vitamine e integratori, desidero che la ‘force de frappe’ della mia équipe sia affidata a un falso magro che si pappa un paio di cinghiali a colazione, annaffiati da qualche pinta di cervogia calda. Sto educandolo a berla più fredda, ma lui teme di avere problemi allo stomaco. Che attaccante saggio!
Seconda punta: Ferdinando Puci Riva IV – Ce l’ho in pancia. Il miglior sinistro del calcio elvetico. Se avesse accettato negli anni 50 il trasferimento alla Fiorentina, lo sarebbe diventato a livello planetario. Preferì restare a Chiasso accanto alla moglie e ai figli Walter e Carmen, e proseguire il suo lavoro all’azienda comunale Acqua-Gas-Elettricità. Ha illuminato Cornaredo con la sua rete contro l’Italia, il 25 novembre del 1951. Ha illuminato l’adolescenza di schiere di ragazzini quando d’estate teneva la sua accademia nel pratone accanto alla piscina di Chiasso.
CT: Mafalda – Senza dubbio la persona più sorprendente e più spiazzante in circolazione. Li vedo male i coach avversari nel prendere le contromisure. Fantasiosa: sul suo calepino ha schemi da vendere. Carismatica: me li immagino arbitri e Var a prendere posizione contro di noi. Motivatrice: per evitare i suoi strali e la sua ruvidità, tutti sono disposti a morire sul campo. Anche perché, a fine partita, la sua simpatia è sempre consolatoria. Nel bene e nel male.
La squadra di Giancarlo Dionisio può rinverdire i fasti del mai abbastanza rimpianto calcio totale olandese (il Totaalvoetbal) nella versione più anarchica e indisciplinata. Mafalda lascia i giocatori liberi di esprimersi, senza mortificarne il talento con quegli schemi vessatori, cari agli allenatori convinti di aver inventato il calcio. Le imprevedibili geometrie di Leonardo, più regista che centromediano metodista, promettono triangolazioni di prima con gli spregiudicati titolari della fascia sinistra. Il reparto offensivo unisce doti tecniche e atletiche; inoltre, all’occorrenza le punte possono favorire gli inserimenti in area di Sivori. Squadra dal grande potenziale offensivo, che può permettersi di lasciare sguarnita la difesa: la prestanza fisica del mastino Maginot e l’intelligenza tattica di Scirea compensano le proiezioni in avanti di Simenon, terzino che ama il gioco semplice ma non disdegna tunnel e dribbling.