Nel gruppo delle rossocrociate, che debutteranno venerdì contro le Filippine, inserite anche Norvegia e Nuova Zelanda
Dieci stadi e sessantaquattro partite: mai, nelle otto precedenti edizioni, la Coppa del mondo al femminile aveva avuto dimensioni tali. Le direttive Fifa sulla crescita costante hanno dunque coinvolto anche il calcio muliebre, che avrà per la prima volta un torneo iridato a 32 squadre. Più nazioni accedono alla fase finale, ha detto il presidente Gianni Infantino, più facile sarà sviluppare il gioco nei vari continenti.
Occhi puntati soprattutto sulla nazionale statunitense, che ha vinto le ultime due edizioni (4 titoli in tutto) e che anche stavolta partirà da grande favorita. Del resto, il peggior risultato delle ragazze yankee alla Coppa del mondo è stato il terzo posto. Vlatko Andonovski, il selezionatore Usa, punta a una tripletta consecutiva che nel mondo del pallone - anche considerando i maschi - sarebbe del tutto inedita. Sarà fra l’altro l’ultimo Mondiale per la celebre Meghan Rapinoe, che immaginiamo vorrà chiudere nel migliore dei modi la sua carriera internazionale.
Dietro le americane, esperti e bookmaker indicano un novero di squadre europee: la Germania (2 Mondiali vinti), l’Inghilterra campione continentale in carica, e poi Francia, Spagna, Svezia e Olanda. Fra gli outsider è però da inserire anche il Brasile dell’icona Marta, nazionale ancora in cerca di un primo trionfo iridato.
I Paesi organizzatori possono sempre rivelarsi temibili, soprattutto perché godono del sostegno del pubblico. Fra australiane e neozelandesi a vantare maggiori chance sono le prime, anche se possono disporre di una sola autentica fuoriclasse. Si tratta della 29enne Sam Kerr, che con la maglia del Chelsea ha segnato 53 gol in 65 match. Il sogno è la finale - prevista a Sidney il 20 agosto, dove si attendono 83mila spettatori - ma probabilmente i quarti di finale sono il traguardo più plausibile.
Meno ambiziosa è la Nuova Zelanda, che per la sua seconda avventura mondiale punta più modestamente a superare il primo turno. A cercare di impedirglielo, nel gruppo A, ci saranno - oltre alle poco quotate Filippine - la Norvegia e la Svizzera, che in teoria sono le più forti del girone. Le rossocrociate, anch’esse presenti per la seconda volta alla fase finale, vogliono quantomeno ripetere gli ottavi di finale conquistati nel 2015. Le elvetiche - che non hanno ancora vinto da quando in panchina c’è la tedesca Inka Grings (6 partite) - debutteranno venerdì contro le Filippine (ore 7) e poi affronteranno la Norvegia il 25 luglio (ore 10) e infine sfideranno le neozelandesi il 30 (ore 9).
Finora sono stati venduti 1,25 milioni di biglietti, si può dunque immaginare che il record stabilito in Canada nel 2015 (1,35 milioni) verrà battuto, benché vi siano grandi differenze fra i dati provenienti dai due Paesi ospiti: in Nuova Zelanda, infatti, i tagliandi acquistati sono stati soltanto 320mila e solo 6 dei 29 incontri in cartellone sono già sold-out. Per evitare la controproducente immagine di stadi vuoti, la Fifa sta offrendo entrate a prezzi quasi stracciati.
A livello pecuniario, saranno distribuiti in tutto alle 32 federazioni partecipanti circa 100 milioni di franchi come premio, il quadruplo di quanto era successo in Francia 4 anni fa. Alle squadre eliminate già nella prima fase andranno 1,4 milioni, mentre per chi raggiunge gli ottavi ci saranno 1,7 milioni. Ogni singola giocatrice riceverà personalmente 27mila franchi, circa il doppio in caso di superamento del primo turno. La federazione che alzerà la Coppa incasserà 3,9 milioni, mentre ogni atleta campione del mondo avrà 245mila franchi. Per ora non si sa se la Federazione svizzera, oltre a questi soldi, verserà alle proprie giocatrici altri soldi: le negoziazioni fra le parti sono ancora in corso.