Alla Freccia vallone lo sloveno conquista la dodicesima vittoria della stagione davanti a Jensen, Landa e Woods
Il ciclismo sta diventando uno sport noioso e scontato, almeno quando in gruppo c’è Tadej Pogacar. Dopo aver vinto il Giro delle Fiandre e l'Amstel Gold Race, il fenomeno sloveno ha messo tutti in fila anche sul Mur de Huy, il mitico strappo che mette fine alla Freccia Vallone. Lo ha fatto con la solita scioltezza: per il terzo e ultimo passaggio sul Mur, è rimasto nelle prime posizioni del gruppo, ma senza strafare, ha lasciato sfogare il canadese Woods e il francese Bardet, poi a 150 metri dall’arrivo ha piazzato l’allungo decisivo, quello che ha lasciato sulle gambe tutti gli avversari.
Si tratta della vittoria numero 12 in stagione (in 18 giorni di corsa), un bottino che un ciclista normale fa fatica a mettere assieme nell’arco di una carriera. Alle spalle di Pogacar si sono piazzati il danese Mattias Jensen e lo spagnolo Mikel Landa. Buona la prestazione di Marc Hirschi che nei chilometri conclusivi, ha pilotato alla perfezione il suo capitano per lanciarlo verso la vittoria, la sua prima alla Freccia.
Come d’abitudine negli ultimi anni, la seconda delle classiche delle Ardenne è vissuta tutta sullo sprint finale lungo quel chilometro con pendenza media di poco inferiore al 10% e punte massime che superano sensibilmente il 20%. Il Mur de Huy rappresenta un finale iconico, ma al contempo cloroformizza spesso la gara, in quanto i migliori aspettano proprio l'ultimo strappo per darsi battaglia. L’87ª edizione, come spesso avviene, ha proposto una fuga a lunga gittata che il plotone ha controllato in maniera piuttosto agevole.
A incaricarsi di tenere gli otto fuggitivi a debita distanza ci hanno pensato gli uomini della Uae, segno inequivocabile delle ambizioni di Pogacar. Negli ultimi chilometri, davanti sono rimasti in tre, di cui il solo Kragh Andersen superstite della fuga iniziale. Con l’italiano Bastianella e il belga Vervaecke, il danese ha mantenuto un vantaggio di una quarantina di secondi fino alla penultima côte, quella di Cherave. A quel punto, sotto l’impulso di Ulissi e Hirschi, il gruppo ha aperto il gas e in pochi secondi si è riportato sui fuggitivi, con il solo Vervaecke capace di resistere più a lungo. Il belga, a dire il vero, ha stretto i denti fino all’inizio del Mur de Huy, quando l’avanguardia del plotone lo ha inesorabilmente risucchiato. Nel chilometro conclusivo, come detto, in diversi hanno provato a mettere il naso alla finestra, ma sono stati respinti dalla pendenza della salita (anche Pidcock ha cercato di farsi vedere).
A dire il vero, Romain Bardet avrebbe voluto piazzare uno scatto in pompa magna a circa 300 metri dall’arrivo, ma nel tentativo di passare tra Woods e le transenne è stato inesorabilmente chiuso dal canadese. Il francese ci ha riprovato poco più tardi e ha guadagnato un paio di metri sulla concorrenza, con il solo risultato, però, di scatenare la reazione di Pogacar. «È stata dura – ha commentato il fenomeno di Komenda –, il Muro è davvero spettacolare. Nessuno ci ha dato una mano, il peso della giornata è rimasto tutto il giorno sulle nostre spalle. Ciò nonostante, i compagni mi hanno piazzato in maniera ideale prima dello strappo finale. Sto attraversando un periodo di grande forma e cerco di approfittarne al massimo. La vittoria è una di quelle cose che non annoiano mai».
Hirschi, vincitore della Freccia nel 2020, dopo aver aiutato il suo capitano si è defilato. Sul traguardo il migliore degli elvetici è stato Mauro Schmid che ha chiuso al 16° posto a 14” dal vincitore.
E siccome non c’è due senza tre, Pogacar partirà domenica con i favori del pronostico per aggiudicarsi anche la Liegi - Bastogne - Liegi, da lui già vinta nel 2021. L'obiettivo è di raggiungere Davide Rebellin (2004) e Philippe Gilbert (2011), gli unici ad aver piazzato la tripletta nelle prove delle Ardenne.