La Svizzera U21 di Lustrinelli affronta Bulgaria (a Lugano) e Moldavia nelle qualifiche di Euro23. ‘Vinciamole entrambe, poi faremo i conti in classifica’
Il futuro della Nazionale U21 si deciderà in cinque giorni, tra sabato 4 e mercoledì 8 giugno, date nelle quali il calendario propone gli ultimi due appuntamenti delle qualificazioni agli Europei di categoria, in programma l’anno prossimo in Georgia e Romania. Il primo a Cornaredo contro la Bulgaria, il secondo a Chisinau contro la Moldavia. La classifica dice che la Svizzera si trova al comando del gruppo E con 19 punti in 8 partite, seguita dall’Olanda con 17 punti, ma una partita in meno. Per il torneo finale si qualificheranno direttamente le vincitrici di gruppo, più la migliore seconda, mentre le altre disputeranno i playoff. La selezione diretta da Mauro Lustrinelli nutre ancora speranze di chiudere al comando del suo girone e ha comunque ottime possibilità di essere la migliore seconda. Un piazzamento che si gioca con l’Inghilterra o Repubblica ceca nel gruppo G e la Danimarca nel gruppo I e che, probabilmente, finirà alla conta della differenza reti… «Quanto succede negli altri gruppi non lo possiamo influenzare, per cui è inutile stare a preoccuparcene – ci dice il selezionatore rossocrociato –. A noi interessa vincere contro Bulgaria e Moldavia, poi tireremo le somme. La partita di sabato la stiamo preparando secondo quelle che sono le nostre abitudini. Sappiamo che con due vittorie avremmo grosse possibilità di qualificarci direttamente. Ci concentriamo sull’unica variabile sulla quale siamo in grado di agire: la prestazione della nostra squadra».
A prescindere da come andrà a finire, per la U21 rossocrociata è stata una nuova campagna europea di successo… «A dire il vero, di norma a decretare la bontà di un cammino sono i risultati. Al di là di questo, però, ritengo sia necessario valutare quanto fatto negli ultimi quattro anni, durante i quali abbiamo ricostruito una Nazionale U21 dopo una decina di anni piuttosto difficili. Abbiamo avuto successo come squadra, vincendo un sacco di partite e qualificandoci per la fase finale dell’ultimo Europeo, ma soprattutto sotto la nostra gestione una dozzina di ragazzi hanno compiuto il passaggio verso la Nazionale A. Un successo senza precedenti per il calcio elvetico. Questo è un gruppo che possiede grande coesione. Al termine dell’ultima campagna avevamo perso i due terzi della squadra, ma coloro che sono rimasti hanno collaborato in modo mirabile nell’integrazione delle forze fresche, trasmettendo loro i giusti valori e quello spirito di identificazione indispensabile per ottenere certi risultati. Siamo reduci da nove vittorie e una sconfitta, con la partecipazione al torneo finale, nella scorsa campagna e da sei successi in quella attuale: non conosco le statistiche esatte, ma credo che questa sia la Nazionale U21 più vincente nella storia del calcio svizzero. Ma, ancora più importante, aiutiamo i ragazzi a prepararsi per il salto nella Nazionale maggiore e per arrivarci non da comprimari, ma da protagonisti, come hanno dimostrato gli ultimi esempi di Okafor e Imeri».
A partire dalla gestione di Köbi Khun, passando per quelle di Ottmar Hitzfeld e Vladimir Petkovic, la selezione maggiore ha sempre attinto a piene mani dal serbatoio della U21, anche a rischio di privare Lustrinelli e i suoi predecessori di pedine importanti in momenti decisivi… «Ho sempre ritenuto di essere un mentore, una persona che accompagna i giocatori lungo parte del loro percorso professionale. Il mio impegno è di aiutarli a crescere e quando compiono il passaggio nella Nazionale A non posso che esserne felice. Gli effettivi della U21 cambiano di biennio in biennio e uno dei miei compiti sta proprio nel preparare chi arriva dopo. D’altro canto, l’assenza di un giocatore, vuoi per malattia, per infortunio o per la chiamata al livello superiore, rappresenta un’opportunità per un altro giovane: "Next man up", come direbbero negli Stati Uniti. Ma nonostante partenze e arrivi, siamo sempre riusciti a creare quello spirito di gruppo che sta alla base delle nostre vittorie, perché soltanto come squadra possiamo avere successo».
Cementare uno spogliatoio in continuo movimento non è né facile, né scontato… «È difficile, ma possibile. Noi ne siamo la dimostrazione. C’è un continuo scambio di energia tra lo staff che indica la direzione e i giocatori che la seguono. Ovviamente, i risultati e le vittorie aiutano e non poco. Da quando ho assunto la direzione della U21, il ruolo dell’allenatore è sensibilmente mutato: ho più tempo a disposizione rispetto ai colleghi del passato. I 40-50 giorni trascorsi con i ragazzi durante i vari stage non sono che la punta dell’iceberg: il grosso del lavoro va compiuto al di fuori dei ritiri, seguendo i giocatori nei club di appartenenza, tenendo i contatti con loro. In quei momenti crei quel tipo di relazione che ti permette di arrivare in ritiro ed essere subito produttivo. I ragazzi apprezzano il fatto di sapere che qui da noi possono trovare uno staff in grado di aiutarli per davvero nel loro percorso professionale. In poche parole, i giocatori sono un patrimonio del calcio svizzero, il nostro staff cerca di fornire loro le chiavi per avere successo».
Se Kuhn, Hitzfeld e Petkovic hanno sempre dimostrato di apprezzare il lavoro svolto a livello di U21, Murat Yakin non è da meno… «Si interessa molto alle giovani leve. Conosce i ragazzi e ci sentiamo spesso per scambiare considerazioni e valutazioni. Per quanto ci riguarda, la Nazionale A rappresenta la nostra locomotiva. La situazione del calcio svizzero è particolare, con due ragazzi su tre in possesso di un doppio passaporto e quindi soggetti all’interessamento di altre Nazionali. Rispetto a quanto succedeva in passato, le ultime generazioni, nate e cresciute nel nostro paese, mi sembra si identifichino in maniera molto più stretta con la Svizzera. E la crescente importanza sul piano internazionale della selezione maggiore rappresenta un richiamo davvero forte».
La filiera del calcio svizzero rimane assai produttiva… «Siamo messi piuttosto bene, il ricambio per la Nazionale maggiore ci sarà sempre. Prendendo in considerazione una sola annata, potrebbe essere difficile costruire una U21 competitiva con le migliori selezioni europee, in quanto il bacino dal quale attingere è sensibilmente più piccolo. Ma se, come avviene, si uniscono due o tre annate, la qualità c’è, eccome. E non manca nemmeno nelle selezioni inferiori, tra la U15 e la U17, dove vi sono ragazzi davvero interessanti, grazie ai quali è possibile affermare che il futuro del calcio svizzero è roseo».
Torniamo all’attuale campagna. Un pizzico di rammarico per le due partite contro l’Olanda rimane… «Soprattutto per quella di ritorno, quando ci siamo trovati con l’uomo in più e con un palo che ci ha impedito di trovare il vantaggio. Avessimo segnato, sono sicuro che avremmo vinto. Il loro successo è stato senz’altro meritato, ma il rammarico esiste per non essere riusciti a sfruttare il momento decisivo. Adesso non dobbiamo sottovalutare i prossimi due avversari. A partire dalla Bulgaria, squadra tosta, che segna poco, ma subisce ancora meno. La sfida d’andata era stata una battaglia, quella di sabato non sarà da meno».