Davanti ai 31'500 spettatori del St. Jakob-Park la Svizzera di Yakin si dimostra più forte anche delle numerose assenze e conquista un punto prezioso (0-0)
Grande prova di cuore della Svizzera che nonostante le numerose e pesanti assenze a Basilea ha tenuto in scacco l'Italia campione d'Europa, mantenendo intatte le proprie possibilità di chiudere al primo posto (sinonimo di qualificazione diretta) il gruppo C delle qualificazioni Mondiali, che al momento vede proprio gli Azzurri al comando con 11 punti, quattro in più dei rossocrociati (che hanno però giocato due partite in meno). Uno 0-0 quello del St. Jacob-Park (tutto esaurito, 31'500 spettatori rigorosamente in possesso del certificato Covid) figlio di una partita di sofferenza da parte degli uomini di Murat Yakin, ma anche di coraggio, perché contro un avversario tecnicamente superiore (e di molto) hanno comunque provato a giocarsela a viso aperto. Credendo anche nel colpaccio, ma infine accogliendo comunque con il sorriso un punto portato a casa anche (soprattutto) grazie alle innumerevoli parate di un grandissimo Sommer, compreso un rigore su Jorginho.
Costretto dalle assenze dei vari Freuler (squalificato), Xhaka (positivo al coronavirus), Cömert, Shaqiri, Embolo, Gavranovic, Mbabu e Benito (problemi fisici), a pescare anche tra le seconde linee, Murat Yakin ha deciso di rispolverare come preannunciato la difesa a quattro, formata da Widmer, Elvedi, Akanji e Rodriguez davanti a Sommer. A centrocampo la scelta più sorprendente con la titolarizzazione del giocatore dello Young Boys Michel Aebischer (quinta volta in rossocrociato, la prima dall’inizio), schierato a fianco di Fabian Frei (richiamato all’ultimo dopo la positività di Xhaka e che non vestiva la maglia della Nati dal marzo 2018) e Sow, relegando quindi in panchina Zakaria. A sostegno dell’unica vera punta Seferovic, Zuber (il migliore contro la Grecia) e Steffen, quest’ultimo in evidenza con il suo club (il Wolfsburg) e preferito ad esempio a Vargas e a Fassnacht.
Dal canto suo Roberto Mancini si è affidato al collaudato 4-3-3 che ha portato gli azzurri al titolo europeo, schierando Di Lorenzo, Bonucci, Chiellini ed Emerson davanti a Donnarumma; Barella, Jorginho e Locatelli in mezzo al campo; Berardi, Immobile e Insigne nel tridente d’attacco. Vale a dire a parte l’infortunato Spinazzola nel ruolo di terzino sinistro, l’undici di partenza che all’Euro aveva inflitto una vera e propria lezione ai rossocrociati.
In un St. Jacob infuocato come non lo si vedeva da tempo (31’500 spettatori, tutto esaurito), l’Italia ha prevedibilmente subito preso in mano le redini del gioco, mentre la Svizzera ha innanzitutto pensato a non scoprirsi. Al 14’ dopo due parate di Sommer su Immobile e Insigne al termine di un’azione comunque viziata da fuorigioco, lo stesso attaccante della Lazio ha provato la conclusione dal limite, sparando però alle stelle. La prima vera occasione è arrivata cinque minuti dopo, quando dopo un calcio d’angolo mal gestito dai rossocrociati, Berardi è clamorosamente partito da metà campo (su lancio di Locatelli) presentandosi a tu per tu con Sommer, bravo ad andare a terra solo al momento giusto intercettando il piatto sinistro dell’attaccante del Sassuolo. Il dominio azzurro è proseguito (altri due interventi di Sommer, sul tiro centrale ancora di Berardi e in uscita ad anticipare Immobile), mentre l’unica sortita offensiva dei padroni di casa è stato un cross di Widmer finito direttamente tra le braccia di Donnarumma e un’opportunità (dopo rilancio errato di Di Lorenzo) mal gestita da Steffen e Seferovic. Di tutt’altra fattura le giocate italiane, come ad esempio il palleggio tra Locatelli e Immobile che al 34’ ha portato al tiro a giro fuori di un niente di Insigne. Così come di pochissimo è uscita la più grande occasione elvetica della prima frazione, il colpo di testa di Akanji sul pallone pennellato al centro da Frei che ha sfiorato l’incrocio alla destra del portiere del Psg. Prima della pausa, c’è ancora stato il tempo per l’ennesimo intervento di Sommer, chiamato in causa dalla punizione velenosa di Insigne.
Pronti via e dopo nemmeno cinque minuti della ripresa Rodriguez l’ha combinata grossa: cercando di rimediare a un pallone perso malamente, il numero 13 è intervenuto in scivolata all’interno dell’area su Immobile, prendendo sì il pallone ma anche il piede dell’attaccante avversario. Rigore confermato dal Var e Jorginho contro Sommer, con quest’ultimo che si è confermato eroe della partita intercettando la maldestra (va detto) conclusione del centrocampista del Chelsea. Attorno all’ora di gioco Yakin ha poi risposto al doppio cambio di Mancini (dentro Zaniolo e soprattutto Chiesa, per Immobile e Berardi) inserendo a sua volta Vargas, Zakaria e Garcia al posto di Zuber, Sow e Rodriguez (quest’ultimo in chiara difficoltà). E qualche minuto dopo pure Fassnacht per Steffen. Nuovi interpreti ma il protagonista non è cambiato, visto che al 72’ è stato ancora Sommer a intercettare in due tempi la conclusione del numero dieci ospite. Le forze fresche hanno comunque dato nuovi impulsi ai rossocrociati, che hanno iniziato a presentarsi con più frequenza dalle parti di Donnarumma. Senza riuscire a impensierirlo più di tanto, è vero (Zakaria ci ha provato ma ha trovato solo l'esterno della rete, con deviazione di Donnarumma), ma tenendo perlomeno il pallone un po' più lontano dalla propria zona difensiva. Ne è scaturito un finale equilibrato pieno di rapidi ribaltamenti di fronte che non hanno però rotto l'equilibrio.