Quella dell’Olimpico è stata una Svizzera da applausi, in campo come fuori, con le scelte del tecnico Yakin rivelatesi vincenti. E il Qatar è ancora lì...
Roma – Un’impresa. Che avrebbe potuto essere ancora più grande, che abbiamo sognato potesse essere ancora più grande, ma che abbiamo anche avuto paura ci rubassero a un niente dal compimento. Sì, quel rigore mandato alle stelle da Jorginho al novantesimo della partita dell’Olimpico (proprio dove solo qualche mese fa una Svizzera meno incerottata e più baldanzosa, perlomeno nelle intenzioni, le aveva letteralmente prese) ci ha tolto quel briciolo di sensazione di incompiuto, quasi di occasione mancata, che fino a quel punto ronzava nella nostra testa, figlia della prestazione maiuscola della nostra nazionale e del confronto retto a meraviglia (se non vinto) con i campioni d’Europa. Già, perché nonostante le assenze pesanti (da capitan Xhaka a Seferovic, da Embolo, Fassnacht e Zuber a Elvedi) gli uomini di Murat Yakin hanno disputato una signora partita, colmando il gap tecnico con la selezione di casa con tanta corsa, grinta e carattere (leggasi cuore), ma anche testa e personalità.
Quella dimostrata con le sue scelte – coraggiose seppur in parte forzate dalle assenze – dal tecnico Murat Yakin, che dopo sei partite sulla panchina rossocrociata è ancora imbattuto e sembra aver già fatto dimenticare (o perlomeno non rimpiangere) l’illustre predecessore, Vladimir Petkovic. Vincente la scelta del modulo, un 4-4-2 che all’occorrenza diventava un 4-2-3-1; coraggiosa la decisione di mettere in campo contemporaneamente quattro giocatori offensivi come Steffen, Vargas, Shaqiri e Okafor; azzeccatissima l’intuizione di dar fiducia a quest’ultimo, che assieme a Widmer (preferito a Mbabu, altra scelta) ha sfruttato il lampo (rimasto va detto piuttosto isolato) di Shaqiri per portare clamorosamente ma meritatamente in vantaggio gli ospiti all’11’. E sempre il 21enne del Salisburgo (squadra con cui in stagione ha già realizzato 9 gol in 10 partite, compresi due in Champions League) ha poi continuato a seminare il panico nella difesa italiana, certificando in particolare con un sinistro a giro e un altro assist al bacio per Shaqiri (destro alto) una certa superiorità della Nati, il cui primo tempo quasi perfetto (e forse anche qualcosa in più) è andato a farsi benedire con l’errore di Sommer, che pochi minuti dopo aver miracolosamente fermato una conclusione a botta sicura di Barella, ha sbagliato i tempi dell’uscita permettendo a Di Lorenzo di insaccare di testa la palla ferma calciata da Insigne. Poi, nella ripresa in entrambe le squadre ha prevalso soprattutto la paura di non commettere ulteriori errori potenzialmente fatali. Appunto, come quello a un niente dal 90 del neoentrato Garcia, ingenuo nello spingere da dietro Berardi e farsi “pizzicare” dal Var, salvo poi venir graziato (come capitato a settembre a Basilea) dall’errore di Jorginho.
Ecco, perché togliamo il “mancata” e lasciamo solo l’impresa, certificata anche da un dato in particolare: era da oltre 29 anni che la Svizzera non segnava un gol all’Italia su suolo italiano, con l’ultimo a riuscirci che era stato Stéphan Chapuisat nel 2-2 di Cagliari del 14 ottobre 1992.
E il Qatar? Non ce ne siamo dimenticati, certo, il pareggio dell’Olimpico potrebbe rivelarsi fondamentale anche in chiave primo posto e qualificazione diretta (evitando quindi gli insidiosi spareggi) al Mondiale del 2022. In sintesi, per chiudere davanti agli Azzurri, Shaqiri e compagni lunedì a Lucerna dovranno battere la Bulgaria segnando due reti in più di quelle che realizzerà l’Italia a Belfast con l’Irlanda del Nord (posto che gli Azzurri vincano, anche questo non proprio scontato). A quel punto il criterio per dividere Svizzera e Italia sarebbe i gol segnati in trasferta negli scontri diretti e decisivo risulterebbe proprio quello segnato da Okafor. Hai voglia, a chiamarla impresa.
Grande soddisfazione nello spogliatoio elvetico al termine della partita… «Abbiamo disputato un’eccellente prestazione – afferma il tecnico rossocrociato Murat Yakin –. Non soltanto in difesa, siamo stati capaci di pungere anche in attacco, tant’è vero che il primo gol l’abbiamo segnato noi. Complimenti a tutta la squadra. Con tutte queste defezioni ho dovuto chiamare giocatori che nemmeno avevo provato e tutti si sono comportanti con grande personalità. Adesso ci manca l’ultimo acuto. Era importante giocare bene a Roma e ottenere un risultato positivo su un campo molto difficile. Quella di oggi è stata una piccola finale, lunedì avremo la finale principale e faremo tutto il possibile per appianare la differenza reti che ci separa dall’Italia».
Secondo Xherdan Shaqiri, «si è visto che questa squadra aveva un piano di gioco e che lo ha saputo attuare. Nel primo tempo abbiamo giocato molto bene, mettendo in seria difficoltà l’Italia. Dopo la pausa loro hanno avuto più possesso e hanno fatto valere la loro esperienza e il loro tasso tecnico. D’altra parte, non sono diventati campioni d’Europa per niente. Ma devo fare i complimenti alla squadra perché ha meritato il pareggio. Dal mio punto di vista il rigore è stato ridicolo, ma anche questo fa parte del calcio. Tutto è ancora nelle nostre mani, per cui possiamo essere soddisfatti. Ora dobbiamo dare tutto contro la Bulgaria e alla fine faremo i conti.
Yann Sommer è diventato l’incubo di Jorginho, uno dei migliori rigoristi sulla piazza… «Per noi è un buon punto, perché loro hanno avuto qualche occasione in più e il rigore alla fine. Nel primo tempo, però avremmo potuto anche segnare il 2-0. Sul loro gol, noi eravamo un po’ troppo bassi e dopo la loro finta mi sono trovato davanti quattro giocatori. Ho cercato di uscire, ma ero in ritardo. Per quanto riguarda il rigore, probabilmente Jorginho aveva ancora in testa quanto successo all’andata e non è andato sul dischetto con la mente libera. Dobbiamo continuare a credere nella qualifica, perché loro in Irlanda del Nord non avranno un compito facile».
Molto arrabbiato, invece, Roberto Mancini che si aspettava ben altro risultato… «È stata una partita divertente, ma abbiamo subito quel gol all’inizio che ci ha condizionato e ci ha creato qualche difficoltà. Siamo riusciti a rimetterla in piedi e nel secondo tempo abbiamo dominato, senza riuscire a far gol. Purtroppo, i rigori li sbaglia chi li calcia. Due errori, questo e quello di Basilea, senza i quali già saremmo qualificati, ma questo è il calcio».