L'attaccante del Lugano è in scadenza di contratto: ‘Mi piacerebbe rimanere qui’. Euro 21: ‘Guarderò poche partite, Svizzera più forte della Svezia’
«Mi piacerebbe restare in Svizzera, anche se non fosse a Lugano. La Svezia è sicuramente un’opzione, ma non l’unica». Sono parole di Alexander Gerndt, il 35enne attaccante svedese, da quattro stagioni in forza alla compagine bianconera. Centoquarantuno le partite disputate in Super League, condite da 33 segnature. Quest’anno sono cinque le reti segnate. Gerndt, d’accordo con la società, non è stato convocato per l’ultima partita di campionato a Lucerna, ma venerdì è rientrato in auto a casa sua, in Svezia. Un rientro durato una giornata... «Da 5 mesi non vedevo la mia famiglia, che in agosto era tornata in Svezia. Un lungo, anzi lunghissimo periodo – spiega l’ex nazionale svedese –. Ci sentivamo ogni giorno via telefono o in video. Ma la pandemia non ci ha permesso spostamenti: o era lei che non poteva, oppure io per la quarantena o per il campionato. Non vedevo l’ora di riabbracciare la mia famiglia. Non è stato facile vivere questi mesi senza di loro. Però devo dire che la squadra e lo staff tecnico mi sono stati molto vicini, erano diventati la mia seconda famiglia».
Quale sarà il futuro? «In questo momento, tutto è possibile. Adesso per un mese mi godo la mia famiglia e poi analizzerò la situazione. Al 30 giugno scade il mio contratto biennale. Ho ancora voglia di giocare a calcio. So di avere 35 anni, ma amo ancora tanto questo sport. Non so ancora cosa farò. Vorrei giocare, attualmente però non so dove. Ho sentito delle novità societarie a Lugano. Anche la posizione dell’allenatore non è ancora chiara. Il Lugano dovrà decidere se eventualmente è ancora interessato a me. Io sono pronto a discutere».
Come giudica, Gerndt, la sua stagione? «Inizialmente molto bene, poi avuto qualche problema. Non sempre ho giocato il mio miglior calcio. Una lunga stagione, molto particolare per via della pandemia. Siamo arrivati quarti in classifica, ma a mio modo di vedere, con la squadra che avevamo qualche punto in più avremo dovuto farlo. Ma la colpa non è di nessuno. Trovo che abbiamo disputato un ottimo campionato. Sono 36 giornate, le situazioni possono cambiare. Non sempre dipende da noi, pure la fortuna fa la sua parte».
Il tuo rapporto con l’allenatore? «Direi ottimale. Ha fatto un bellissimo lavoro. Chiaro, non sempre ero felicissimo quando non giocavo, ma bisogna accettare assolutamente le decisioni del coach. Lui vuole il bene della squadra. Un professionista deve essere sempre pronto per ogni evenienza, senza alibi, anche se deve giocare solo pochi minuti. Ma proprio quelli possono essere determinati».
Quattro anni a Lugano, un bel periodo? «Direi proprio di sì. Non solo a livello sportivo, ma anche a livello umano. Una squadra super. In questi anni ho potuto vivere molto bene, in una città accogliente, bella, con il lago e le montagne. Ma non ho goduto solo della bellezza del paesaggio, bensì anche di quello che ho potuto ricevere dai miei compagni, dallo staff tecnico e dirigenziale. Tutti insieme abbiamo raggiunto obiettivi importanti, con due presenze in Europa League, ottimi piazzamenti in classifica, frutto dell'unione del collettivo».
Gerndt prima di approdare al Lugano, per tre stagioni e mezzo ha vestito la maglia dello Young Boys. Quest’anno lo strapotere della squadra bernese è stato impressionante. «Possiamo paragonarla col il Basilea di Heusler. Una mentalità vincente che riescono a mantenere per tutto l’arco del campionato. Una società dove tutto funziona alla perfezione. Anche dopo una sconfitta, per altro quest’anno rarissime, non si scompongono».
Dal 2013 a oggi hai giocato in Svizzera, un tuo giudizio? «Trovo che il calcio svizzero sia migliorato. Ma ovviamente non possiamo paragonarlo ai paesi vicini, tipo Italia, Germania, Francia, tra i migliori in Europa. In Svezia il Lugano attuale sarebbe senza dubbio tra le migliori tre».
Per sei volte hai vestito la maglia della Nazionale, quindi adesso seguirai volentieri i Campionati europei, ai quali parteciperà la Nazionale delle Tre corone. «In questo momento, non è la mia priorità maggiore (ride, ndr), la mia professione è quella di giocare a calcio. Ora come ora è la famiglia ad avere la precedenza. Certo, qualche partita la vedrò».
Chi diventerà campione d’Europa? «Vedo come favorita la Francia, attuale campione del mondo. Le altre sono molto brave, ma le vedo come outsider. Il team transalpino è nettamente il migliore».
E la tua Nazionale? «Non sarà facile. Sta attraversando un buon periodo, purtroppo mancherà Ibrahimovic, la stella della squadra. Ciò nonostante, può disputare un bel torneo. Sicuramente passerà la fase a gironi».
E invece come vedi la Nazionale svizzera? «È un ‘ottima squadra, con l’Italia può giocarsela. In una partita secca può succedere di tutto. Reputo la Svizzera più forte della Svezia, quindi penso che il suo cammino sarà più lungo».